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Boston, USA

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linea di fuga verso il mare

mercoledì 2 giugno 2010

2° Concorso di poesia “ O Maggio Poetico ” COMUNE DI OLIVETO CITRA


  • Poesia 1^ classificata: Hane Wong di Paola Bianchi

Hane Wong

Piccola

magra innocenza

celata da strato di belletto

e suoi occhi

hanno imparato

a non vedere

preda

offerta all’ultimo gradino

di collettività non più umana

immondo coacervo

di nuclei corrotti

da lontano volano –

brama appagamento

dell’orribile istinto

Hane Wong

pensa a quando potrà

tornare a giocare

con la bambola

ha dimenticato

la lacrime a casa.



Recensione: Questa lirica, scritta con linguaggio forbito ed efficace, denuncia con chiarezza un mondo sommerso fatto di soprusi, disagi, sofferenza, solitudine, di preda offerta

“… all’ultimo gradino/ di una collettività non più umana/ immondo coacervo di nuclei corrotti … - da lontano volando – brama appagamento/ all’orribile istinto…”

Apre il sipario della vita e lo scenario rivela paura, terrore, spavento per uno dei crimini più abbietto. Scompaiono i colori, tramontano le certezze e tutto sembra sfumare negli occhi di un bambina alla quale viene negata l’infanzia e la gioia di poter giocare con la bambola.

Il messaggio che si legge fra le righe si perde in silenzi oscuri e nella mancata possibilità di poter piangere per chi “… ha dimenticato le lacrime a casa.”




Te la ricordi tu

la festa

del 2 luglio?

Per mano me

ne andavo

con mio padre,

vestito buono e

zucchero filato,

dietro le marce

che lui

fischiettava.

E banda e

gente che

gridava

in quella

piazza piena

di colori.

Cavalli e

cavalieri

come scorta

del sacro che

muoveva in

cartapesta,

in un tripudio,

apice di

festa,

la mano forte

stretta

a quella mia.

Te lo ricordi il

turco

che vendeva

confetti adatti per i

fumatori

e i

madonnari

sparsi

per le vie?

E poi la ressa,

pagana

tradizione,

per

conquistar

trofei

di carta

straccia

come amuleti

contro

malasorte

vera padrona

della

mia terra.

Te la ricordi

mamma?

Preparava le

tipiche

fragranze di paese

a respirar la gioia

dell’estate

e le vacanze tanto

aspettate.

Ricordami, ti

prego,

quei sapori,

non trovo più

la forza

nei colori

sbiaditi

con il

tempo

che ha

perduto,

quei volti,

i sogni e

quella

voglia

di esser

per un

dì quel

ragazzino.



Recensione: Questa lirica è un’invocazione, un canto dove la parola serve a dar voce ai moti del cuore. L'autore vive l'interrogativo esistenziale del ricordo e il rimpianto di aver perso con esso ”… i sapori, la forza dei colori, i volti, i sogni e quella voglia di essere per un dì quel ragazzino.” Vari e variegati gli scenari “ … quella piazza piena di colori, cavalli e cavalieri, il turco, i madonnari e di contro gli idoli che si muovevano come cartapesta, trofei di cartastraccia e amuleti contro la malasorte vera padrona della terra mia … “ che riflettono la ricchezza morale di una vita trascorsa a rincorrere la speranza. “ … ricordami , ti prego … “ di cambiare il mondo colmo di idoli e false icone per ritornare ... a quei sapori “ primordiali.

L’io poetico si identifica con lo spazio e il tempo, il paesaggio diventa vissuto, il descrivere tenerezza quando l’immagine si personifica nel bambino che si tiene stretto alla mano del papà,visione che diventa idillio nel ricordo della mamma, fermo-immagine accattivante ed esplicativo di una realtà impastata di “… sacro e profano …” di personaggi che diventano icone, interazione, presente, passato, la storia; tante immagini che, come acquarello, scorrono fluide sulla tela dei ricordi.




Forse è vero

che l’onda che ci

squassa

è solo un vento leggero

che sfronda

una lama

affilata che

monda

la dura scorza

sul tronco

ammassata

E necessario

è subire la potatura

perdendo per la

strada

residui di memorie

cumuli di odi

amori ed altre storie

perché la fresa che

lima via le scorie

a nucleo d’oro

finissimo

riduce

dono da riportare

all’altre

sponde

li dove tutto è luce

tutto rifonde



Recensione: E’ scorrevole la lettura di questa poesia in cui l’uso di un linguaggio semplice e deciso non lascia trapelare tristezza o malinconia ma il dubbio nella consapevolezza che “ … l’onda che ci squassa è solo un vento leggero che sfronda …” e che la potatura è necessaria per perdere strada facendo “… residui di memoria, cumuli d’odio, amori ed altre storie … “ per ridurre tutto all’essenziale, dono prezioso, da presentare il al cospetto del Signore. Il concetto di morte è percepito non come qualcosa che fa paura, ma come cristiana accettazione della fine dei giorni.

Essenziale è il valore della parola e chiaro il messaggio che si legge fra le righe: parole “ … come lama affilata che monda la dura scorza sul tronco ammassata …” richiesta esplicita di vivere “ ... lì dove tutto è luce e tutto si rifonde. “



Oliveto Citra, 30 maggio 2010

La Commissione



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