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Boston, USA

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linea di fuga verso il mare

sabato 16 ottobre 2010

Verso una Geometria Multi-Proiettiva della Mente






"Quando isolai, nel 1992, per la prima volta nella storia, la 5a dimensione di lettura, come il modo naturale della mente a visualizzare la complessità della vita, i significati storici assunsero, per me, una nuova identità:
  • vedere con un occhio-mente a 5 dimensioni significa attuare una rivoluzione copernicana nell'organizzazione del pensiero, con ricaduta sui piani della semantica e dell'etica.
Buona lettura...
Antonia Colamonico (biostorica)

giovedì 12 agosto 2010

Le carte biostoriche e la geografia del pensiero complesso





Atti 50° Convegno Nazionale: Associazione Insegnanti Italiani di Geografia
Potenza 19-22 2007 - Palazzo Ateneo
Le carte biostoriche e la geografia del pensiero complesso
Antonia Colamonico


... Uno degli elementi di crisi della Conoscenza odierna è la frantumazione che è nata dagli stessi approfondimenti sui saperi; via, via che le conoscenze sono divenute più raffinate e particolareggiate, hanno di fatto, geograficamente parlando, allontanato le acquisizioni di sapere, tanto da determinare la crisi d’identità della stessa scienza e l’incomunicabilità tra gli stessi ricercatori. Un esempio di tale frattura è la scienza medica, con i relativi campi specialistici.
Il sapere più è diventato settoriale e più si è frantumato in rigagnoli di linguaggi specifici, tanto da creare una miriade di esperti su campi, da un lato estremamente circoscritti, dall’altro complessi pur nel loro essere locali, in quanto la complessità si presenta sia nel micro che nel macro cosmo. Sembra esserci una proporzione costante che segue la ricerca: per ogni campo di conoscenza che si svela, se ne crea uno nuovo di ignoranza. Conoscenza/ignoranza, secondo Maturana e Varela si rincorrono, a tondo, per cui non c’è soluzione per l’umanità che più conosce e più si scopre limitata.
Per essere più espliciti, si pensi ad una struttura ad albero che si sdoppia all’infinito, in sottostrutture a rami e questi in rami sempre più piccoli e molteplici. Viaggiando all’interno di una sì fatta topografia, l’osservatore si muove secondo un ordine lineare-sequenziale che lo fa procedere lentamente nello spazio, aprendo passo dopo passo la via; ma in tale aprire la strada, egli percepisce una doppia sensazione di gioia/smarrimento che rende la sua azione di ricerca sicura/insicura, poiché più si incammina nel percorso di conoscenza e più si allontana dalla visione del tutto, cioè l’albero. Muoversi in una simile posizione di lettura, equivale ad essere in un labirinto, in cui l’osservatore se da un lato può elaborare dei percorsi esplorativi a breve raggio di ricco significato; dall’altro, egli non ha la possibilità di venire a capo dello stesso spazio, poiché dove finisce una via, con un vincolo, se ne mostra automaticamente una nuova: in tale stato di precarietà la Scienza perde lo stesso significato storico del perché del suo ricercare e si va ad impantanare in una molteplicità di sotto insiemi di insiemi che rendono fortemente circoscritte le letture.
La crisi in atto, come si può notare, non è dunque sul piano dei risultati scientifici, anzi, a rigor del vero, essi hanno raggiunto un altissimo livello di dimostrazione della realtà; ma su quello meta-scientifico, cioè, ritornando alla metafora dell’albero, manca alla ricerca contemporanea la visione a chioma, come uno sguardo allargato, che sappia da lontano vedere l’insieme dei rami, per disegnare, in un colpo d’occhio, tutte le trame.

La crisi di lettura è, a guardar bene, non in campo topico, bensì utopico. È venuta meno la visione generale che dà alla scienza e allo scienziato il senso storico, inteso questo come il campo universo. Se la crisi di lettura si pone a livello utopico, allora si è di fronte ad uno strappo epocale o ad un salto di paradigma.

In tale humus culturale ha preso corpo Biostoria a partire dalla metà degli anni ‘80. Con tale studio si è cercato di uscire dal vicolo cieco di un sapere organizzato a linee parallele di conoscenze8, per iniziare, con un differente approccio di lettura, a navigare liberamente da un campo disciplinare ad un altro. Ma tale salto organizzativo ha richiesto, a sua volta, un salto cognitivo, poiché una lettura a reticolo, implica una organizzazione del pensiero a costellazioni di nodi-reti concettuali:

  • Se bisognava cambiare l’approccio, si dovevano obbligatoriamente rivedere le mappe carte di lettura, le visioni, i significati, i linguaggi, ecc.!

Secondo un processo a catena di ridefinizione, gli appunti e le considerazioni di biostoria hanno assunto la connotazione di una scienza-metodo, in quanto rincorrendo i significati e riscrivendo, in funzione dei nuovi sensi, le carte, si sono ritratteggiati i movimenti dello Spazio-Tempo. In tale operazione di rivisitazione dei concetti sono emersi gli aspetti comuni e transdisciplinari che nel tempo avevano svolto la funzione di nodi di biforcazione del processo di conoscenza. Conoscenza che si mostrava come una rete di intrecci o ricami a più strati polisemici di significati che nel loro aprirsi alle nuove direzioni semantiche, svolgevano il ruolo di collettori disciplinari, cioè i quanti informativi.

Il presupposto è stato che:

  • tutto è Storia poiché tutto è Spazio, tutto è Tempo, tutto è Fatto (tS : tT = tT : tF = tF : tS)...
" Dedico questa pagina a zio, Vito Carmelo Colamonico, che mi ha trasmesso il suo grande amore per la geografia economica. Spesso mi capita di osservare i luoghi ed è come se essi mi parlassero e mi riportassero gli echi di vissuti lontani, vicini, di detti e taciuti... per questo per me è stato facile visualizzare la spugna storica come un corpo solido a uno/tutto."


mercoledì 2 giugno 2010

2° Concorso di poesia “ O Maggio Poetico ” COMUNE DI OLIVETO CITRA


  • Poesia 1^ classificata: Hane Wong di Paola Bianchi

Hane Wong

Piccola

magra innocenza

celata da strato di belletto

e suoi occhi

hanno imparato

a non vedere

preda

offerta all’ultimo gradino

di collettività non più umana

immondo coacervo

di nuclei corrotti

da lontano volano –

brama appagamento

dell’orribile istinto

Hane Wong

pensa a quando potrà

tornare a giocare

con la bambola

ha dimenticato

la lacrime a casa.



Recensione: Questa lirica, scritta con linguaggio forbito ed efficace, denuncia con chiarezza un mondo sommerso fatto di soprusi, disagi, sofferenza, solitudine, di preda offerta

“… all’ultimo gradino/ di una collettività non più umana/ immondo coacervo di nuclei corrotti … - da lontano volando – brama appagamento/ all’orribile istinto…”

Apre il sipario della vita e lo scenario rivela paura, terrore, spavento per uno dei crimini più abbietto. Scompaiono i colori, tramontano le certezze e tutto sembra sfumare negli occhi di un bambina alla quale viene negata l’infanzia e la gioia di poter giocare con la bambola.

Il messaggio che si legge fra le righe si perde in silenzi oscuri e nella mancata possibilità di poter piangere per chi “… ha dimenticato le lacrime a casa.”




Te la ricordi tu

la festa

del 2 luglio?

Per mano me

ne andavo

con mio padre,

vestito buono e

zucchero filato,

dietro le marce

che lui

fischiettava.

E banda e

gente che

gridava

in quella

piazza piena

di colori.

Cavalli e

cavalieri

come scorta

del sacro che

muoveva in

cartapesta,

in un tripudio,

apice di

festa,

la mano forte

stretta

a quella mia.

Te lo ricordi il

turco

che vendeva

confetti adatti per i

fumatori

e i

madonnari

sparsi

per le vie?

E poi la ressa,

pagana

tradizione,

per

conquistar

trofei

di carta

straccia

come amuleti

contro

malasorte

vera padrona

della

mia terra.

Te la ricordi

mamma?

Preparava le

tipiche

fragranze di paese

a respirar la gioia

dell’estate

e le vacanze tanto

aspettate.

Ricordami, ti

prego,

quei sapori,

non trovo più

la forza

nei colori

sbiaditi

con il

tempo

che ha

perduto,

quei volti,

i sogni e

quella

voglia

di esser

per un

dì quel

ragazzino.



Recensione: Questa lirica è un’invocazione, un canto dove la parola serve a dar voce ai moti del cuore. L'autore vive l'interrogativo esistenziale del ricordo e il rimpianto di aver perso con esso ”… i sapori, la forza dei colori, i volti, i sogni e quella voglia di essere per un dì quel ragazzino.” Vari e variegati gli scenari “ … quella piazza piena di colori, cavalli e cavalieri, il turco, i madonnari e di contro gli idoli che si muovevano come cartapesta, trofei di cartastraccia e amuleti contro la malasorte vera padrona della terra mia … “ che riflettono la ricchezza morale di una vita trascorsa a rincorrere la speranza. “ … ricordami , ti prego … “ di cambiare il mondo colmo di idoli e false icone per ritornare ... a quei sapori “ primordiali.

L’io poetico si identifica con lo spazio e il tempo, il paesaggio diventa vissuto, il descrivere tenerezza quando l’immagine si personifica nel bambino che si tiene stretto alla mano del papà,visione che diventa idillio nel ricordo della mamma, fermo-immagine accattivante ed esplicativo di una realtà impastata di “… sacro e profano …” di personaggi che diventano icone, interazione, presente, passato, la storia; tante immagini che, come acquarello, scorrono fluide sulla tela dei ricordi.




Forse è vero

che l’onda che ci

squassa

è solo un vento leggero

che sfronda

una lama

affilata che

monda

la dura scorza

sul tronco

ammassata

E necessario

è subire la potatura

perdendo per la

strada

residui di memorie

cumuli di odi

amori ed altre storie

perché la fresa che

lima via le scorie

a nucleo d’oro

finissimo

riduce

dono da riportare

all’altre

sponde

li dove tutto è luce

tutto rifonde



Recensione: E’ scorrevole la lettura di questa poesia in cui l’uso di un linguaggio semplice e deciso non lascia trapelare tristezza o malinconia ma il dubbio nella consapevolezza che “ … l’onda che ci squassa è solo un vento leggero che sfronda …” e che la potatura è necessaria per perdere strada facendo “… residui di memoria, cumuli d’odio, amori ed altre storie … “ per ridurre tutto all’essenziale, dono prezioso, da presentare il al cospetto del Signore. Il concetto di morte è percepito non come qualcosa che fa paura, ma come cristiana accettazione della fine dei giorni.

Essenziale è il valore della parola e chiaro il messaggio che si legge fra le righe: parole “ … come lama affilata che monda la dura scorza sul tronco ammassata …” richiesta esplicita di vivere “ ... lì dove tutto è luce e tutto si rifonde. “



Oliveto Citra, 30 maggio 2010

La Commissione


mercoledì 19 maggio 2010

I tempi del Tempo

(Fuga dal Tempo)


Di Mario Esposito
http://www.scribd.com/doc/31364813/I-tempi-del-Tempo


  • Ma che cosa è il Tempo?

"... Esiste davvero o è solo un nostro modo di percepire la realtà in cui siamo immersi con (variabile) coscienza e (dubbia) consapevolezza - un po' come gli atomi sono immersi nello spazio cosmico - e di cui "subiamo" le leggi fisiche e termodinamiche particolari e "contingenti" al "nostro" universo fisico-chimico-bio-antropo-psicologico?... "

L'autore traccia un percorso esplorativo sul significato sul Tempo, per approdare al valore della memoria storica.


Per una più facile lettura:
http://d1.scribdassets.com/ScribdViewer.swf?document_id=31364813&access_key=key-dgb45alxhaphtymz2nd&page=1&viewMode=list


________________
Sullo stesso tema:

I. Licata
La fisica del tempo
http://www.facebook.com/note.php?note_id=392055794562&id=146038702515&ref=mf


A. Colamonico
L'occhio-biostorico: che cosa è il tempo nella struttura a spugna della storia?
http://occhiobiostorico.blogspot.com/2010/05/occhio-biostorico-che-cosa-e-il-tempo.html




lunedì 17 maggio 2010

Occhio biostorico: Che cosa è il tempo nella struttura a spugna della storia?







- Cullata dal tempo -

"Che mi cerchino domani. Oggi ho appuntamento con le rondini."
J C Andrade


Biostoricamente il tempo è il fuori della vita. Lo osserviamo solo come mutamento di spazio-forma, susseguirsi delle stagioni, ma non possiamo descriverne il colore, il suono, l'odore...

- Semplice, il tempo è solo "presente" come "tempo 0" che segna il nodo di partenza del mutamento a seguito dell'informazione-evento. Cerco di essere + chiara: nella dinamica degli spazi, visti come degli in/formati, abbiamo l'evento-fatto come il perturbatore-informazione che in/forma di sé lo spazio; nello spazio in/formato ogni perturbazione segna una micro-frattura che modifica la direzione della cresta storica, il pieno di spugna. Il tempo è il momento di partenza (tempo 0) del cambiamento di direzione, per cui il tempo nasce/muore simultaneamente:
  • nel nascere crea la partenza del cambiamento, nel morire lascia un eco-informativo di sé che permane all'infinito... essendo un eco è il vuoto della nicchia storica per cui non è visibile, ma è un eco-ricordo, misurabile tramite le de/formaAzioni delle forme - le variazioni di spazio.
  • La dinamica frattale dello spazio, a seguito delle perturbazioni storiche, genera un tempo frattale che procede, nascendo/morendo, di pari passo con lo spazio - la spugna storica.

- La misura del tempo è una convenzione per classificare, catalogare, ordinare le conoscenze dello spazio... la misura del tempo dà le sequenze temporali... il ritmo... ma è discrezionale agli stati dell'osservatore.

- La memoria storica crea le ciclicità temporali... che a guardare bene sono relative alle memorie degli spazi-campi che procedono come un'alternanza di ordine/disordine.





Da un punto di vista biostorico la realtà prende forma nello stato di presente, il tempo 0 che si pone come l'unica dimensione di realtà (per questo preziosissima e saper essere a tempo con il tempo implica la presenza nella vita).

Il passato e il futuro sono echi storici (le 3 mappe di biostoria, pag. 35, 36, 39), come la memoria informativa di dinamiche evolutive.

La coscienza elabora le proiezioni-immaginazioni (immaginazione non ha un'accezione negativa, ma semplicemente il senso di immagine+azione = azione del creare immagini). La realtà quindi viene dilatata nel passato-futuro, ma è una semplice proiezione di spazi-tempi. Si guardi le mappe dei tempi in cui parlo di "scaglie di tempo" come tempo 0, le scaglie sono i quanti-luce di presente... per cui si hanno una varietà di "carte di tempo" in relazione alle posizioni-proiezioni di lettura (pagg. 48-50).

Ora secondo quello che si evince dagli studi quantistici... la coscienza come memoria è intrinseca agli spazi tutti, per cui ogni individuo-campo segue una direzione-evoluzione storica, in funzione di un quid informativo che lo distingue, l'evoluzione non è scontata, richiede una negoziazione con il campo vitale = dialogica individuo/nicchia.

Nel gruppo di FB "il paradigma biostorico", c'è un riferimento di Paolo Manzelli sulla "memoria dell'acqua"... ne parlò al convegno di Firenze sulla biodiversità Daniela Biganzoli; poi c'è uno di Ignazio Licata sull'intelligenza come processo biologico naturale.

Secondo il paradigma biostorico il salto epocale è nella scoperta della vita come processo storico. A base della dinamica biostorica c'è il quanto storico-informativo come "fatto-tempo-spazio" che si presenta come "pro-motore di vita", nell'attimo in cui si attualizza ed è osservato-letto si evolve in evento storico ed assume un detto-data-luogo...

Il quanto storico se letto si pone come evento storico o quanto informativo. L'informazione è la deformazione dello spazio che permane come eco-storico, che si presta ad essere letto da un
osservatore.

Premetto che Tutto è Storia-Vita (= biostoria che definisco scienza delle scienze, come (mata)scienza... come la membrana che racchiude le scienze), poiché tutto acquista uno spazio-tempo-fatto, in tale porgersi della Vita, essa assume realtà-forma, a tempo 0.

Solo nella lettura, in relazione a quelle che sono le tipologie di occhiali-carte (+ o - scientifiche) si attribuisce una nomenclatura: il secondo atto dell'azione del conoscere, dopo l'aver creato-circoscritto un "isolato cognitivo", è l'attribuzione di un nome.

Il dare il nome alle perturbazioni dei quanti storici rientra nell'azione di lettura, occhio-mente dell'osservatore, che se è un fisico o un biologo o un medico o un compositore o un pittore... darà un nome funzionale al suo campo d'indagine. Stando così... tutti osservano le stesse cose e su quelle medesime manifestazioni di vita, ognuno elabora la sua versione di realtà: parlo di versione (= dare il verso-direzione) in quanto noi possediamo solo le "carte di realtà" e queste sono vincolanti/vincolate ai modi dell'osservatore.

Il tempo 0, come tempo vitale è fuori dalle scale di lettura temporali, è un'incognita che resta nella zona d'ombra del buio cognitivo... per quanto l'uomo possa raffinare gli oggetti di lettura, non potrà mai leggere la dinamica vitale nel suo costruirsi a tempo 0.

C'è, storicamente parlando, uno scarto spazio-temporale tra il quanto storico e il quanto informativo, questo si pone come un dopo... se pure di millesimi di millesimi di nanosecondi...

Il tempo 0 è il buio quantico da cui come una gemma (gemmare... gemmazione) prende corpo la vita, il passaggio da uno stato vitale ad un altro implica una rottura di simmetria/creazione di simmetria... morte/vita... buio/luce... non-letto/letto... non-detto/detto...

Il buio/luce sono l'abbraccio vitale che rende la vita non scontata, non gestibile da un occhio osservatore-umano... a meno ché, folle!!!
Ogni qual volta l'uomo ha preteso di possedere la certezza storica, ha innescato cataclismi con moria di uomini, di oggetti, di natura... in tale presunzione ha rivelato la sua immensa stupidità!

Dedico questa pagina al caro amico, Mario Esposito, che ha contribuito con le sue riflessioni alla realizzazione della stessa!

  • Mario Esposito: @ Antonia
    Molto interessante la tua descrizione del tempo, anche se mi piacerebbe capire se ne hai una visione "assoluta" (quando dici che il tempo è solo presente) o legata alla scala di osservazione... ma non ho capito se intendi il tempo come un'entità storica a livello subatomico così come a livello umano... come correli questa visione alla dimensione fisica, biologica, psichica ecc... del tempo e ai processi di emergenza e di auto-organizzazione? Infine, nella visione biostorica l'entropia che ruolo ha?
________
http://www.scribd.com/doc/31364813/I-tempi-del-Tempo
http://go2.wordpress.com/?id=725X1342&site=samgha.wordpress.com&url=http%3A%2F%2Fsamgha.files.wordpress.com%2F2010%2F02%2Fil-tempo-fisico-di-ignazio-licata.doc&sref=http%3A%2F%2Fsamgha.wordpress.com%2F2010%2F02%2F15%2Fspazio-tempo-e-materia-una-visione-unitaria%2F
http://samgha.files.wordpress.com/2010/02/spazio-tempo-e-materi-una-visione-unitaria-di-ignazio-licata.pdf
http://www.brain2brain.net/index.php?option=com_content&task=view&id=324
http://www.fantappie.it/licata.htm
http://dabpensiero.wordpress.com/2010/04/19/lacqua-e-la-vita-di-paolo-manzelli/
http://www.facebook.com/group.php?gid=44552352550&ref=ts
http://biostoria.blogspot.com/2010/05/oltre-edagar-morin-lintreccio-vitale.html

mercoledì 21 aprile 2010

Ordini biostorici: la moltiplicazione del campo d'osservazione.








PDF - Antonia Colamonico. Costellazioni di significati per una topologia del pensiero complesso. Il Filo, 2006.


...

Ritornando alla topologia dell’occhio-mente di Cristo e alla particolarità delle forme di giudizio storico da lui espresse, si evince che egli non pone l’uguaglianza, ma l’univocità di ogni essere nella fratellanza e nella figliolanza che rende tutti prediletti. Sotto l’aspetto semantico pre-diletto significa prima-gioia, in questa sfumatura di significato si coglie l’importanza della cristologia che pone l’uomo, il mondo e Dio come i pre-diletti storici.


Nella capacità di lettura del Nazareno, si nota un’ampiezza di visione che si ordina non solo sulle quattro dimensioni di lettura di un occhio singolare, ma bensì su una struttura cognitiva più complessa che si muove biostoricamente parlando a cinque dimensioni, topologia di occhio-mente definita in Ordini Complessi (Colamonico A. 2002).


Sono i giochi complessi a più coordinate di linee organizzative che permettono al suo sguardolente d’attuare i salti di paradigma e i cambi di direzione nelle letture che lo aprono alle ragioni di tutti, processo inclusivo.


Il ribaltamento dell’occhio che lo porta ai salti di posizione dall’io ai tu e dai tu all’io, in simultaneità, come quando, ad esempio, chiede a Pietro e agli altri discepoli che cosa essi dicano di lui, nel momento stesso in cui gli stavano raccontando di come la gente lo leggesse. In tale ribaltamento dell’ordine di lettura egli scinde e attua la moltiplicazione del campo di osservazione che gli permette di vedere le ragioni a più ordini semantici.


È come se il suo occhio si scindesse in più occhi, simile all’occhio di mosca che con una visione de-coordinata registra ogni minimo movimento del campo, per rendere più veloce la sua risposta d’azione.


Egli con celerità pone i dualismi, ad esempio quando i farisei o i discepoli gli pongono le domande sull’adultera; sulla vedova; sul pagare o no le tasse all’imperatore; sul rispetto del sabato. Da tali campi sdoppiati trae il livello privilegiato di lettura che apre il suo giudizio ad un ordine superiore che egli pone come il piano della verità storica.


Egli mostra come esistano vari livelli di significati che schiudono a differenti scale di valore; per cui ogni volta crea una visione allargata di concetti, come un campo slabbrato, in cui entrano in relazione i modi comuni, i modi privati e i modi della verità. I tre livelli etici producono tre differenti giudizi storici, in tale possibilità di scelta l’uomo dovrà imparare a esercitare la sua privata possibilità di giudizio.


Egli attua, di fatto, ogni volta lo spaesamento etico nell’interlocutore, con lo sdoppiamento del campo di lettura che scinde le giustificazioni storiche, legandole così agli occhi di lettura dei soggetti attori e ai piani di aspettative che sono un oltre il piano d’evento, e come se egli passasse dal fuori al dentro d’azione. Ne consegue che la verità assuma, così, una ambiguità di lettura che può rendere errate le interpretazioni. Il Cristo riporta al limite del significato, al bordo in cui si attua il ribaltamento del senso storico. In tale forma topologica l’etica da abito da indossare si fa pelle: non è dall’apparenza che dovrà scaturire il giudizio, ma dalla logica che ha prodotto l’azione.


Nella lettura degli eventi entrano in gioco tre modi che pongono tre differenti scale etiche che aprono le lettura a tre difformi aspetti di ragioni storiche. Avere consapevolezza delle tre fisionomie di verità, dà la possibilità all’occhio spettatore di saper snidare le piccolezze e le ambiguità, celate nelle azioni che allontanano dal modo di Dio.


Importante è riflettere sui perché e sui come delle costruzioni storiche, in quanto ogni risposta alla vita parte da un quanto storico che si pone come un quid che apre la linea-direzione verso il futuro. Il quanto, come il lampo-guizzo bio-fisico-informativo vincola l’azione ad una topologia di significato, dandogli un luogo-nicchia circoscritto di senso che rende coerente l’azione. Ricercare quel luogo di senso nascosto implica aprirsi alle logiche vitali.


Egli, in sì fatta capacità organizzativa del campo di lettura, coglie la forma del come e del perché le ragioni e le emozioni dell’io e del tu, si vincolino reciprocamente, dando gli stati di sincronia/di-sincronia al fluire della vita. In tale capacità a leggere il chiaro/scuro della vita, egli pone le coscienze individuali e sociali di fronte alla responsabilità dell’azione.


La sua capacità visiva valica il tempo 0 e si fa così infinito, infatti proiettando le visualizzazioni della relazione io/tu nello spazio del tempo, legge le derive storiche che fanno della vita un campo tutto informato; per cui studiando gli echi informativi della spugna storica, egli in ogni azione sa cogliere gli effetti d’evento sulle coscienze, con le relative reti dei nodi di svincolo/vincolo degli stati di sofferenza o di gioia. In una sì fatta lettura può cogliere l’alito della vita che lo porta oltre il piano del capire, nell’area del sentire e così si compie la grandezza del cuore. In lui si attua il passaggio dalla conoscenza alla coscienza, partendo dagli echi di gioia/dolore il suo capire si fa sofferenza per le male scelte che aprono all’entropia della storia.


Egli, sapendo intravedere nei vuoti/pieni di spugna[1], gli effetti negativi e positivi delle situazioni, pone tutte le coscienze di fronte alla responsabilità dell’azione che fa assumere la privata quantità di bene/male da impiantare nella vita.


[1] L’organizzazione della spugna storica si pone come una relazione tra lo spazio che costituisce l’informato, colui che subisce l’azione di deformazione; il tempo, il formato come il punto-nodo di partenza della deformazione futura; il fatto, come l’informatore che si pone come il quid che imprime, meglio comunica, il grado (+ o -) di mutamento nello stato di presente. Il primo l’informato è la struttura piena, il secondo il formato è la struttura vuota della spugna storica. Il terzo l’informatore è il vincolo segno di mutamento che lascia un eco informativo di sé nello spazio-tempo. Gli echi come nodi-vincoli storici costituiscono le trame della rete storica, che si presta ad essere il campo di lettura della vita, in cui si andranno ad annodare le azioni nuove. A Colamonico, Edgar Morin and Biohistory, op. cit.


http://occhiobiostorico.blogspot.com/2010/04/pdf-antonia-colamonico.html


martedì 13 aprile 2010

Palestra della Mente: dalla spugna biostorica alla spugna del pensiero...

PDF - Antonia Colamonico. Costellazioni di significati per una topologia del
pensiero complesso
.

Il Filo, 2006.


Premessa



L’idea di un quaderno di letture biostoriche è nata da una serie di conversazioni nel Centro Studi di Biostoria - Palestre della Mente - di Acquaviva delle Fonti; paese ai bordi della murgia barese che come un’oasi di approdo apre all’intreccio di anfratti e di gravine che si inoltrano sino all’Appennino lucano.


Più volte durante gli incontri pomeridiani affiorava da parte dei corsisti, una certa amarezza nel non aver conosciuto prima biostoria, in quanto essi ritrovavano nell’architettura concettuale della nuova epistemologia una serie di risposte a quesiti intorno a cui da tempo stavano ragionando e non riuscivano a dare un significato appropriato. Allora mi sono detta, se biostoria è in grado di soddisfare la ricerca di senso in questo periodo storico così veloce e pieno di tensioni, allora perché limitarne la fruibilità ad uno sparuto numero di adepti[1].


Il quaderno si pone come una serie di conversazioni, partendo da temi di attualità, per provare a riflettere sui paradigmi concettuali che fanno da sfondo all’organizzazione degli eventi. Certo non si possono ritenere esaustivi i temi trattati, ma semplicemente come un inizio d’approccio ad un modo differente di guardare alla dinamica della Vita.


L’obiettivo è quello di provare ad alzare lo sguardo e leggere con un occhio eco-biostorico le dinamiche storico-sociali che fanno di ogni evento un uno-tutto della spugna storica. Spugna che, come il carsismo pugliese, è fatto di creste, gli accaduti; di vuoti, i non attuati; di echi, i segni informativi e di silenzi, i non ancora immaginati o, semplicemente, i taciuti che pur non essendo stati espressi, lasciano un’orma nella struttura della Vita.


Credo che imparare a gestire la Complessità sia uno dei traguardi a cui tendere, ma la gestione del molteplice che si vincola e si implementa, perturbandosi nuovamente, richieda una mente a sua volta complessa e sintropica, che sappia vedere il vicino/lontano; porre in rete le dinamiche passate-presenti-future; invertire il senso di lettura ed emozionarsi di fronte alla Vita, comprendendo gli errori e gli slanci pubblici e privati.


Lo studio di biostoria può essere inteso come un viaggio intorno alla dinamica del reale. Reale fatto di chiaro/scuro; di zone di luce, zone di ombre e zone di buio; di spazi-tempi attuati o semplicemente pensati.


Iniziare a leggere la vita, come un uno/tutto che ingloba in sé gli eventi e le attese di evento, i piani di costruiti e quelli di immaginati, fa sì che si possa elaborare un occhio-mente di lettura paradigmatico che sappia strutturarsi su più campi contemporaneamente, in grado di attuare i salti di lettura che aprono ai significati nuovi.


Un occhio plastico, privo di pregiudizio, più vicino alla dinamica di naturalizzazione dello Spazio-Tempo che fa dell’infinito un finito.


[1] Adepti, poiché sono i primi che sfidando i pregiudizi di una Società del corpo che immagina la palestra della mente come ad un centro del trattamento della follia, hanno avuto il coraggio di avvicinarsi al luogo dell’esercizio della Conoscenza, così come nelle antiche Società Segrete del 1700, si sfidavano i pregiudizi per coltivare le scienze, viste come la chiave di accesso al bene della Società.


http://palestredellamente.blogspot.com/2010/04/alla-palestra-della-mente-la-topologia.html

http://biostoria.blogspot.com/2010/04/da-costellazioni-di-significati-per-un.html








lunedì 12 aprile 2010

Alla Palestra della Mente: Geografia del pensiero frattale.








PDF -

Antonia Colamonico. Costellazioni di significati per una topologia del
pensiero complesso
.

Il Filo, 2006.









Indice


Premessa

I - Ripartendo da Gerusalemme

II - L’ambiguità di Abramo

II - La presunzione di Caino

IV - I campi della coscienza in Giacobbe e Isaia

• Lo spazio topico: il campo dell’io

• Lo spazio atopico: il campo del tu

- L’occhio-mente uni-dimensionale

- L’occhio-mente eco-biostorico

• Lo spazio utopico: il campo dell’infinito

• L’intervento di Dio nella storia

V - I luoghi del limite in Gesù

• Lavorare intorno al contorno del limite

- La morte dell’io

- La morte del mondo

- La morte di Dio

VI - La missione di Paolo


Una pagina:


... Nella cristologia la conoscenza è posta come un seme che diventa albero in grado di accogliere un nido, segno della vita nuova. Gesù pone l’essere frattale del sapere, che si quintuplica secondo una crescita di tipo esponenziale che tende all’infinito.

Egli fa saltare oltre alla frontiera dei catechismi quella delle scienze: se la conoscenza non ha fine ce n’è per tutti; se non ha fine significa che tutti siamo ignoranti e tutti siamo tenuti ad apprendere. In tale azione dell’imparare a prendere, il piano dell’etica e quello della conoscenza si intrecciano in un unico sistema che pone il cognitivismo etico, ciò quella incarnazione precedentemente posta che fa della conoscenza il campo dell’etica e dell’etica il campo della conoscenza.

Ogni uomo è tenuto se vuole vivere a conoscere l’essere virtuoso, se è tenuto vuol dire che non esiste né una conoscenza preconfezionata e né un’etica predefinita; ma l’una e l’altra si inanellano continuamente rinnovandosi in funzione dei gradi di chiarezza che le stesse azioni esplorative andranno a formulare. In tale intreccio di sapere/bene si edifica la pienezza del futuro e da ciò scaturisce, come terzo elemento, il valore economico della stessa azione vitale.

Si può facilmente comprendere come la dialogica a "occhio infinito" del Cristo crei l’anello di congiunzione tra l’economia, l’etica e le scienze che non possono essere lette come sovrastrutture in sovrastrutture quali artifici dogmatici che ingabbiano l’azione umana, ma come una gemmazione del frattale uno/tutto della vita.

L’azione del Cristo nella storia, introducendo lo stato d’ignoranza come condizione essenziale e inalienabile della finitezza dell’uomo, crea la pari dignità tra gli uomini: non è sul sapere o non saper, sull’avere o non avere che tu potrai essere migliore. Egli dice al Caino, presente in ogni uomo, di ricondurre sé all’infinito, che segna il limite-confine della condizione di consumatore del tempo: se vorrai vivere dovrai aprire la mente e il cuore alla logica di Dio e sconfiggere la morte! ...


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