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linea di fuga verso il mare

giovedì 23 febbraio 2017

Biostoria: La relazione indirizzo di lettura e Universo rappresentato


Il limite delle Scienze








Il paradigma biostorico e la geometria dell'occhio-mente


Biostoria come oggetto cognitivo iniziò a prendere forma nella mia mente nel 1992, quando in Fatto tempo spazio, fu disegnata un'ipotesi di nuova architettura a rete-finestre del sapere storiografico, a superamento della vecchia periodizzazione (Antichità, Medioevo, Età Moderna) di C. Cellario (1634-1707). In tale studio la Storia acquisì il significato di vita come fatti o eventi o atti o azioni che si compiono e prendono corpo in uno spazio 0 di presente. (da A. Colamonico. Biostoria. 1998, p.13)

Similarità di sguardi: - Prestare attenzione al Presente, per leggervi le reali povertà e quindi agire di conseguenza in funzione di un bene-comune  delle Società.



L'aspetto interessante dello sguardolente eco-biostorico è nella sua plasticità osservativa e, di ritorno sul piano della costruzione della mente-pensiero, nella plasticità immaginativa-ideativa che permette di variare le zoomate storiografiche ed epistemologiche, aperte a tutti gli stadi esperienziali dello scibile umano, che a loro volta rendono frastagliati i piani dei fatti storici, plasticità attuativa.
Antonia Colamonico, epistemologa
In un sì fatto dinamismo di sguardolente-mondo tutto assume una direzione-significante che veicola e vincola il peso/valore storico di tutto, imprimendo gli andamenti evolutivi dell'intero sistema storico-vitale.

Entrare in una visione storica a uno/tutto che si perturba e si modifica continuamente, implica necessariamente il ridimensionare il valore-peso attribuito ad ogni particolare esperienza con relativa narrazione epistemologica di tale rilevazione fattuale:

  • ciò che si definisce realtà ha una molteplicità di sfaccettature che non possono essere ridotte ad uno e due modi-sguardi disciplinari che si dichiarano forme esaustive del processo vitale, magari in virtù della semplice incidenza economica; si pensi al riduzionismo scientifico che descrivendo la realtà la racchiude in particolari aspetti ad esempio di movimenti di forze o di organizzazioni di materia o di reazioni di enzimi... dimenticando che il mostrarsi della vita ha in sé una molteplicità di forme-volti altri che in parte restano ignoti, campo del buio cognitivo, cioè nicchie di “non visibile” che si prestano tuttavia ad essere conosciute, qualora l'occhio-uomo risultasse attrezzato mentalmente e fisicamente a vedere (evoluzionismo storico-cognitivo che crea i superamenti dei quadri disciplinari).

Con uno sguardo a finestra allargata nello spazio-tempo si possono da un lato leggere i nodi-punti di apertura degli spazi cognitivi ed esplorativi che hanno evoluto le modalità osservative degli odierni sguardi storico-epistemologici e dall'altro scoprire le sacche-creste delle trame storiche che si moltiplicano, intricandosi a matassa, prestandosi così ad una molteplicità di linee di lettura.

Apertura delle trame di lettura






Ogni linea-segmento è una giustificazione logica di un quid che ha preso storia-casa nella stessa mente dell'osservatore che ne può così tracciare e definire l'inclinamentoi storiografico-disciplinare, ad esempio la nascita dello sguardo biologico, intorno al 1700, ha segnato tutta l'evoluzione di un modo di scomporre e modellizzare la vita, si pensi alle cellule, ai tessuti, ai corpi... Ogni scomposizione ha aperto non solo lo sguardo-mente a rilevare una realtà prima sconosciuta, ma ha nel contempo svelato una organizzazione vitale che prima era inimmaginabile. Rispetto alla vecchie conoscenze cosa di fatto sono mutati: - Solo i modi rappresentativi che risentano di una molteplicità di scelte e definizioni attribuite, alle osservazioni, dai primi studiosi che incanalarono la bios in una simile giustificazione storica.

MIT
Lo stesso discorso vale per gli studi della fisica, della medicina,... e di tutto lo scibile umano. L'uomo, conoscendo, apre la realtà ad una complessità di organizzazioni che dipendono dal grado e dalla medesima complessità dell'occhio lettore.

Dualismi di società-conoscenze

Si spiegano così i differenti livelli di Sapere delle Società che si mostrano a ritmi e gradi di complessità differenti, in relazione agli stati delle loro consapevolezze storico-scientifiche. Si può parlare allora di differenti velocità, di molteplici stili di vita, di variegate tecnologie con corrispondenti modalità ad esempio curative o culinarie o enologiche o... cioè tutto quell'insieme che crea la ricchezza esplicativa della cittadinanza nella vita.
Ogni ricercatore studiando e definendo costruisce la tendenza osservativa, con relativo linguaggio, su cui si potranno poggiare i successivi osservatori che puntualizzando o scartando in rapporto alle corrispondenze delle osservazioni nuove, ridefiniranno i gradi di validità o di superamento delle conoscenze stesse che, come si allarga il mantice di una fisarmonica, prenderanno suono nuovo, valore nuovo, terminologia nuova, nicchia nuova...
L'annodare un fatto/quid esperienziale (campo-vita) con un evento/ap-preso informativo (campo-conoscenza), richiede il contributo partecipativo dell'osservatore che indagando:
  • isola, rileva, chiama, confronta, ipotizza, sperimenta e definisce il modello-mappa di realtà che è la carta del suo compreso (individualismo cognitivo) che si presta ad essere esteso con ulteriori riletture.
Ogni modello-carta essendo una definizione di realtà, assume una doppia funzione storica:
  • quella di isolare, racchiudendo in un perimetro-frontiera (a isola), una parte del Tutto vitale che così racchiuso e distinto si presta ad essere esplicitato in una narrazione significativa;
  • quella di rendere finito un non so ché che di fatto trasborda (stato di infinito) da tale confine epistemico, per cui tutto ciò che è estrapolato, studiato e modellizzato, assume la configurazione di veridicità storica vincolata alla carta-mente-appiglio storico (relatività multi-proiettiva del legame osservato-osservatore). È bene sottolineare che è una veridicità storica (vero-detto) e non la verità (in sé), errore in cui cadde la scienza moderna, cioè è una lettura veritiera in relazione al grado di coerenza rintracciata ed esplicitata dallo sguardolente soggettivo che ha tracciato i luoghi di lettura delle relazioni fattuali. Essendo la verità in sé il luogo tutto della vita, quale insieme infinito-finito essa si lascia semplicemente abbordare e racchiudere dalla sguardo-mente dell'osservatore, che è il degustatore di verità storica (de-gustare un buon vino, non è il vino), la vita come processo creativo ha una sua autonomia che trapassa (va oltre) le possibilità manipolative dell'uomo che può solo condurla e non produrlaii.

L'osservatore storico intenditore di verità

L'uomo è un intenditore di verità e riesce a graduarne le sfumature-valori in significati di significati sempre più particolareggiati, a codici sfumati, che rendono raffinate e particolareggiate le letture con corrispettive angolazioni. 


Si pensi, ad esempio, a quel nodo storico in cui, tra un mondo antico e un mondo nuovo, si scissero le coscienze sul cosa fosse la verità; se quella rappresentata dalle vecchie cosmologie che rispecchiavano, in parte anche le carte bibliche; o se quella avvistata dai nuovi osservatori che, avendo aperto gli orizzonti di navigazione, avevano di riflesso allargato gli spazi immaginativi ed elaborativi, dando luogo alle nuove mappatureiii: - la disputa, con il conflitto che ne nacque, si avvitò su una visione uni-direzionale di verità che non ammetteva altre possibilità di sguardiiv

Sfuggì agli osservatori dell'epoca che ogni sguardo elabora una coerenza espositiva che non è tanto lo stato della verità, quanto quello della logicità di una spiegazione, che mostra i gradi di credibilità di un ragionamento, funzionali all'elaborazione delle azioni storichev
La stessa soluzione, ad esempio, ipotizzata da G. Galilei di scindere in due ambiti, per se stanti, la verità di fede e di ragione, giustificando le due modalità di ricercazione con le due forme scisse di credenza religiosa, da un lato, e di conoscenza scientifica dall'altra (lette, vicendevolmente, con un occhio negativo) partì da un vizio di forma che slegò il mondo e l'individuo, la fede e la ragione, il credente e il pensante, la mente e il cuore, l'emozione e la razionalità... così come si fa con una mela, tagliandola e dividendola, perdendo la visione d'insieme.
La divisione in tante tipologie di conoscenze, svincolate e bloccate nei corrispettivi linguaggi e modelli, finì col fare contrappose un'ortodossia a un'eresia (occhio lineare-sequenziale che escludendo i contorni, rende limitative e uni-direzionali le letture). Furono avvallate, così, le cacce alle streghe tra chi fosse veramente credente o chi veramente scienziato , facendo  scartare di fatto tutte le sfumature di sguardi-modi altri che rendono la bellezza complessiva delle letture tutte, con i variegati stati emozionali e cognitivi. Si pensi alle scuole che si trasformarono in luoghi di tortura o alle accademie in luoghi di rigidità espositive che avevano come unico obiettivo rendere uni-formi le coscienze-conoscenze (grigiore mentale, politico, economico, sociale, religioso...).

L'uomo un uno dai tanti sguardi


L'aver negato valore unitario all'uomo che si esprime in una variegata possibilità sentimentale e razionale ha finito con lo scomporre la coscienza in tanti campi non dialoganti, riducendo la verità con corrispettiva umanità ad una semplicistica nomenclatura di significati de-naturalizzati (piano della retorica):
  • se la carta-modello svolge la funzione di rendere finito, cioè conosciuto un ché di infinito che di fatto trasborda il confine tracciato nella carta, essa carta è una semplice estrapolazione di informazioni, intessute in un limitato tessuto logico-narrativo, che veicola oltre ai compresi le medesime geografie mentali con le capacità osservative ed elaborative del cervello-mente uomo che li sta codificando. 
  • Una mosca se potesse ricercare e narrare il verso della vita, la costruirebbe con altri parametri e altri significati e altre giustificazioni scientifiche che la renderebbero un modello completamente differente di veridicità storica, lo stesso avverrebbe con un osservatore rondine o ragno o formica o nuvola. 
Nota autrice: Biostoria
è definita scienza dello sguardo  



So, di non sapere...

Quello che ogni ricercatore storico (ogni uomo) non può e non deve dimenticare, per essere onesto intellettualmente, prima di tutto con se stesso, è quel “so, di non sapere” socratico, che rende vincolata la lettura alla ristrettezza, più o meno grande, del raggio-fuoco del suo campo-sguardo visivo che si presta tuttavia ad allargarsi per rifilare i versi di verità storica (processo neghentropico):

  • il soggettivismo storico è nell'azione di ricerca-avvistamento-giustificazione di una realtà esperita, localmente, ma non totalmente, per cui nessuno può arroccarsi il privilegio di possedere la conoscenza e nessuno può imporre come verità assoluta la sua semplice versione di realtà, questo vale per lo scienziato, per lo storiografo, per il pittore, l'educatore, l'economista, il politico, il datore di lavoro … Cioè per ogni singolo individuo che non può dichiarare di possedere la verità, essendo questa un surplus che trasborda i limiti cognitivi di ogni singolo uomo o di ogni gruppo economico, politico...o periodo storico.


Essendo un di più, non può essere ristretta in un un unico punto-focale. Imparare a zoomare gli sguardi amplifica le sfaccettature stesse della verità e rende l'osservatore magnanimo verso gli altrui punti di vista-lettura (democrazia del sistema storico).

D'altro canto non esistono due e più verità, essendo essa un uno/tutto, eco-iter-connesso; ma esistono solo molteplici riflessi/sguardi che rendono gemmata e preziosa la verità storica (visone a occhio-mente frattale, l'occhio cristologicovi).

La bussola cognitiva


Quello che il ricercatore storico (ogni uomo) non può e non deve dimenticare è il suo essere occhio-luogo-punto-posizione di riferimento osservativo, per cui egli riporta a sé tutto quello che accade dentro e fuori di sé, cioè il suo essere coscienza-bussola cognitivavii, che indirizzando gli sguardi, apre e chiude, i versi possibili di realtà che acquistano o perdono storia, prima di tutto nella sua memoria, in ogni tempo 0 di presente.
Non si può prescindere dal soggettivismo storico della medesima azione di ricerca-avvistamento-giustificazione di frammenti di realtà che una volta esperiti si pongono a:
  • briciole informative che come scaglie-luce di verità danno dell'uno/Tutto vitale, solo brandelli informativi di una verità negoziata che si presta ad ulteriori acquisti di guizzi-luce informativi che sono e restano dei compresi storiografico-epistemologici, modulati come in un concerto sinfonico, dalla stessa mente-occhio dell'osservatore che si rispecchia nella bellezza della vita creata, di cui è un semplice spettatore a più gradi di intendimenti.
In tali scambi di postazioni dal fuori al dentro di sé e dal dentro al fuori-mondo-universo (topologia multi-proiettiva della mente-campo habitat), ogni osservatore reale definisce, racchiude, seleziona, predilige, implementa... imprimendo il personale verso di realtà alla verità storica.
Si possono così comprendere le molteplici impronte informative che nel tempo hanno indirizzato e influenzato l'andamento evolutivo della dinamica fattuale, relativa al sistema uomo/mondo:
  • L'impronta quale memoria storica non è limitata al solo individuo uomo, ma a tutti gli individui storici che si possono isolare e classificare, solo per esigenze mnemotecniche, in schede-categorie di animati-inanimati, di concreti-astratti, di reali-virtuali... L'errore sta nel ritenere che alcune realtà partecipino alla vita e altre no, ritenendole cose prive di vitalità e quindi di partecipazione storica.

Tutto è bios-storia


In una lettura a occhio eco-biostorico, tutto è storia-Bios e tutto prende vita-casa nel momento stesso in cui acquista uno spazio-tempo (nicchia storica), indipendentemente dal contorno, campo-habitat, in cui si posiziona come individuo, per cui:

  • non ha più senso dire che l'idea (in una nicchia mente) è un astratto e il morso ad una mela (in una nicchia cucina) un concreto, senza il piano delle idee-immaginati, non ci sarebbe il piano delle azioni; se non si immaginasse il mangiare la mela, perché si avverte un morso di fame, non si potrebbe compiere l'azione del mordere la mela che si mostra nella cesta di frutta, adagiata sul tavolo.


Per cui è un non senso, ad esempio, definire il viaggiare in internet una realtà virtuale, mentre guidare in autostrada una realtà reale, se poi, per caso, internet permette ad Antonia di conversare con Anissa, le quali insieme decidono di spostarsi, in autostrada, per recarsi a Bari.
Il virtuale e il reale si intrecciano in un unica dinamica fattuale, naturale, che conferma come le categorizzazioni umane siano solo dei sistemi di lettura per la catalogazione di parti di realtà, onde meglio memorizzare, scomponendo in aree-campi l'uno/tutto che tuttavia perde parti di naturalezza nella carta di lettura.

Il perdere natura implica l'assunzione di una forma e di una nicchia a campo ristretto che danno non lo stato di abitante della vita, ma quello di abitante del modello, un'estrapolazione quindi da verità storiografica e non biostorica, quale uomo di carta (astrazione) e non uomo di carne (vivente).

La vita si mostra all'occhio osservatore come un complesso sistema intricato di coabitazioni a più strati-nicchie soggiacenti e influenzabili ed è l'uomo che indagando, estrapolando, isolando... acquisisce sistemi ordinati informativi che sono solo carte di lettura di una realtà che sfugge nella sua interezza al suo medesimo sguardo. 


Il limite delle carte-modelli


Perdere il valore limitante del modello-carta, porta alle generalizzazioni, con cui la vita e gli individui e le nicchie vitali assumono uniformità riduttive, aprendo le menti osservanti ai pregiudizi storico-ideologici e chiudendo alle democrazie degli stati di possibilità vitali ad essere: - ogni uomo o individuo o nicchia o campo storico è un unicum per sempre, essendo ciascuno una presa di realtà di una dinamica a multi-spazio e a multi-strato (in un databile tempo 0 di presente) che si è accordata come in un concerto di archi e pianoforte, in una melodia chiamata vita, a 360°.

Il salto epocale che si sta vivendo, in questo inizio di 3° millennio, è tutto nell'uscita da un sistema logico a isola per entrare in uno ad arcipelagoviii che richiede un cambio di occhiali di lettura che permetta all'osservatore di assumere il ruolo di bussola cognitiva che lo faccia essere ago-indicatore direzionale a tendenze multiple degli orizzonti fattuali-fattibili in una visione a frattaleix. In tale ricchezza di possibilità di sguardi-orizzonti di lettura e di relative azioni, la storia-vita assume dinamismo, in funzione delle medesime posizioni che rendono il volto della realtà a sua volta plastico, come una creta che si lasci modellare dal vasaio che la sta ispezionando, a multi-sguardo:
  • La vita-storia (Bios-Storia) assume agli occhi dell'osservatore mille e mille sfaccettature che moltiplicando la realtà, lo fa rispecchiare nello stato sentimentale di Dio, descritto nei Libri della Genesi, allorquando dando corpo-visibile al creato, Dio vide che era cosa buonax.
Apprendere la bontà della vita quale processo moltiplicativo e non divisionale (sguardo di un certo riduzionismo scientifico o religioso o politico o economico...) di complessità-bellezza, richiede una diversa disposizione di lettura che faccia assumere allo stesso osservatore l'animo del poeta-cantore che contempla la bellezza dell'essere un uno/tutto nella vita e ne sveli la ricchezza di sentimenti, di espressioni, di proposizioni, di significati, dando così al suo sguardo e al suo dire una forma topologia a multi-direzione e a multi-senso.

Campi-Fuochi della lettura Eco-biostorica


Entrare in una topologia mentale ad uno/tutto implica l'imparare a togliere il confine alle cose e agli individui, alle idee e alle conoscenze, alle discipline e alle rilevazioni... imparando a slabbrare (effetto guanto) i sensi chiusi dei modi comuni dei credixi (in senso lato), spiccando il volo in uno spazio aperto, tutto da definire e da ruotare, divenendo così il segna(e)vento di una realtà che si lascia ammiccare e tracciare in un complesso gioco di carte-mappe che conservano, ognuna, un riflesso di verità, condivisibile.

Volendo, ora, provare a mappare i macro-mutamenti epocali delle messe a fuoco degli orizzonti esplorativi, isolandone i punti-cardine su cui furono intessute le filature gnoseologiche nelle differenti età storiche, necessita assumere la posizione a occhio di lettura a punto infinito, (postazione a campo U-topico - occhio di Dio). Una sì fatta posizione permette di allargare la finestra d'osservazione al campo-insieme universo e poi con un'evoluzione immaginativa a vortice, sintetizzante (sguardo a spirale puntato verso il centro dell'attrattore fattuale), isolare le lievi tracce informative che si sono fatte cardini di completezza significativa. Con un sì fatto gioco di proiezioni di lettura emergono sia gli sguardi e sia i vincoli-appigli che hanno dato respiro alle molteplici riflessioni dei vari osservatori delle medesime epoche:
  • Si possono allora isolare i 3 paradigmi – Classico (individuo), Moderno (mondo), Complesso (individuo/mondo)- con le 3 aree-campi che hanno svolto il ruolo di attrattore cognitivo-epistemico - metafisica (campo-filosofia), Fisica (campo-meccanica), Relazioni (campo-eco/biostoria) – con le differenti 3 tipologie di costruzioni-chiaveidee assolute, leggi assolute, plasticità dell'occhio di lettura-Realtà. I tre campi permettono di visualizzare il valore-peso delle variazioni orientative, non solo degli sguardi-menti, ma delle modalità d'attribuzione del significato storiografico, mettendo a fuoco anche tre modalità differenti di esercitare la cittadinanza nella vita, con la costruzione di tre geografie o, meglio, paesaggi mentali.
Naturalmente tale carta ha un semplice valore orientativo e non assoluto, per cui va letta come un appiglio informativo su cui poter tessere una dialogica complessa di posizioni e di riflessioni storiografichexii (occhio multiplo).



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iInclinatura = azione del piegare, flettere, indirizzando l'osservato al personale occhio-verso di compreso. Quello che l'osservatore storico conosce è solo una deformazione che si presta ad ulteriori letture e quindi riformazioni. Ogni mutamento tende a moltiplicare il bagaglio informativo che si fa patrimonio culturale della medesima umanità. In una simile ampiezza di sguardi ogni lettura assume un peso-valore storico, essendo il modo di costruire la realtà ad indirizzare l'azione storica, si pensi al valore attribuito, ad esempio, alla relazione acqua-terreni-semi e come tali conoscenze abbiano inciso nei sistemi agricoli con la costruzione dei canali o dei muretti a secco o dei terrazzamenti. L'azione dell'uomo nella storia-vita è simile a quella del ragno con una differenza questo fila e tesse la ragnatela, mentre l'uomo fila e tesse sistemi di idee-conoscenze, funzionali alla produzioni di fatti-azioni storici. Per un approfondimento: A. Colamonico. La spugna eco-biostorica Verso una Topologia della Mente/Habitat a corpo unico © Bari, 2012/2013.
iiIl seguire la vita non è il creare la vita, le stesse scoperte sulle cellule staminali non sono creazioni, ma applicazioni storico-vitali, da sempre l'umanità ha avuto l'ambizione di posizionarsi a creatore storico, ma di fatto egli è un semplice governatore di eventi, per cui può accelerare o rallentare le dinamiche, ma non generarle da un nulla. Ha sempre bisogno di un appiglio storico-cognitivo che si faccia ponte di riflessione attuativa. Per un approfondimento: A. Colamonico. Lo sguardo biostorico tra echi di realtà e tempi 0 - Il ruolo storico dell'Osservatore nella costruzione della realtà multi-proiettiva (The historical role of the observer in the construction of a multi-projective reality) © A. Colamonico, Bari 2011
iiiA. Colamonico. Lo sguardo biostorico tra echi di realtà e tempi 0. Op. cit. © 2011
iv Una topologia di occhio-allargato, zoom cognitivo, è riscontrabile ad esempio nello stesso modo osservativo introdotto dal Cristo, quando invita a spostare l'angolazione di lettura, per affinare il piano della verità. Per un approfondimento: A. Colamonico. Costellazioni di significati per una topologia del pensiero complesso. © Il Filo. Bari, 2006.
vAccettare la logicità espositiva di ogni pensiero-uomo, non implica negare la possibilità della verità, ma accettare che verità ed elaborazione di verità sono due distinti. Certo se tutti i discorsi aprono alla verità e tutte le azioni partono da un grado di verità, come si possono valutare gli effetti di bene e di male storico? Il Cristo suggeriva dai frutti se buoni o cattivi (effetti di evento); biostoricamente parlando dalla forma topologica delle nicchie della spugna storica, se aprono in essa più al vuoto o più alle creste-pieno di vitalità operativa, immaginativa, esplicativa... Se le risposte storiche creano tirannie o democrazie dentro e fuori lo stesso individuo storico. Ogni tirannia è una dipendenza che ingabbia la mente-sguardo in una fissità cognitiva che di fatto fa smettere di osservare a tempo presente (t. 0), dipendenza quindi, che se conservata a lungo periodo, si fa cecità storica, mentre ogni democrazia ad una plasticità di sguardo che nel tempo si fa ricchezza informativa e abbondanza operazionale. Per un approfondimento: A. Colamonico. Costellazioni di significati per una topologia del pensiero complesso. © Il Filo. Bari, 2006.A. Colamonico. Lo sguardo biostorico tra echi di realtà e tempi 0. Op. cit. © 2011.
vi A. Colamonico. Costellazioni di significati per una topologia del pensiero complesso. © Il Filo. Bari, 2006.
viiA. Colamonico, M. Mastroleo. Le geometrie della vita nel salto eco-biostorico. Verso una topologia a occhio infinito nella relazione mente/mondo. Il filo, Bari 2010.
viii“... nel terzo millennio la nuova grande sfida per la mente umana individuale e collettiva sarà il passaggio da un'organizzazione economico-politico-culturale a isola, ad una ad arcipelago. Costituito quest'ultimo, da sistemi interconnessi che agiranno sulla qualità della vita e faranno del nostro universo, un pluri-verso di economie, politiche,e culture. Leggere e coordinare i sistemi complessi richiederà in un prossimo futuro capacità mentali nuove che nasceranno da un pensiero al plurale. La biostoria si pone come scienza & metodo della nuova età, in grado di soddisfare i bisogni nati dal mutamento in atto... può essere definita campo di osservazione del movimento della vita e modo di sentire, di percepire, di organizzare le informazioni di volta in volta raccolte nelle osservazioni. Si pone per questo come uno sguardo di lettura e nel contempo una lente di osservazione. Sgardolente che, una volta adottato, permette una visione a cinque dimensioni. (da: A. Colamonico. Prime carte di viaggio. Biostoria scienza e metodo di un pensiero al plurale, p.11. © 1997).
ixA. Colamonico. Ordini Complessi. Carte biostoriche di approccio ad una conoscenza a cinque dimensioni. Il filo, Bari 2002.
x“... «Dio vide che era cosa buona» (Gen 1,12.18.21.25). Il racconto biblico dell’inizio della storia del mondo e dell’umanità ci parla di Dio che guarda alla creazione, quasi la contempla, e ripete: è cosa buona. Questo, carissimi fratelli e sorelle, ci fa entrare nel cuore di Dio e, proprio dall’intimo di Dio, riceviamo il suo messaggio. Possiamo chiederci: che significato ha questo messaggio? Che cosa dice questo messaggio a me, a te, a tutti noi?
1. Ci dice semplicemente che questo nostro mondo nel cuore e nella mente di Dio è la “casa dell’armonia e della pace” ed è il luogo in cui tutti possono trovare il proprio posto e sentirsi “a casa”, perché è “cosa buona”. Tutto il creato forma un insieme armonioso, buono, ma soprattutto gli umani, fatti ad immagine e somiglianza di Dio, sono un’unica famiglia, in cui le relazioni sono segnate da una fraternità reale non solo proclamata a parole: l’altro e l’altra sono il fratello e la sorella da amare, e la relazione con Dio che è amore, fedeltà, bontà, si riflette su tutte le relazioni tra gli esseri umani e porta armonia all’intera creazione. Il mondo di Dio è un mondo in cui ognuno si sente responsabile dell’altro, del bene dell’altro. Questa sera, nella riflessione, nel digiuno, nella preghiera, ognuno di noi, tutti pensiamo nel profondo di noi stessi: non è forse questo il mondo che io desidero? Non è forse questo il mondo che tutti portiamo nel cuore? Il mondo che vogliamo non è forse un mondo di armonia e di pace, in noi stessi, nei rapporti con gli altri, nelle famiglie, nelle città, nelle e tra le nazioni? E la vera libertà nella scelta delle strade da percorrere in questo mondo non è forse solo quella orientata al bene di tutti e guidata dall’amore?
2. Ma domandiamoci adesso: è questo il mondo in cui viviamo? Il creato conserva la sua bellezza che ci riempie di stupore, rimane un’opera buona. Ma ci sono anche “la violenza, la divisione, lo scontro, la guerra”. Questo avviene quando l’uomo, vertice della creazione, lascia di guardare l’orizzonte della bellezza e della bontà e si chiude...” Dal discorso di Papa Francesco in occasione della veglia di preghiera per la Pace. Roma, sagrato di San Pietro, del 7 settembre 2013. Fonte: http://www.vatican.va/holy_father/francesco/homilies/2013/documents/papa-francesco_20130907_veglia-pace_it.html
xiAd esempio se per un attimo tutti i testi sacri di tutte le religioni, venissero spogliati dal loro alone-confine di appartenenza ad un dato credo storico, che ne circoscrive in un confine-nicchia spazio-temporale (collocabile, databile e nominabile: ebraismo, cristianesimo, buddismo, islamismo, agnosticismo...) il diritto di cittadinanza, con il quale ogni individuo-uomo-reale viene annodato al particolare culto, e si iniziasse a leggerli come documenti storiografici attestanti le geografie mentali e gli orizzonti immaginativi-attuativi di una storica figliolanza ad un Dio che trasborda i confini intellettivi dell'intera umanità, allora dallo sguardo del lettore verrebbero offuscati i piani dei contrasti ed emergerebbero le aree e i livelli-nodi delle condivisioni e delle fratellanze immaginative, ideative, relazionali che fanno di tali testi delle “tavole di Consigli” per la permanenza nella Vita medesima. Lo stesso discorso vale per le scuole di pensiero filosofico o i centri di ricerca o le correnti pittoriche o scuole economiche o ideologie politiche... Non si tratterebbe di costruire ad esempio una nuova religione onnicomprensiva o una nuova filosofia totalizzante (pericolo di onnipotenza) o una scienza esaustiva di tutto il sapere... operazioni tutte sommative che non darebbero la conoscenza del Tutto, ma al contrario andare oltre i confini conflittuali per edificare una politica della Pace-Conoscenza, del Ben-Essere, Ben-Amministrare, del Ben-Governare … Riconoscendo che a Dio non si possono dare confini, isolandolo in una unica realtà religiosa, e così alla scienza una sola formulazione di verità, e alla politica una semplice inclinatura direzionale che riduca tutte le scelte alle convenienze di poche minoranze... Accettare una visione di realtà ad uno/tutto di visibile/invisibile, implica il focalizzare lo sguardo-mente sulla linea di quel confine che segna lo snodo in cui si attua il trasbordare, il tra-passare, dalle logiche restrittive che danno campo ai sensi comuni dei luoghi comuni, alle logiche delle accoglienze dei sempre nuovi punti di vista che danno gli ampliamenti degli orizzonti di lettura e le moltiplicazioni delle possibilità di azione. Saggiamente la cultura ebraica antica sottolineò come a Dio non si potesse dare un nome, se non quello di: Egli è. Se poi Dio lo si legge come Colui che dà il luogo-respiro alle individualità storiche, allora il Cristo ben-disse di chiamarlo: Abba (papà)! Se poi lo stesso processo vitale si fa contenitore di tutte le vite singolari, allora intuirono bene le società ancestrali che lo chiamarono Dio-Mamma, Utero-Nicchia-Casa della Vita in tutte e tutte le sue forme-campi... Cosi includendo i molteplici guizzi di luce, si comprende bene come Dio, oltre ad essere Colui che è, è anche Padre-alito Creatore, Madre-Utero della Vita tutta che prende visibilità nello stesso essere del creato (San Francesco) all'occhio di ogni osservatore-creatura, in ogni tempo 0, di quel particolarissimo presente (il tempo di Dio) che il luogo dell'incontro-contatto tra il piano dell'invisibile con quello del visibile in cui entrambi si fanno presenti l'un l'altro (processo di illuminazione dei buddisti). .. Accettare una tale plasticità di sguardo-lettura implica un'uscita dalle strettoie ideative, immaginative, progettuali delle Società ad Isole ed entrare tutti con pari dignità in un Sistema di sistemi di Viventi che pulsa, respira, gioisce... a tanti ritmi, a tanti colori, a tante ideazioni e tanti organismi di organismi eco-Inter-connessi che tendono ad orchestrarsi in una unica melodia che sappia far toccare il cielo, lo spazio del divino. Ma per saper attutare un simile salto logico si richiede all'osservatore un sistema cognitivo ad apertura logica continua (processo di democratizzazione) con uno sguardo-mente de-gerarchizzato. “La democrazia è nello stesso processo vitale, proteso verso il divenire” (da A. Colamonico. Biostoria. Op. tic. 1998.).
xiiA. Colamonico. Cambi di paradigma nell’esplorazione biostorica. In Pianetascuola, Ed. IRFOS Bari, gen.- marz. 2006, pp 18-30.


© 12 settembre 2013 Antonia Colamonico.

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Il piglio eco-biostorico

Verso una scienza e metodo dello sguardo

Quaderno di Biostoria n° 8


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