"... Chi si ricorda più del fuoco ch'arse impetuoso nelle vene del mondo; in un riposo freddo le forme, opache, sono sparse." E Montale
" ... - Pronto Don Agostino, sono Alessio, sono a Conca Specchiolla, c'è uno spettacolo da brivido...
Agostino, si apprestò ad uscire, mentre col pensiero scorreva ogni parola di quella telefonata, come i grani del rosario del venerdì.
Lo spettacolo che si porse ai suoi occhi, su quella spiaggia di scogli misti a sabbia, era un film senza colore, come quelli di Rossellini, quando nel dopoguerra proiettava il volto nascosto della guerra.
Altra gente era accorsa, tutto il paese si stava mobilitando, decisero di dividersi in piccoli gruppi e di percorrere la costa, lui si mosse verso sinistra, dove la sabbia prendeva il sopravvento sugli scogli, rubando loro la supremazia. Il cielo era grigio come l'acqua torbida, in cui si intravedevano alghe strappare dal fondale. Certo il giorno prima con quel tempaccio e quel vento di scirocco il mare si era fatto grosso e rumoroso, tanto che se ne sentiva l'eco dalla sacrestia.
Ogni passo si fermava, non distogliendo gli occhi dalla riva, guardava a destra, poi a sinistra e ogni tanto un grido rompeva quel silenzio cupo: - Eccone un altro!
Fu così che apparve, semi sommersa dalla sabbia, quella camiciola bianca che si confondeva con la spiaggia; comprese lo stato d'animo di Noè dopo il diluvio, era un corpicino di bambina di qualche mese.
Gli si accostò senza toccarla, era piccola, piccola e tutta sola in quella veste bianca che una mamma aveva cucito con tanto amore. Era fredda, lo si capiva dal colore, le palpebre abbassate tracciavano una linea tenue e il nasino e la piccola bocca aperta all'ultimo respiro.
Se ne era andata dolcemente, senza disturbare le polizie del mondo con la sua clandestinità di bimba senza identità.
Un vuoto scavò il cuore di Agostino, certo la valle di ossa secche che si mostrò al profeta doveva essere come quella spiaggia, piena di corpi trafugati alla vita, anche lui nuovo Ezechiele si chinò a raccogliere tra le braccia quel corpicino e provò a soffiare l'alito della vita, percependo un lieve tremore a mo di saluto, mentre un carabiniere gli si accostava dicendo: - ne abbiamo raccolti circa ottanta, don Agostino.
Solo allora il pianto, iniziò a farsi spazio nella gola di tutto quello strazio, voluto dai cuori di pietra di tanta grassa civiltà..."
Dedico questa pagina del mio ultimo lavoro, ancora in costruzione, ai morti, anche bambini, di questa tragedia umana legata alla migrazione e che ogni giorno sta assumendo caratteri sempre più tragici. La povertà non si può affrontare con le frontiere e i recinti, non si può impedire ai popoli di essere liberi e di ricercare una migliore condizione di vita. Se si vuole combattere l'emigrazione necessita costruire una Società di Giustizia, la sola in grado di sconfiggere la fame!
Antonia Colamonico
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