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Boston, USA

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linea di fuga verso il mare

lunedì 30 luglio 2012

La trama di realtà a multi-verso




Da: Antonia Colamonico. Lo sguardo biostorico tra echi di realtà e tempi 0. Il ruolo storico dell'Osservatore nella costruzione della realtà multi-proiettiva.
4° Campo - La novità della scoperta: l'importanza del dare un nome. (© 2011 - Il filo, Bari)



Per poter comprendere e descrivere la trama della realtà D. Deutschi individua l'interazione di quattro scienze, la teoria quantistica per uno studio della materia, l'evoluzionismo, l'epistemologia per una teoria della conoscenza e la teoria computazionale. Per il fisico israeliano la realtà a cui abbiamo accesso è, tecnicamente, solo “virtuale, una semplice narrazione in grado di tesserne la trama, con l'intreccio di quattro fili (quantistica, evoluzionismo, epistemologia, matematica computazionale) che danno il “verso realisticoal multiverso del reale.
 
Egli rovesciando il senso comune, sostiene che il ragionamento scientifico non è la base per l'estrapolazione di realtà, si pensi alla legge di gravità che isola la forza d'attrazione, ma semplicemente un modo di distinguere tra le spiegazioni buone che si interfacciano nella narrazione di realtà. Così facendo, egli pone a limite della realtà la stessa coscienza che essendo un canale di accesso, non neutro, trasforma il fatto da dato-reale in sé in dato-informativo trasferibile e quindi narrabile. In tale narrabilità egli, inconsapevolmente, sposta l'asse dell'osservazione scientifica dalla scienza alla storia e si attua un salto gnoseologico che pone come attrattore cognitivo delle conoscenze non più la meccanica ma lo stesso processo vitale, dunque la biostoria
 
La storia come dinamica della vita a 360° diviene il contenitore di tutte le narrazioni, la membrana che racchiude come un utero tutte le trame disciplinari che aprono ai multiverso di questa realtà criptata che necessita dispiegare nelle narrazioni storico-disciplinari. Ma il passaggio da un scienza scissa come oggi si presenta il quadro delle conoscenze, ad una scienza sistemica necessità di un salto di lettura che faccia posizionare l'occhio-lettore nella 5a dimensione.
 
Lo stesso osservatore, alla luce di tale interpretazione, diviene il costruttore del suo soggettivo verso di realtà, che è intrinseco al suo modo di posizionarsi, di ancorarsi e di relazionarsi nella nicchia storica d'appartenenza. Il viaggio di conoscenza si pone come l'esercizio vitale che dà le chiavi per interpretare la relazionale dialogica individuo-sé/campo-habitat, in tale approccio funzionale alla sopravvivenza si elaborano gli stati di veritàii che danno la direzione storica, da cui si dispiegheranno tutte le creste degli attuati, i fatti. 
 
Sin dal primo vagito il bambino è colpito da una molteplicità di stimoli che lo portano ad allargarsi al mondo, dando il luogo a sé e all'altro da sé, in tale dare spazio-luce inizia a costruire la coscienza, come un intendere (tendere la mente dentro l'oggetto), un comprendere (prendere insieme sé e l'oggetto). Lo stesso S. Freud in uno scritto del 1921 afferma:

Dentro la vita psichica del singolo l’altro è regolarmente presente come modello, come oggetto, come soccorritore, come nemico, e pertanto, in questa accezione più ampia ma indiscutibilmente legittima, la psicologia individuale è al tempo stesso, fin dall’inizio, psicologia socialeiii”. 
 
Vivere è un viaggio, un andare che necessita un sapere dove e come andare, qui nasce la ricercazione, il bisogno di scoprire, in tale necessità funzionale al vivere si inizia ad indagare l'habitat e si disegnano le carte di viaggio (le conoscenze) che hanno lo scopo di saper fare orientare nella vita.

Recuperare la dimensione biostorica della stessa ricerca è fondamentale per dare valore sia alla scienza che alla coscienza e all'etica della vita con tutte le espressioni umane e sociali. Ogni ambito della conoscenza/coscienza è una finestra aperta ad un significato che dischiude quella realtà criptata che tuttavia si lascia intra-vedere e intra-esplorare, ma ogni visto o esplorato è una semplice narrazione umana che non avendo un fine chiuso in sé, si presta a nuovi viaggi, a nuovi percorsi e ai nuovi risvolti di verità. In tale procedere si scoprono le stesse procedure di viaggio e come dice il poeta Antonio Machado "Caminante no hay camino, camino se hace al andar".

L'apparente perdita di valore del reale, confrontata con il modello della fisica classica, non è da leggersi come una riduzione del significato dell'osservato (lettura a mente disgiuntiva), ma piuttosto come una moltiplicazione del senso storico (mente connettiva) che fa esplodere la realtà in una molteplicità di mondi e di dimensioni che sono sfaccettature di un'unica verità che si chiama Vita.

D. Deutsch, rifacendosi agli studi di H. Everettiv sull'interpretazione a molti mondi, parla di iper-struttura cosmologica, a multiverso; tale mega-organizzazione al di là delle possibili ricadute scientifiche in senso stretto, si presta bene come immagine-metafora per la costruzione della topologica del pensiero multi-proiettivov, che nasce dall'affinare l'occhio-mente dell'individuo storico. 
 


La nicchia-nome "particella topologica" di spazio a dentro/fuori

Procedendo con ordine, il cavare dal vuoto una qualche parvenza di forma che si faccia “cosa notaapre lo spazio storico-mentale dell'osservatore ad una novità che prende, insieme, sia il nome e sia la nicchia-campo di senso, il contorno al nome.
Il prendere veste di realtà implica la doppia collocazione:
  • Interna alla coscienza che ne registra l'eco informativo con la sua sagoma;
  • Esterna, il fuori dall'identità soggettiva, come area del campo storico, l'oltre sé.
Nell'azione dell'osservare, esiste un'aspettativa visiva che aiuta a focalizzare un osservato in una prospettiva predefinita, già conosciuta, dettata dalla persistenza retinica e circoscritta da una cornice che ne dà la forma. In tal senso rientrano gli studi sui neuroni a specchiovi che sottolineano la formula del riconoscimento continuo come attivazione neuronale, nell'atto d'appropriazione di realtà da parte dell'osservatore storico. 
 
L’apparire dell'oggetto si struttura come il riflesso di questa fissità iconica, in cui le sequenze della vita quotidiana si muovono come delle rappresentazioni filmiche. Importante è sottolineare come la vista sia il più ampio dei sensi.

L'occhio rastrella continuamente informazioni, anche se molte restano nell'area del bordo visivo. In tale movimento veloce inizia ad isolare porzioni di campo, su cui fissare lo sguardo per assimilare con avidità le aree che ritiene più accattivanti, per meglio imprimerle nella memoria. G. Batesonvii definisce tale facoltà un “mordere, rifacendosi all'idea del bambino che apprende il mondo attraverso il portare alla bocca, sperimentando l'oggetto con le labbra, il palato, la lingua. In tali operazioni elementari inizia la realtà a prendere forma nella coscienza, quale insieme disordinato di “elementi” o unità informative a cui è dato, come primo atto, il nome. 
 
Dare il nome è la prima formula linguistica di senso compiuto che il bambino apprende, associando il nome all'oggetto-cosa. Solo in un secondo tempo inizierà ad operare con i verbi e gli aggettivi, elaborando le prime frasi in forma scorretta e poi sempre più affinata, ricercata. Tale processo di oggettivazione accompagnerà l'individuo per tutta la vita, e un ruolo importante lo svolgerà l'ambiente familiare, sociale e culturale nel facilitare o meno la focalizzazione e la verbalizzazione. 
 
L'occhio, pur non interrompendo la fluidità dello sguardo, fissandosi opera la scomposizione di forme e dall'insieme viene estratto il dettaglio; si pensi ad un paesaggio marino e all'occhio che si fissa sul volo di un gabbiano, inseguendolo. Nell'atto dello scomporre si pone come sfondo il paesaggio, mentre acquista primo piano il gabbiano che emergendo da tutto l'insieme, si distingue come altro indipendente, dal paesaggio.

Il processo di oggettivazione

In tale operazione di scomposizione, l'occhio crea gli isolati storici che racchiude in una forma-cornice e memorizza, svincolandoli dall'insieme visto, come unità informative di senso chiuso in una nicchia semantica, visione doppia, che costituisce lo spazio di applicabilità dell'unità per la costruzione di un pensiero organizzato/organizzante in associazioni informative successive:
  • [Unità (gabbiano) + nicchia (cielo, mare, onda)]  oIl gabbiano vola alto nel cielo e si tuffa nell'onda,  o sull'onda galleggia il gabbiamo, mentre il cielo lo veglia dall'alto, o ...
Giorno dopo giorno, osservazione dopo osservazione, tutto viene memorizzato e contribuisce a rinsaldare la costruzione soggettiva di realtà, attraverso il gioco delle proiezioni che confrontano gli schemi di riferimento, precedentemente strutturati, con le nuove visualizzazioni, arricchendoli di sempre nuovi particolari, che si fanno poi nuove sfumature di significato intorno alla cosa vista, sperimentata, assimilata. In tale procedura operazionalei da un lato si costruisce la realtà oggettiva e dall'altro le abilità cognitive che permettono le molteplici azioni di tessitura. È nella relazione che sia l'individuo e sia il campo prendono la veste di realtà in quel particolare tempo presente.

Viene così fuori una funzionalità operazionale che annodando assieme le varie forme e i molti campi semantici, permette alle narrazioni di acquisire il verso di realtà che non è incrostato in un periodare rigido e ferreo, ma in una molteplicità di espressioni dalla forma duttile, plasticaii che di volta in volta traccia un solco nuovo di verità. 
 
I solchi sono gli echi del passaggio di realtà, come le foglie ingiallite lo sono della fine dell'estate o l'odore del fieno tagliato del granaio colmo di messe. Riflettendo bene, cosa si conosce veramente se non lo spazio circoscritto in un tempo 0, ma in tale visualizzazione presente, si leggono e si legano, come in un nodo, le tracce storiche di echi informativi di una molteplicità di altri tracciati vitali e così, di eco in eco, il reale/virtuale informativo è tramandato di ora in ora, di uomo in uomo, di civiltà in civiltà, di specie in specie. 
 
Questi tracciati, codici-nodi informativi, permeano quali echi il campo di lettura e solo un occhio vigile e attrezzato saprà cogliere, riconoscere, dare valore, trasformando quella assenza-eco in presenza-fatto di vita. In tale gioco di chiaro/scuro, di pieno/vuoto la spugna storica si intreccia nella spugna del pensiero come un unico sistema “reale” interagente che nell'interscambio assume spessore, profondità, dilatandosi nei piani dell'immaginario che dischiudono i campi passati e quelli futuri e tutto diviene un interspazio pluridirezionale
 
  • Il nodo vitale evento-parola

H. Putnami pone a base dell'acquisizione di una parola un “evento introduttivo” legato ad un particolare osservatore che ne circoscrive il significato, ancorandolo ad un'esperienza ben localizzata che faccia da bacino-attrattore di significato, poi esteso con gli scambi comunicativi nella varietà di sfumature. Si può parlare di parto-nascita della parola che racchiude in sé un'immagine dal senso ben concreto. La premura di Putnam, nel vincolare l'atto di nascita della parola ad un'esperienza concreta, è quella di evitare l'ipotesi di una costruzione fortemente sbilanciata verso il solo soggetto, come semplice successione di soli stati mentali, quasi deliranti in cui la realtà si trasformi in una forma di videogame. 
 
L'ipotesi di successione di sole immagini, anche di una certa cibernetica, non è auspicabile né per la realtà, né per lo stesso pensiero. In tal senso il restare con i piedi per terra è basilare, ad esempio A. Einstein traccia il percorso dell'immagine che si fa concetto e dunque pensiero, quando essa diventa un elemento ordinatore, uno strumento di collegamento tra altre immagini che di per sé non sarebbero collegate.ii Il pensiero, dunque è una costruzione che si evolve nel tempo con una complessa intessitura dialogica con il campo-habitat. In tal senso necessita fare un distinguo, per Putnam, tra le neuroscienze che studiano l'oggetto e il cognitivismo-epistemologico che guarda le produzioni del cervello; egli introducendo la metafora del computer,  pone la differenza tra software e hardware. Lo studio della “macchina cervello” non dice molto sulle evoluzioni delle produzioni di pensieri, essendo due livelli differenti di organizzazioni:
  • biostoricamente parlando una distanza, quale scarto spazio-temporale, li divide.
Porre l'atto di nascita della parola fa ritornare a quella dialogica socratica precedentemente esaminata, in cui la verità non è vista come un a-priori, chiuso in una perfezione calcificata, ma come una ricercazione che prevede un adeguamento costante al flusso comunicativo del doppio nodo emittente-sé/destinatario-sé che di volta in volta chiude una direzione e apre il senso nuovo di un verso storico. Solo in tale organizzazione si può parlare appunto di parola viva, particella topologica, che apre gli spazi e si stende come seme al divenire di una realtà in eterna costruzione.

Dal punto di vista topologico del significato, il poter leggere le dualità d'organizzazione parola/senso, impone quel salto logico che fa posizionare l'osservatore nella 5a dimensione di lettura per le letture a coppie di nome-immagine e campo-contorno di quell'isolato posto in luce.
L'organizzazione reciproca realtà/coscienza a multistrato scaturisce dal potenziamento dell'occhio-visione che, con un salto di livello organizzativo, sappia porre in rete, quel mondo precedentemente scomposto in tante identità isolate, in una struttura che dà le rilevazioni sistemiche (Occhio a punto infinito). 
 
In tale apertura visiva gli osservati sono visti come come l'orchestrazione di fragili stati d'equilibrio delle due o più diversità che specularmente si accordano come in una orchestra sinfonica. La topologia della pensiero complesso implica:
  • da un lato una struttura a più facce perturbate/perturbanti che ruotando si vincolano come in un abbraccio fraterno, in tale spazio le perturbazioni sono le semplici variazioni informative del costante adeguamento ad ogni passaggio di lettura.
  • dall'altro uno sguardo a occhio biostorico che introduce un grado di profondità per leggere le perturbazioni, insieme.
Solo così si possono effettuare le letture ad un unico flusso comunicativo, il quale se si fissa, per troppo tempo, genera una rigidità cognitiva che diviene malessere storico o mentale. Cambiando lo sguardo, cambia anche l'attribuzione del valore e se da un occhio unidirezionale il mutamento è letto con una certa connotazione negativa, con la nuova carta di lettura è vitalità e normalità. Solo nella 5a dimensione, infatti, si può rovesciare (effetto guanto) il senso comune con la relativa attribuzione del peso storico e così facendo quello che era scisso, si fa sistema
 
Sotto il profilo pratico gli effetti di una simile procedura cognitiva sono le accelerazioni nei tempi d'approccio alla realtà con una lettura più veloce e una memorizzazione più strutturata che non è sinonimo di complicata, ma se mai di semplificata con un notevole risparmio di tempo che agevola la presenza più attiva nella pagina storica, a tempo presente.


  La visione a fuoco sdoppiato

 

 

 

 
Solo una lettura a fuoco sdoppiato, permette di visualizzare il dentro/fuori dell'oggetto stesso, come un unicum eco-inter-connesso; per essere più chiari, si prendano due azioni “entraree “uscireed un attore-storico, Antonio e si costruiscano i due sguardi, quello scisso e quello complesso a occhio eco-biostorico:
    • Le azioni entrare e uscire letti con un pensiero lineare, unidirezionale, si pongono come due sensi in antitesi che si escludono vicendevolmente, per cui Antonio o esce dalla stanza o entra nella stanza. Questa giustificazione storica resta imprecisa, se letta con la 5a dimensione, che dà profondità alla visione e permette con l'aggiunta di un asse la rotazione speculare. In tale postazione la direzione non è definita dall'azione che non ha il verso, ma dalla posizione di lettura dell'osservatore, che vincola il movimento al suo punto di osservazione. Se egli è posizionato nella stanza, vede l'uscita ad esempio di Antonio dalla porta; se è invece nel corridoio, vede l'entrata di Antonio nella stanza. Antonio in sé né entra e né esce, semplicemente cammina. La variazione del significato nasce dal aver vincolato l'azione al punto di lettura.
L'ampliamento di lettura che arricchisce il senso di una increspature nuova, quale codice più sfumato, è possibile solo potenziando le coordinate di costruzione della stessa visione. Solo in tal allocazione si possono osservare come fusil'entrare/uscire, quale topologia a dentro/fuori (azione + occhio lettura + posizione spaziale + significato). In un sì fatto vincolo l'osservato-osservatore-osservazione si fanno un tutto sincronizzato e in tale essere sistema si pongono come bussola cognitiva che fa vedere, comprendere e costruire i piani stratificati di realtà. 
 
Importante comprendere come la stessa realtà sia una costruzione, ma non di un pensiero delirante, ma di un accoppiamento strutturale che si vincola e si modella continuamente:
  • Ogni potenziamento dell'occhio-visione richiede un salto di scala nella lettura per cui se si organizza la visione sulle tre coordinate spaziali si hanno le collocazioni nello spazio degli oggetti (come fu compreso dagli umanisti nel 1500 con lo studio sulla prospettiva), se si attua un salto nella quarta dimensione, il tempo, si hanno le visioni cinetiche degli spazi con la possibilità di lettura delle fasi di mutamento storico (come comprese A. Einstein con il suo cronotopo deformatore di spazio); se con un ulteriore salto si entra nella quinta dimensione, circoscritta dallo stesso confine-perimetro di finestra d'osservazione (descritta in Fatto Tempo spazio nel 1993 da A Colamonico), si hanno le letture multiple che visualizzano (dentro-finestra + contorno-finestra + il fuori-finestra) in una modalità di isolati a arcipelago, si possono attuare le letture a trame-nodi ed effettuare le semplificazioni di complessità, riducendo il grado di disordine del campo con le letture a unico insieme i processi di esclusione ed inclusione.
In tale organizzazione si attua il superamento del pensiero scisso, descritto così mirabilmente da Pirandello in Uno Nessuno Centomila, il quale con un processo di transfert, più o meno consapevole, proiettò in letteratura, anche se con una connotazione negativa, gli studi sulla relatività attuando lo snodo-vincolo logico tra campo fisico e campo psicologico
 
La dimostrazione della capacità di tessitura e annodatura della mente si presenta proprio lungo le linee del limite semantico-disciplinare, Pirandello e Einstein sono un esempio di come il campo storico, con i suoi paradigmi, le sue aree nascoste e profonde, abbia fatto da collante tra le due menti che, anche se in campi diversi, si presentano coesi nel loro condividere il particolare vestito di realtà
 
Importante è indagare le trame trasversali che fanno da nicchia storica allo sviluppo delle produzioni mentali e fattuali, ad esempio la visione di uomo scisso pirandelliano che perde identità lasciandosi assalire dal flusso dei pensieri, è ritrovabile in molta produzione artistica, in cui l'unità dell'immagine si decompone, si slabbra e da forma nitida si fa sagoma vaga di una parvenza di realtà che resta oltre il piano di lettura dell'artista, si pensi ad esempio alla corrente surrealista che fa perdere all'oggetto valore proprio, dandogli le sembianze del delirio psichico dell'autore:

Automatismo psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere, con le parole o la scrittura o in altro modo, il reale funzionamento del pensiero. Comando del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica e morale”iii
 
In tal senso è proprio la nicchia della spugna storica che si fa substrato, humus d'ancoraggio, bacino di supporto, da cui affiora, come radice, la consapevolezza individuale. Tale campo profondo è il terreno comune di molteplici dinamiche fattuali che l'occhio registra, legge, confronta, scinde, esclude e ritorna a considerare; in tale gioco di presa di realtà e di perdita di realtà, si formano le opinioni, le idee comuni, le correnti artistiche e filosofiche, le scuole di pensiero scientifico, le tecnologie e le azioni indirizzate tutte verso una condivisa linea di orizzonte. Ogni singolarità trova casa nel campo-nicchia del suo particolare momento storico.
 
Proprio l'orizzonte comune fa parlare di epoche, di tendenze, di mode e ogni mutamento implica un salto oltre il limite in grado di aprire il paradigma e cavare i nuovi movimenti e le nuove trame che conducono verso una nuova linea di frontiera
 
Osservando il processo storico da occhio a punto infinito che allarga la finestra di lettura all'uno/tutto di visione a membrana-utero, si colgono tante bolle che affiorano e si accorpano, creando la bolla nuova più ampia che inizia a sua volta ad accorpare tante bolle più piccole e poi si fa ancora bolla unica. In tale dinamica si creano i pieni e i vuoti del complesso sistema a frattale dei pensati in cui:
  • Ogni artista, filosofo, scienziato, tecnologo assume una collocazioni privata, singolare nel molteplice.
  • Ogni soggetto estrae la sua particolare angolatura di verità, apportando il personale indirizzo di realtà e nascono così le creste storiche che allargano la forma e nel contempo rendono palpitante tutto il sistema vitale.
Alla base del viaggio nella realtà della vita c'è la spinta auto-propulsiva, data dalla ricerca della verità, quale molla storica che spinge ad assumere la posizione storica
 
La metafora del viaggio già letta nelle trame montaliane crea le “occasionivitali e ogni occasione è un'apertura di spazio, una piccola bolla di vita che affiora e dà concretezza. Certo non tutte le rotte hanno uguale significato, non tutte le verità hanno uguale valore e non tutte le risposte si possono definire propedeutiche alla vita. Ma solo il salto logico nella 5a dimensione permette d'entrare in una organizzazione di conoscenza/coscienza multipla in grado di dare consapevolezza dell'essere un uno/tutto insieme, non più scisso e frantumato, ma armonizzato, come il mantice di una fisarmonica che si fa polmone del suono che una volta liberato assume mille e mille melodie, conservando la consapevolezza di essere un unicum/insieme
 
L'ordinarietà di Vitangelo Moscarda, scissa nella sua incoscienza scomposta in tante immagini di sé, come in uno specchio rotto, se avesse potuto effettuare il salto di spazio di lettura, certo non si sarebbe dilaniato nello stato di spaesamento esistenziale che lo fece approdare all'alienazione dal sé. Ma per poter sviluppare uno sguardo nuovo, con cui incanalare tutte quelle forme di sé nella plasticità del divenire, avrebbe dovuto misurarsi con la dimensione dell'infinito, il luogo del “oltre il visto”, il campo della meta-storia, in cui è possibile attuare il volo logico con il cambio di prospettiva che allarga e dà maggiore profondità all'occhio osservatore. 
 

Il salto gnoseologico e il volo

Purtroppo per lui, Pirandello non fece tale salto, si fermo all'orlo dell'abisso, forse spaventato dal buio, forse sordo al fremito del vuoto. Egli chiuso nel suo pessimismo assoluto, totale, non fece posto né al valore della famiglia o della casa come nel pessimismo verghiano, né tanto meno alla fede come in quello manzoniano che affidò a quella “mano” invisibile l'azione del raddrizzare le storie “storte”. 
 
Pirandello che aveva sperimentato la pazzia della moglie, pare sposata per interesse, e che si era iscritto al partito fascista, non seppe dare al suo personaggio altra soluzione se non la follia. In tale stato di de-composizione dell'unità-identità di Vitangelo si ritrovano tutti i risvolti di una nicchia culturale che come per G. Carducci, aveva fatto:
  • dell'evoluzionismo una forma d'idolatria materialista al fine di giustificare le politiche d'accaparramento delle energie e delle risorse;
  • del nichilismo storico una forma di avanguardia, nei confronti di un sistema politico-culturale bigotto. di facciata e fortemente provinciale, che di fatto non apportò un cambiamento-rotta con il precedente paradigma, ma semplicemente un'accelerazione verso il baratro bellico.
Il non provare a riordinare la coscienza oltre l'area della pazzia, rende cieca la scena storica, poiché solo quel salto oltre il limite permette il radicarsi in una visione a unicum. Volo fatto ad esempio da Dante Alighieri che, col suo sistema a tre cantiche, seppe sfidare le etiche delle gerarchie politiche ed ecclesiali in nome della verità storica, veicolata sotto la chiave poetica.
 
Solo quel salto che Montale intravide, grazie agli occhi di sua moglie, fa imprime il privato talento come verso pieno e non vuoto di storia. Pirandello negando spazio al campo del non visto, condannò il suo personaggio alla "morte della coscienza", negandogli il luogo a quel imprevisto che squarcia all'improvviso il velo e fa emergere la cosa nuova a dare un filo di speranza da poter annodare in un'azione e in una cresta differente di futuro. 
 
Osservando a distanza i pieni e i vuoti della coscienza/conoscenza, si comprende come ogni scelta apra o al nulla o al tutto e in ogni singolo momento si ponga con una doppia possibilità di vita/morte.

È importante il vincolo soggetto/habitat per rendere concrete le astrazioni mentali. Ogni idea deve immergersi nella vitalità del campo, come la prova del fuoco e in tale bagno se ne scopre la vitalità o meno, con la funzionalità. Solo da tale complementarietà nascono le fioriture di parole radicate nelle situazioni; le aperture frattali degli avvistati che rendono leggibili le trame nascoste delle interferenze tra gli stati dei pensieri e quelli del campo-contorno.

  • La relazione osservatore/osservazione rendere estesa la parola-nicchia di una novità storica

Ogni significato storico parte da una scoperta privata che fa dare il nome, il quale circoscrive l'identità di quel compreso da veicolare e da traslare nei complessi strati di acquisizioni; tali operazioni rendono estesa la parola, facendole assumere un corpo, una struttura profonda che si fa nicchia di tale identità. 
 
Assumendo, ad esempio, la meta-posizione per fare emergere come la coscienza stessa di Antonia abbia isolato l'epistemologia biostoria si può tranquillamente sostenere che:
  • Ogni scrittore è fuso nella sua creatura e così ogni scienziato con la sua scoperta e ogni artigiano nella sua opera, il poter raccontare è un'emergenza che richiede un terreno-mente (campo di coltura) così particolare che solo da quella privata coscienza può scaturire un tale intricato modo di essere unicum, in tal senso si fa spendibile il talento dell'individuo, nella tale piega della vita. E ogni scrittura è una crespatura, un'inclinazione che chiede alloggiamento. In tale trovare dimora si fa eredità storica per le generazioni future.
Quando, nella mia esperienza pedagogica di docente, mi resi conto che operando con quell'oggetto didattico, la finestra, si stava attuando una rivoluzione nell'impostazione architettonica del sapere storico, compresi che dovevo cercare un nome per dare casa a quell'imprevisto. Ero approdata, infatti, ad una “cosa nuova” che non era la solita storiografia, ma un insieme di nodi-echi che prendevano rete in reti di campi di eventi, di piani di passato-futuro, come proiezioni d'immagini colorate di caleidoscopio
 
Più si procedeva nell'apertura degli spazi e nelle zoomate delle finestre che allontanavano o avvicinavano i sistemi degli osservati e più la materia storica si animava, prendeva velocità, molteplicità, con l'ammodernamento, di volta in volta, di forma e di significato. Fu così che per distinguere quella ragnatela, scelsi il nome:
  • era nell'agosto 1992, quando isolando il quanto storico come promotore di vita, in un istante compresi che era nata Biostoria (bios-vita + storia-dinamica), la mia bambina, il nuovo sguardo a logica  ad utero/fetoi.
Dare il nome segna l'atto di nascita, il momento in cui l'embrione si fa cosa a sé. In tale istante si acquista identità storica e si apre, nel contempo, la nicchia-casa che pone quel nome in relazione con il suo indirizzo semantico e con tutto quanto il complesso gnoseologico.

L'attivazione di un nome, segna un confine che si fa contorno di un quid che inizia ad acquisire un verso storico, distinguendosi e districandosi. In tale operazione si applica il doppio principio di esclusione/inclusione, come unico sistema a doppio effetto d'azione:
  • l'esclusione da un tutto fa di quella forma un oggetto definito, collocato in una nicchia di significato e di tempo-spazio;
  • l'inclusione permette di attribuire a quel nome una molteplicità di proprietà-valori funzionali all'organizzazione storica tutta.
Nel capitolo precedente si è sottolineato come il dinamismo del pensiero dialogante sia stato per Socrate una autentica forma di cosa viva, interna alla stessa operatività del cervello da cui prende forma-cornice la parola, pietra viva, “particella topologicaii, in grado di racchiudere in sé un verso storico da proiettare nello spazio della coscienza/mondo. E si fa timone di azioni, in virtù di un valore-verità che attribuisce il peso storico, con la proprietà di indirizzare i si e i no nelle decisioni fattuali.

Accettare l'incarnazione di parola, implica vederla con uno spazio definitoiii che si distingue nell'atto del suo stesso porgersi, conservando la proprietà di guanto che può essere rovesciato e assumere una sfumatura nuova di direzione-senso. 
 
L'essere viva è nella possibilità di ribaltamento che apre con un salto di perimetro l'ampliamento di spazio. In tale effetto si creano le “cordate” dei rispecchiamenti-analogie, delle limature-complementarietà con tutte le operazioni di affinamento che fanno irraggiare le proiezioni di senso.
Tali attività funzionali si strutturano nella stessa attività neuronale, infatti, nel processo di appropriazione e definizione della realtà, un'azione basilare la svolgono i neuroni a specchio, che si pongono come “promotori” di attivazioni visive atte a identificare e a riconoscere immagini precedentemente memorizzate.


I livelli di astrazione e gli approcci di lettura

Indagando sull'azione del vedere, oggi, si possono identificare due differenti livelli di astrazione teoretica:
  1. L'approccio biochimico-fisico, in senso stretto, che indaga i meccanismi funzionali del cervello, oggetto di studio delle neuroscienze, che dà le mappature delle variazioni fenomeniche dei movimenti, ad esempio di calore, nell'attività cerebrale. Importanti sono tali studi per una diagnostica precoce di alcune malattie (Fig. 1), in campo biomedico.
  2. L'approccio epistemologico-pedagogico, in senso ampio, che indaga non tanto i meccanismi neuronali, quanto le abilità elaborative del pensiero, in senso stretto, che si organizza attorno alle argomentazioni-narrazioni degli accadimenti che danno quello strato “sottile” isolato da H. Putnam della produzione cerebrale. Come è possibile mappare le dinamiche cerebrali, così con la geografia della mente si possono costruire le carte dei luoghi storici di pensiero (fig. 2) in campo biostorico.
Tra lo sguardo biomedico e quello biostoricoiv, c'è una diversità di messa a fuoco dell'oggetto di lettura del medesimo topos storico:
  • il primo è attratto dai movimenti interni della macchina cervello che attivano gli stati delle differenti fisiologie e patologie, per rilevare le casistiche di alterazioni delle capacità vitali, con i gradi di malessere/benessere fisico.
  • Il secondo sguardo, invece, è catturato dalle dinamiche esterne di produzione di azioni con relative attribuzioni di valore. Tutti quegli stati legati alle risposte comunicative che generano le crisi, i take-off e gli stalli, intorno alle risposte storiche, in senso stretto.
E sono queste fioriture di situazioni che fanno orientare l'osservatore nelle complesse dinamiche socio-culturali, che fanno da sfondo alla vita. In tal senso l'occhio biostorico è puntato più sugli stati degli apprendimenti individuali e di gruppo che su quello delle casistiche.


Fig. 1

Amsterdam, maggio 2010: Studio presentato da Maddie Groom (Nottingham University) al Forum Europeo di Neuroscienza che evidenzia, la rilevazione di ‘marcatori’ per una tempestiva diagnosi di disturbi come la schizofrenia, la demenza, l'epilessia. “Se possiamo identificare le persone che hanno un elevato rischio di sviluppare la schizofrenia tramite marcatori neurocognitivi del cervello - ha detto Maddie Groom - allora potremmo essere in grado di ridurre il rischio”. Fonte: salute.agi.it
 Fig. 2

Potenza, ottobre 2007: Studio presentato da Antonia Colamonico (Il Filo S.l.r. Palestre della Mente, Acquaviva F. Bari) al 50° Convegno Nazionale Insegnanti di Geografia,“Nella mappa si nota la dinamica del pensiero come un tracciato di più spazi-tempi e più quanti informativi. Considerare la mente come un topos, equivale a vedere le dinamiche di costruzione di azioni-idee-emozioni… Il pensiero, oggi, può essere coltivato, così come lo fu, la terra, nel Neolitico...”. Fonte: Le carte biostoriche e la geografia del pensiero complesso - ( pp 92-97) Atti 50° Convegno Nazionale dell’A.I.I.G. Ed. Pagina, Bari 2008.

Le differenze dei due linguaggi e delle corrispondenti carte, rientrano sempre nell'esercizio del vedere, nell'arte dello svelare, del partorire dal vuoto uno schizzo informativo
 
Ogni nuova conoscenza si pone in relazione con le conoscenze pregresse, con un doppio legame di esclusione/inclusione, come altra cosa, ma nel contempo come sistema soggetto ad essere modificato da ogni rilevazione altra, interna o esterna al suo bacino di dominio. Ogni nuova consapevolezza è un quanto informativo da annodare in quel reticolo a multistrato di significati e di indirizzi disciplinari con i relativi campi d'approfondimento che differenziano i linguaggi specifici e le teorie di tutto l'architettura gnoseologica che si fa riferimento paradigmatico di una particolare epoca storica. Ogni soggetto-individuo, inserito in tale campo profondo come un feto nell'utero materno, ne trae linfa, umore e lievito che filtrati dagli stati mentali, trasformerà in azioni storiche. 
 
La mega-struttura gnoseologica assume a sua volta una forma porosa, a frattale, con nicchie tematico-disciplinari che sono più propriamente la spugna del pensiero collettivo che versa (travasa) la dialogica dell'io-sé nelle dialogiche dei tanti io/sé sociali, quale comunicazione silente che rende visibile il "marchio di qualità" di una data Epoca:
  • come è possibile rendere dialoganti i due emisferi di un singolare cervello, che con un sol colpo di bacchetta magica, come nell'entanglementv quantistico, scoprono la non-separabilità, così le menti-collettive scoprono di abitare un identico humus storico che si fa nicchia di appartenenza con l'implicazione di una serie di correlazioni a distanza.
In tale orizzonte relazionale si può iniziare a parlare di occhio eco-biostorico che si fa sacca-utero, membrana, del nuovo pluriverso sistemico che come nella ipotesi di una matriosca, ha la capacità di contenere e in ciò far armonizzare su una stessa frequenza d'onda gli avvistati e gli organizzati rendendo simultanee le conversazioni emisferiche private e sociali, che saranno avvistate, da una postazione a punto infinito, come tante esplosioni di rose pirotecniche fattuali
 
Interessante è capire come il mondo scientifico stia oggi rileggendo, alla luce delle nuove teorie e dimostrazioni, la capacità di lavorare sugli strati sottili spaziotemporali che aprono tipologie profonde, celate, di costruzioni naturali
 
I fisici quantistici, ad esempio, stanno tracciando una struttura di universo a più versi che si posiziona su due differenti processi generativi, uno soggetto a una causalità formale non-locale che si fa sfondo (nicchia) a tempo immaginario e quello, a tempo reale, osservabile con i radiotelescopi, causalità classica:

... si tratta … di considerare l'ordine implicito dell'intero spazio tempo come variabile nascosta. Questo ordine implicito richiede una nuova nozione di causalità, che Bohm ha indicato come causalità formale, mentre la causalità indagata dalla fisica del livello esplicito è una causalità dinamica. Mentre quest'ultima è descrivibile tramite processi evolutivi nello spazio e nel tempo, la causalità formale riguarda la struttura dello spazio e del tempo. Questa distinzione rende ben conto tra l'approccio super-luminare, essenzialmente dinamico, e quello genuinamente non-locale, legato alla causalità formale. Bisogna distinguere dunque due aspetti en-folded (avviluppati) del mondo fisico legati a livello nascosto, e quelli un-folded, che si presentano come proiezioni del livello fondamentale. Bohm... (per comunicare la sua visione usa la metafora) dell'ologramma... Tentiamo qui una nuova metafora, facendo riferimento ad uno degli oggetti più noti della matematica non-lineare, il frattale di Mandelbrot... Un oggetto frattale è troppo complesso per poter essere disegnato direttamente; è descritto attraverso una formula che viene poi passata al computer in forma di algoritmo... scopriamo che andando avanti con la procedura otteniamo forme sempre più nuove e imprevedibili... se prendiamo un particolare e lo ingrandiamo, ossia applichiamo la procedura a un dominio limitativo, vediamo che questo riflette la struttura globale... in altre parole ogni punto dell'insieme contiene l'informazione globale sull'insieme stesso... e ogni dominio è connesso agli altri da filamenti sull'orlo critico tra continuità e discreto... da una parte riflette l'ordine globale della struttura implicita attraverso l'auto-somiglianza, mentre l'ordine esplicito è espresso dai nuovi particolari emergenti e dal pulviscolo che connette i domini. In più, questa metafora offre anche alcuni suggerimenti matematici significativi, come la non-linearità, la questione della dimensionalità e il rapporto continuo-discreto...”vi


La correlazione tra lo stato degli studi sull'universo esterno e lo stato degli studi eco-biostorici sull'universo interno all'osservatore sono una dimostrazione concreta di come viaggi la conoscenza su quel filo sottile che rende coesa e snodata la visione tra la parte esterna e interna dell'occhio-mente umano. In tale inquadratura si può parlare di geografia mente/spazio e di topologia dell'occhio-mente a visione sdoppiata a dentro/fuori.
 
Le nuove carte che si stanno iniziando a tessere, sono la visione proiettiva di una realtà a multi-verso con gradi sempre più complessi di spazi ordinati, in tanti confini di universi distinti e paralleli che dialogando tra loro su una “interazione zerodanno le sintropie degli ordini multipli.

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Fonte: Biostoria. Sito Ufficiale
https://sites.google.com/site/biostoria/

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Dr. Marcello Mastroleo

Forlì, 2008