di Antonia Colamonico
Il termine follia è solitamente usato con un’accezione negativa, è vista come il luogo della pazzia che rende imprevedibili e quindi pericolosi.
La follia è indagata intorno alla coerenza che il paziente riesce a costruire nelle azioni-risposte, ad esempio se dico: ho sete e mangio un panino. Sono incoerente, poiché il mangiare il panino andrà ad amplificare la mia sete.
Nella diagnostica della follia c’è una fase d’osservazione che permette al medico di registrare le tipologie di coerenza alle domande che egli andrà di volta in volta a formulare. Più le risposte si allontaneranno dal canone della logicità è più elevato sarà il grado di pazzia.
La follia fa paura, perché rende imprevedibili, quindi inaffidabile e potenzialmente pericolosi per la quiete sociale e privata. Nel passato si è abusato intorno alla follia, poiché ogni qual volta un individuo metteva in dubbio la legittimità di un ordine, stato di potere, era definito folle; infatti i manicomi erano pieni di soggetti sani, malati solo d’intolleranza alle regole. Il film “Qualcuno volò sul nido del cuculo” affrontò con maestria tale fenomeno storico, negli anni della battaglia per la loro chiusura, tanto che poi furono trasformati in scuole.
Ricordo che nel 1978 a Parabiago (MI) l’Istituto Tecnico Commerciale occupava un’ala del manicomio; mentre in un’altra vi erano ancora dei pazienti che vivevano in semilibertà, tanto che non era insolito incontrarli nei viali della scuola. Con i colleghi avevamo stretto una forma d’amicizia con parecchi di loro, tanto che la mattina venivano alla fermata del treno e si accompagnavano a noi sino all’Istituto, a volte parlando, altre in silenzio ad una certa distanza e altre accettando un caffè. Da ciò si può comprendere che esistono dei gradi di tolleranza della follia. Le società democratiche sono più aperte alla diversità, quelle autoritarie meno.
Il termine follia ha anche un’accezione positiva, di cui poco si parla, è quella dell’autonomia di giudizio dell’individuo che impara a saper dire i si e i no alla vita, in funzione di una regola che nasce dal di dentro della coscienza e che non si uniforma passivamente alle consuetudini. È questa l’area della libertà che fa del soggetto storico un individuo auto-referenziale nella costruzione degli eventi. Si pensi a quale sarebbe stata la dinamica storica se tutti i soldati tedeschi si fossero ribellati ai lager o se tutti i marinai delle caravelle di Colombo si fossero ammutinati e rifiutati di proseguire. Dal punto di vista del mantenimento dello status sociale c’è la tendenza a tenere sotto controllo l’autonomia di giudizio, definita follia ogni qual volta si discosta dai conformismi.
- Che centra la scienza con tutto ciò?
Quando si guarda alla scienza, con un occhio biostorico, si può osservarla in relazione a tre angolazioni di lettura: il passato, area del conosciuto e dello già sperimentato; il futuro, area del non ancora conosciuto e sperimentato; il presente area della concretizzazione delle teorie scientifiche.
La direzione dello sguardo indirizza la ricerca, per cui c’è chi guarda alla scienza come un già codificato che resta immutato nel tempo, in tal caso non si è scienziati nel senso pieno del termine, ma si è semplicemente dei ruminanti della scienza. Si pensi ad un erbivoro, adagiato in un prato a ri-macinare l’erba del suo pasto, per renderla digeribile. Un tale modo d’esercitare la funzione di scienziato è molto rilassante e nel contempo rassicurante, in quanto non si mettono in discussione gli appresi. Sono questi per lo più gli scienziati di mestiere che spesso occupano la scena mondana, in quanto è più facile essere capiti sui discorsi consolidati che su quelli non ancora condivisi.
Poi c’è lo scienziato che studia e ricerca il tempo 0, è chi vive al chiuso in un laboratorio, perché innamorato della dinamica della vita che gli appare sotto gli occhi. Il movimento che egli osserva lo affascina a tal punto da richiedergli sempre più tempo: il tempo è la vera ricchezza dell’umanità, poiché noi siamo consumatori di tempo. Questa seconda tipologia di scienziato si evolve verso una terza lo “scienziato pazzo”. È quello che non si accontenta di ciò che vede e di ciò che sa, vuole andare oltre, vuole strappare il velo dell’invisibile e scoprire nuove relazioni, nuove dinamiche, nuovi modi della vita. È lo scienziato che guarda al futuro, il vero ricercatore, in quanto guarda al di-venire della storia che si presenta come il mondo del fattibile.
In una lettura biostorica si distinguono 3 aree storiche, i campi del fattuale-fatto-fattibile come tre modi di disegnare la realtà. Ogni modo esercita una pressione diversa a livello cognitivo. Chi guarda al futuro ha una visione d’indeterminatezza, di-s-ordine/creativo; chi al passato di determinatezza, ordine/pre-concetto; chi al presente di disordine/con-fusione.
I tre stadi spesso sono interconnessi, poiché esiste un filo emotivo che genera il salto cognitivo, come rimbalzo di direzione dell’occhio, dal prima al dopo e fa procedere a zig-zag nel tempo.
Il terzo stadio è lo spazio delle follia creativa, poiché necessita aprire un nuovo valico cognitivo, che essendo l’area del non-ancora impone la capacità ad inventare un significato-ordine nuovo, con relativa nicchia di senso informativo (la spugna del pensiero).
Nell’istante in cui si spicca il volo verso un non ancora immaginato, entrano in gioco i due piani della follia, negativo/positivo, lo scienziato ha di fronte a sé il vuoto, come l’oltre il tetto dello scibile e si misura col piano dell’infinito-indefinito. Egli può sentirsi il dio-costruttore della sua osservazione, esaltazione del sé, (funzione negativa) o il semplice con-templatore di una dinamica che resta altre il campo del sé (funzione positiva). Il primo è il malfattore, perché si sostituisce a Dio, il secondo il benefattore dell’Umanità. Si pensi alla sperimentazione scientifica dei medici del Terzo Reich con gli esperimenti sui gemelli ebrei o ad un C. N. Barnard che avviò i trapianti del cuore. I primi guardavano al dominio del mondo, il secondo a salvare una vita.
Un passo biblico afferma: siate i folli di Dio. Cosa implica una tale affermazione? Tralasciando l’aspetto teologico che non rientra in tale argomentazione, si provi a sostituire Dio con l’infinito: l’invito è ad essere i folli dell’infinito, cioè gli innamorati del non ancora, del non saputo, del non chiamato, del non sperimentato. L’invito è quindi quello di essere costituzionalmente aperti alla scoperta, alla sperimentazione. Ad essere scienziati nel senso pieno del termine. Ad essere gli amanti di Dio. A fare della Conoscenza lo stato privilegiato dell’esistere.
In tale stato mentale si crea la relazione io-infinito, è un legame fortemente emotivo, in quanto pone la coscienza nell’in-coscienza. Non è un gioco di parole, è semplicemente l’essere del soggetto di fronte a sé stesso e imparare a muoversi autonomamente nella conoscenza. Imparare a trovare le coerenze storiche non in funzione dei sentito dire, ma in relazione ai com-presi, nella dialogica privato/universale che egli stesso saprà edificare. In tale fase lo scienziato che privatamente costruisce il sapere scientifico, impara a selezionare il vero dal falso, il chiaro dall’oscuro, il semplice dal difficile… e così facendo costruisce la coerenza della sua ricerca, come la nicchia storico/in-forma-tiva che si presta poi ad essere con-divisa.
Tenere presente tale stadio informativo-esplorativo fa comprendere il legame coerenza-osservatore, per cui anche nella follia negativa, oggi, si parla di coerenza, come il legame paradigmatico che l’osservatore ha costruito con la realtà. I pazzi che noi leggiamo incoerenti, di fatto hanno elaborato una forma diversa di coerenza. Entrare in tale difformità paradigmatica è il traguardo della ecologia della mente.
Da un punto di vista biostorico non esiste l’incoerenza, in quanto le azioni che si definiscono tali sono coerenti alle giustificazioni storiche dell’altro. Tali giustificazioni possono essere più o meno funzionali alla vita/morte della storia, per cui necessita apprendere a dilazionare il tempo per anticipare le portate storiche e selezionare gli eventi che producano più area vitale.
Naturalmente tutto ciò se si vuole vivere.
Dedico questa pagina agli amici di EGOCREANET, augurando loro che il MEETING - Emergence of Self-organization and Information Phenomena in Science and Art, 20-21 November, 2008 - Palazzo Strozzi – Sala Ferri - Florence (Italy), sia una pietra miliare o meglio una pietra d’inciampo nella nuova architettura della scienza.
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