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Boston, USA

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linea di fuga verso il mare

domenica 9 marzo 2008

Hédi Bouraoui: La funzione storica dello Scriba

di Antonia Colamonico

Nell’organizzazione sociale egizia, un ruolo di primaria importanza era attribuito allo Scriba che svolgeva la funzione storica di essere memoria. La grandezza di una Civiltà è riconoscibile dall’opera dei sui scribi che proiettano nei piani di futuro i traguardi sociali e culturali che essa ha raggiunto.

Essere memoria impone un’onestà intellettuale che non sempre si sposa con le logiche economiche e politiche. Pur nei limiti degli spazi di movimento, dovuti alle tirannie sempre presenti in ogni epoca, lo scriba è il detentore delle chiavi di lettura della realtà. Egli è l’occhio indagatore che ricerca la verità quale area dell’universalmente valido.

Parlare di verità implica assumere mentalmente una posizione di distacco dalle logiche del quotidiano, per osservarle, rallentate, da lontano con un occhio disincantato, inteso questo come una dimensione di lettura che sappia tenere a freno le passioni, le ambizioni, i tornaconti immediati, le clientele, con le relative servitù intellettuali ed economiche.

Molti oggi si definiscono scriba, ma l’esercizio della scrittura volta all’universale, richiede una scuola di umanità che è fatta di: ascolto, privazione, silenzio, esclusione e anche sacche di una certa povertà…

Col romanzo La donna faraona, Hédi Bouraoui fa una bagno nella memoria della civiltà egizia, che egli pone a radice di tutte le società che hanno preso corpo e dunque storia, intorno al Mediterraneo. Lo scrittore, tunisino di nascita, francese d’adozione, canadese per professione, cittadino del mondo per vocazione, riportando alla luce la figura di Hatshesput che divenne la prima donna capo di stato della storia, pone a base del Nuovo Umanesimo la capacità dialogica delle genti che non equivale alla perdita d’identità delle singole culture, ma alla condivisione dei valori universali che, proprio perché tali, sono trasversali.

Hatshesput fu faraone, dopo la morte del marito Thutmosi II, dal 1479 al 1457 a. C. e regnò con grande saggezza facendo del dialogo il punto di forza della sua politica. Il romanzo è un intreccio di passato-presente-futuro, visto in una dimensione eco-biostorica, poiché i personaggi che si incontrano come guidati da una mano invisibile, intorno allo studio sulla danna faraone, intrecciano un dialogo transculturale che li porta a riscoprirsi, nelle diversità, figli di una medesima umanità.

Tra le pagine, scritte con un linguaggio poetico che prende, c’è il decalogo del perfetto scriba:

“… Vedi figlio mio, facendoti scriba, non possederai i beni di questo mondo, né la ricchezza di Cartagine, e non ci sarà nessuno che comanderà al tuo pensiero o che lo governerà… tranne l’ispirazione. In quel campo sarai libero giacché lo scriba è sempre capo di se stesso. Ma tu non sarai mai l’Annibale Barca delle tua città.

… fai attenzione alla tua reputazione. Tutto ciò che ho fatto, è per amor tuo, dei tuoi fratelli e delle tue sorelle. E il denaro viene e va come la pioggia e il bel tempo, il riso e il pianto.

Continuo a sudare giorno e notte. Ti mando lontano, lontano dal mare Mediterraneo perché tu studi le lingue…tutte le lingue dell’arcobaleno. Ho difficoltà a separarmi da te, ma so dove ti mando: nella residenza dei libri perché tu t’inebri di verità. Eppure, presta attenzione alla bellezza, la strada è utile quanto la lettura! Un giorno vedrei che il tuo lavoro di scriba sarà il solo che durerà, come le nostre colonne dopo l’incendio, il cielo e il deserto…

Ma lo scriba deve dapprima ascoltare… ascoltare fino a spegnersi e a scomparire, giacché chi ascolta fino ad annullarsi è colui che ha il potere d’agire. Tu dominerai il saper fare, tu proferirai le parole che rassicurano e che castigano, quelle che consolano rimproverano, tranquillizzano o parlano per enigmi…

E tu saprai comminare con i grandi del tuo secolo. Non quelli che governano la città, le province, le nazioni, ma quelli che perseguono e domano la verità con tutta la loro passione…

Vedi, ti ho messo sulla strada di Dio, e Dio è con te. Tu potrai riempire solo le pagine bianche del tuo destino. Il tuo methoub è scolpito sulla tua fronte e nel cielo. Non è nient’altro che lo specchio degli scritti dell’aldilà. La tua mano e il tuo gomito l’accolgono come l’alba dopo la notte.

Vedi, quando sarai nel tribunale dove tutto si giudica, ti ascolteranno giacché il tuo Verbo è creazione che agisce e discorso che irradia. Piacere di ciò che è logico, esso sconvolge e ristabilisce l’armonia.

Vedi, anche se manchi di cibo, di un appartamento o di un palazzo, tu sarai sempre alloggiato e nutrito sul marmo del tribunale e si rispetteranno le parole che tu saprai trascrivere e proferire… perciò apri bene gli occhi. Fai attenzione al tuo animo, che deve amare tuo padre e tua madre così come deva amare Dio, perché tutti e tre ti abbiamo messo sul cammino della vita…”

  • Perché lo scriba?

Nella Società della Conoscenza, tutti siamo chiamati ad essere scriba della verità. La nuova società potrà nascere solo quando, con una salto di prospettiva, si comprenderà il valore storico, economico, politico, sociale e quindi culturale di un abito mentale disincantato nei confronti delle idolatrie di tutti i tempi. Essere scriba per se stessi e per gli altri, non implica uno stato di povertà o di miseria, ma un disinganno nei confronti del possesso “…cibo …appartamenti…palazzi…” che divide e irradia le forme d’ingiustizia nell’evoluzione della spugna storica.

Le pagine di Bouraoui sono di una bellezza indiscutibile e richiamano il lettore ai valori universali e quindi trasversali che sono un di più e un al di là delle semplici cose. Il ruolo dello scriba, come memoria e, dunque, coscienza storica della società, è quello di riportare all’ordine naturale della vita. E in tal senso tutti siamo chiamati ad essere scriba, solo in tale modo la Società della Conoscenza potrà farsi democrazia.

Bibliografia:


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