Da:
Antonia Colamonico. Lo
sguardo biostorico tra echi di realtà e tempi 0.
Il ruolo storico dell'Osservatore nella costruzione della
realtà multi-proiettiva.
4° Campo - La novità della scoperta: l'importanza del dare un nome. (© 2011 - Il filo, Bari)
4° Campo - La novità della scoperta: l'importanza del dare un nome. (© 2011 - Il filo, Bari)
Per
poter comprendere e descrivere la trama
della realtà D.
Deutschi
individua
l'interazione di quattro
scienze,
la teoria quantistica per uno studio della materia, l'evoluzionismo,
l'epistemologia per una teoria della conoscenza e la teoria
computazionale. Per il fisico israeliano la realtà a cui abbiamo
accesso è, tecnicamente, solo “virtuale”,
una semplice narrazione in grado di tesserne la trama, con
l'intreccio di quattro fili (quantistica, evoluzionismo,
epistemologia, matematica computazionale) che danno il “verso
realistico” al
multiverso
del reale.
Egli
rovesciando
il senso comune,
sostiene che il ragionamento
scientifico
non è la base per l'estrapolazione di realtà, si pensi alla legge
di gravità che isola la forza d'attrazione, ma semplicemente un modo
di
distinguere tra le spiegazioni
buone che
si interfacciano nella narrazione
di realtà.
Così
facendo, egli pone a limite
della realtà la stessa coscienza che
essendo un canale
di accesso, non neutro, trasforma il fatto da dato-reale
in sé in
dato-informativo
trasferibile e
quindi narrabile. In tale narrabilità egli, inconsapevolmente,
sposta
l'asse dell'osservazione scientifica dalla scienza alla storia
e
si attua un salto
gnoseologico
che
pone come attrattore
cognitivo
delle
conoscenze non più la meccanica
ma
lo stesso
processo
vitale,
dunque la
biostoria.
Lo
stesso osservatore,
alla luce di tale interpretazione, diviene il costruttore
del
suo soggettivo verso
di
realtà, che è intrinseco al suo modo di posizionarsi, di ancorarsi
e di relazionarsi nella nicchia storica d'appartenenza. Il viaggio di
conoscenza
si
pone come l'esercizio
vitale
che
dà le chiavi
per
interpretare la relazionale dialogica individuo-sé/campo-habitat, in
tale approccio funzionale alla sopravvivenza si elaborano gli stati
di veritàii
che
danno la direzione storica, da cui si dispiegheranno tutte le creste
degli attuati, i fatti.
Sin
dal primo vagito il bambino è colpito da una molteplicità di
stimoli che lo portano ad allargarsi al mondo, dando il luogo a sé e
all'altro da sé, in tale dare spazio-luce inizia a costruire la
coscienza, come un intendere (tendere la mente dentro l'oggetto), un
comprendere (prendere insieme sé e l'oggetto). Lo stesso S. Freud in
uno scritto del 1921 afferma:
“Dentro
la vita psichica del singolo l’altro è regolarmente presente come
modello, come oggetto, come soccorritore, come nemico, e pertanto, in
questa accezione più ampia ma indiscutibilmente legittima, la
psicologia individuale è al tempo stesso, fin dall’inizio,
psicologia socialeiii”.
Vivere
è un viaggio,
un andare che necessita un sapere
dove e
come
andare,
qui nasce la ricercazione,
il
bisogno di scoprire, in tale necessità funzionale al vivere si
inizia ad indagare l'habitat e si disegnano le carte
di viaggio (le
conoscenze) che hanno lo scopo
di
saper
fare orientare nella
vita.
Recuperare
la dimensione
biostorica della
stessa ricerca è fondamentale per dare
valore sia alla scienza che alla coscienza
e all'etica
della vita
con tutte le espressioni
umane
e sociali. Ogni ambito della conoscenza/coscienza è una finestra
aperta ad un significato che
dischiude quella realtà criptata che tuttavia si lascia intra-vedere
e
intra-esplorare,
ma ogni visto o esplorato è una semplice
narrazione umana che
non avendo un fine chiuso in sé, si presta a nuovi viaggi, a nuovi
percorsi e ai nuovi risvolti di verità. In tale procedere si
scoprono le stesse procedure
di viaggio e
come dice il poeta Antonio Machado "Caminante
no hay camino, camino se hace al andar".
L'apparente
perdita di valore del reale, confrontata con il modello della fisica
classica, non è da leggersi come una riduzione
del significato dell'osservato (lettura
a mente disgiuntiva), ma piuttosto come una moltiplicazione
del senso storico (mente
connettiva)
che fa esplodere la realtà in una molteplicità di mondi e di
dimensioni che sono sfaccettature di un'unica verità che si chiama
Vita.
D.
Deutsch, rifacendosi agli studi di H. Everettiv
sull'interpretazione a molti mondi, parla di
iper-struttura
cosmologica,
a
multiverso;
tale mega-organizzazione
al di là delle possibili ricadute scientifiche in senso stretto, si
presta bene come immagine-metafora
per
la costruzione della topologica
del pensiero multi-proiettivov,
che nasce dall'affinare l'occhio-mente dell'individuo storico.
La nicchia-nome "particella topologica" di spazio a dentro/fuori
Procedendo
con ordine, il cavare
dal vuoto una
qualche parvenza di forma
che si faccia “cosa
nota” apre
lo spazio storico-mentale dell'osservatore ad una novità
che
prende, insieme, sia il nome
e
sia la nicchia-campo
di senso, il
contorno al nome.
Il
prendere veste di realtà
implica
la doppia
collocazione:
- Interna alla coscienza che ne registra l'eco informativo con la sua sagoma;
- Esterna, il fuori dall'identità soggettiva, come area del campo storico, l'oltre sé.
Nell'azione
dell'osservare, esiste un'aspettativa
visiva
che
aiuta a focalizzare
un osservato
in
una prospettiva predefinita, già conosciuta, dettata dalla
persistenza
retinica
e
circoscritta
da una cornice che ne dà la forma. In tal senso rientrano gli studi
sui neuroni
a specchiovi
che
sottolineano la formula
del
riconoscimento
continuo
come
attivazione
neuronale,
nell'atto d'appropriazione di realtà da parte dell'osservatore
storico.
L’apparire
dell'oggetto si struttura come il riflesso
di
questa fissità iconica,
in cui le sequenze della vita quotidiana si muovono come delle
rappresentazioni filmiche. Importante è sottolineare come la vista
sia il più ampio dei sensi.
L'occhio
rastrella continuamente informazioni,
anche se molte restano nell'area del bordo
visivo.
In tale movimento veloce inizia ad isolare porzioni di campo, su cui
fissare
lo sguardo
per
assimilare con avidità le aree che ritiene più accattivanti, per
meglio imprimerle nella memoria. G. Batesonvii
definisce tale facoltà un “mordere”,
rifacendosi all'idea del bambino che apprende il mondo attraverso il
portare alla bocca, sperimentando l'oggetto con le labbra, il palato,
la lingua. In
tali operazioni elementari inizia
la realtà a prendere forma nella coscienza,
quale insieme
disordinato
di “elementi” o unità
informative
a cui è dato, come primo atto, il nome.
Dare
il nome è la prima formula
linguistica di senso compiuto che
il bambino apprende, associando il nome all'oggetto-cosa. Solo in un
secondo tempo inizierà ad operare con i verbi
e
gli aggettivi,
elaborando le prime frasi in forma scorretta e poi sempre più
affinata, ricercata. Tale processo
di oggettivazione accompagnerà
l'individuo per tutta la vita, e un ruolo importante lo svolgerà
l'ambiente familiare, sociale e culturale nel facilitare o meno la
focalizzazione e la verbalizzazione.
L'occhio,
pur non interrompendo la fluidità dello sguardo, fissandosi opera la
scomposizione di forme e dall'insieme viene estratto il dettaglio; si
pensi ad un paesaggio marino e all'occhio che si fissa sul volo di un
gabbiano, inseguendolo. Nell'atto dello scomporre si pone come sfondo
il
paesaggio, mentre acquista primo
piano il
gabbiano che emergendo da tutto l'insieme, si distingue come altro
indipendente,
dal
paesaggio.
Il processo di oggettivazione
In
tale operazione
di scomposizione,
l'occhio crea gli isolati
storici che
racchiude in una forma-cornice
e memorizza, svincolandoli dall'insieme visto, come unità
informative di senso chiuso in una nicchia semantica,
visione
doppia,
che costituisce lo spazio di applicabilità dell'unità per la
costruzione di un pensiero organizzato/organizzante in associazioni
informative successive:
- [Unità (gabbiano) + nicchia (cielo, mare, onda)] o → Il gabbiano vola alto nel cielo e si tuffa nell'onda, o → sull'onda galleggia il gabbiamo, mentre il cielo lo veglia dall'alto, o → ...
Giorno
dopo giorno, osservazione dopo osservazione, tutto viene memorizzato
e contribuisce a rinsaldare la costruzione
soggettiva di realtà,
attraverso il gioco delle proiezioni che confrontano gli schemi di
riferimento, precedentemente strutturati, con le nuove
visualizzazioni, arricchendoli di sempre nuovi particolari, che si
fanno poi nuove sfumature
di significato
intorno
alla cosa vista, sperimentata, assimilata. In tale procedura
operazionalei
da un lato si costruisce la realtà
oggettiva
e
dall'altro le abilità
cognitive
che
permettono le molteplici azioni di tessitura. È nella relazione che
sia l'individuo e sia il campo prendono la veste di realtà in quel
particolare tempo presente.
Viene
così fuori una funzionalità
operazionale
che
annodando assieme le varie forme e i molti campi semantici, permette
alle narrazioni
di
acquisire il verso
di realtà
che
non è incrostato in un periodare rigido e ferreo, ma in una
molteplicità di espressioni dalla forma duttile, plasticaii
che di volta in volta traccia un solco nuovo di verità.
I
solchi sono gli echi del
passaggio di realtà,
come le foglie ingiallite lo sono della fine dell'estate o l'odore
del fieno tagliato del granaio colmo di messe. Riflettendo bene, cosa
si conosce veramente se non lo spazio circoscritto in un tempo 0, ma
in tale visualizzazione presente, si leggono e si legano, come in un
nodo, le tracce storiche di echi informativi di una molteplicità di
altri tracciati vitali e così, di eco in eco, il reale/virtuale
informativo è tramandato di ora in ora, di uomo in uomo, di civiltà
in civiltà, di specie in specie.
Questi
tracciati, codici-nodi informativi, permeano quali echi il campo di
lettura e solo un occhio vigile e attrezzato saprà cogliere,
riconoscere, dare valore, trasformando quella assenza-eco in
presenza-fatto di vita. In tale
gioco di chiaro/scuro, di pieno/vuoto la spugna
storica si intreccia
nella spugna del pensiero come un unico sistema
“reale” interagente che nell'interscambio assume
spessore, profondità, dilatandosi nei piani dell'immaginario che
dischiudono i campi passati e quelli futuri e tutto diviene un
interspazio pluridirezionale.
Il nodo vitale evento-parola
H.
Putnami
pone a
base dell'acquisizione di una parola un “evento introduttivo”
legato ad un particolare osservatore che ne circoscrive il
significato, ancorandolo
ad un'esperienza
ben
localizzata
che faccia da bacino-attrattore
di
significato,
poi esteso con gli scambi comunicativi nella varietà di sfumature.
Si può parlare di
parto-nascita
della
parola che racchiude in sé un'immagine dal senso ben concreto. La
premura di Putnam, nel vincolare l'atto di nascita della parola ad
un'esperienza concreta, è quella di evitare
l'ipotesi di
una costruzione fortemente sbilanciata
verso il solo soggetto,
come semplice successione di soli stati mentali, quasi deliranti in
cui la
realtà si trasformi in una forma di videogame.
- biostoricamente
parlando una distanza, quale scarto spazio-temporale, li divide.
Porre
l'atto di nascita della parola fa ritornare a quella dialogica
socratica
precedentemente
esaminata, in cui la verità non è vista come un a-priori, chiuso in
una perfezione calcificata, ma come una ricercazione
che
prevede un adeguamento
costante
al flusso comunicativo del doppio
nodo emittente-sé/destinatario-sé
che
di volta in volta chiude una direzione e apre il senso nuovo di un
verso storico. Solo in tale organizzazione si può parlare appunto di
parola viva,
particella topologica, che apre gli spazi e si stende
come
seme
al
divenire di una realtà in eterna costruzione.
Dal
punto di vista topologico del significato, il poter leggere le
dualità
d'organizzazione
parola/senso,
impone quel salto
logico che
fa posizionare l'osservatore nella
5a
dimensione
di lettura per
le letture
a coppie di
nome-immagine
e campo-contorno
di quell'isolato posto in luce.
L'organizzazione
reciproca realtà/coscienza a multistrato
scaturisce
dal potenziamento
dell'occhio-visione che,
con un salto
di livello organizzativo,
sappia porre in rete, quel
mondo precedentemente scomposto in tante identità isolate, in una
struttura che dà le rilevazioni
sistemiche (Occhio
a punto infinito).
In
tale apertura visiva gli osservati sono visti come come
l'orchestrazione
di
fragili stati d'equilibrio
delle
due o più diversità
che specularmente si accordano
come
in una orchestra sinfonica. La topologia della pensiero complesso
implica:
- da un lato una struttura a più facce perturbate/perturbanti che ruotando si vincolano come in un abbraccio fraterno, in tale spazio le perturbazioni sono le semplici variazioni informative del costante adeguamento ad ogni passaggio di lettura.
- dall'altro uno sguardo a occhio biostorico che introduce un grado di profondità per leggere le perturbazioni, insieme.
Solo
così si possono effettuare le letture ad un unico flusso
comunicativo, il quale se si fissa, per troppo tempo, genera una
rigidità cognitiva che diviene malessere storico o mentale.
Cambiando
lo sguardo, cambia anche l'attribuzione del valore
e se da un occhio unidirezionale il mutamento è letto con una certa
connotazione negativa, con la nuova carta di lettura è vitalità e
normalità. Solo
nella 5a
dimensione,
infatti, si può rovesciare (effetto guanto) il senso comune con la
relativa attribuzione del peso storico e così facendo quello che era
scisso, si
fa sistema.
Sotto
il profilo pratico gli effetti di una simile procedura
cognitiva sono le accelerazioni nei tempi d'approccio alla
realtà con una lettura più veloce e una memorizzazione più
strutturata che non è sinonimo di complicata, ma se mai di
semplificata con un notevole risparmio di tempo che agevola la
presenza più attiva nella pagina storica, a tempo presente.
La visione a fuoco sdoppiato
Solo
una lettura a
fuoco
sdoppiato,
permette
di visualizzare il dentro/fuori dell'oggetto stesso, come un unicum
eco-inter-connesso;
per
essere più chiari, si prendano due azioni “entrare”
e
“uscire”
ed
un attore-storico, Antonio
e
si costruiscano i
due sguardi,
quello scisso
e
quello complesso
a
occhio eco-biostorico:
- Le
azioni entrare e
uscire letti
con un pensiero lineare, unidirezionale,
si pongono come due sensi in antitesi
che si escludono
vicendevolmente, per cui Antonio
o
esce
dalla stanza o
entra
nella stanza. Questa
giustificazione storica resta imprecisa, se letta con
la 5a dimensione,
che dà profondità alla
visione e permette con l'aggiunta
di un asse la
rotazione speculare. In tale postazione la direzione non è
definita dall'azione che non ha il verso, ma dalla posizione di
lettura dell'osservatore, che vincola il movimento al suo punto di
osservazione. Se egli è posizionato nella stanza, vede l'uscita ad
esempio di Antonio dalla
porta; se è invece nel corridoio, vede l'entrata di Antonio nella
stanza. Antonio
in sé né entra e né esce,
semplicemente
cammina.
La variazione
del significato nasce dal aver vincolato l'azione al punto di
lettura.
L'ampliamento
di lettura che arricchisce il senso
di una increspature
nuova, quale
codice più sfumato,
è
possibile solo potenziando
le coordinate di costruzione della
stessa visione.
Solo in tal allocazione si possono osservare come “fusi”
l'entrare/uscire,
quale topologia a dentro/fuori (azione + occhio lettura + posizione
spaziale + significato). In un sì fatto vincolo
l'osservato-osservatore-osservazione si fanno un tutto
sincronizzato e
in tale essere
sistema si
pongono come bussola
cognitiva che
fa vedere, comprendere e costruire i piani stratificati di realtà.
Importante
comprendere come la stessa realtà sia una costruzione, ma non di un
pensiero delirante, ma di un accoppiamento
strutturale che
si vincola e si modella continuamente:
- Ogni potenziamento dell'occhio-visione richiede un salto di scala nella lettura per cui se si organizza la visione sulle tre coordinate spaziali si hanno le collocazioni nello spazio degli oggetti (come fu compreso dagli umanisti nel 1500 con lo studio sulla prospettiva), se si attua un salto nella quarta dimensione, il tempo, si hanno le visioni cinetiche degli spazi con la possibilità di lettura delle fasi di mutamento storico (come comprese A. Einstein con il suo cronotopo deformatore di spazio); se con un ulteriore salto si entra nella quinta dimensione, circoscritta dallo stesso confine-perimetro di finestra d'osservazione (descritta in Fatto Tempo spazio nel 1993 da A Colamonico), si hanno le letture multiple che visualizzano (dentro-finestra + contorno-finestra + il fuori-finestra) in una modalità di isolati a arcipelago, si possono attuare le letture a trame-nodi ed effettuare le semplificazioni di complessità, riducendo il grado di disordine del campo con le letture a unico insieme i processi di esclusione ed inclusione.
In
tale organizzazione si attua il superamento
del pensiero scisso,
descritto così mirabilmente da Pirandello in Uno
Nessuno Centomila,
il quale con un processo di transfert, più o meno consapevole,
proiettò in letteratura, anche se con una connotazione negativa, gli
studi sulla relatività attuando lo snodo-vincolo
logico tra
campo fisico e
campo psicologico.
La
dimostrazione della capacità di tessitura e annodatura della mente
si presenta proprio lungo le linee
del
limite semantico-disciplinare,
Pirandello e Einstein sono un esempio di come il campo
storico,
con i suoi paradigmi, le sue aree nascoste e profonde, abbia fatto da
collante
tra
le due menti che, anche se in campi diversi, si presentano coesi
nel
loro condividere il particolare vestito di
realtà.
Importante
è indagare le trame trasversali
che
fanno da nicchia storica
allo
sviluppo delle produzioni mentali e fattuali, ad esempio la visione
di uomo
scisso pirandelliano
che perde identità lasciandosi assalire dal flusso
dei
pensieri, è ritrovabile in molta produzione artistica, in cui
l'unità dell'immagine si
decompone, si slabbra e
da forma
nitida
si fa sagoma
vaga
di una parvenza di realtà che resta oltre il piano di lettura
dell'artista, si pensi ad esempio alla corrente surrealista che fa
perdere all'oggetto valore proprio, dandogli le sembianze del delirio
psichico dell'autore:
“Automatismo
psichico puro, attraverso il quale ci si propone di esprimere, con le
parole o la scrittura o in altro modo, il reale funzionamento del
pensiero. Comando del pensiero, in assenza di qualsiasi controllo
esercitato dalla ragione, al di fuori di ogni preoccupazione estetica
e morale”iii
Proprio
l'orizzonte
comune fa
parlare di epoche,
di tendenze,
di mode
e
ogni mutamento implica un
salto oltre il limite in
grado di aprire
il paradigma e
cavare
i
nuovi movimenti
e
le nuove trame
che
conducono verso una nuova
linea di frontiera.
Osservando
il processo storico da occhio a punto infinito che allarga la
finestra di lettura all'uno/tutto di visione
a membrana-utero,
si colgono tante bolle
che
affiorano e si accorpano, creando la bolla
nuova più
ampia che inizia a sua volta ad accorpare tante bolle
più piccole e
poi si fa ancora bolla
unica.
In tale dinamica si creano i pieni
e
i vuoti del
complesso sistema a frattale
dei
pensati in cui:
- Ogni artista, filosofo, scienziato, tecnologo assume una collocazioni privata, singolare nel molteplice.
- Ogni soggetto estrae la sua particolare angolatura di verità, apportando il personale indirizzo di realtà e nascono così le creste storiche che allargano la forma e nel contempo rendono palpitante tutto il sistema vitale.
Alla
base del viaggio
nella realtà della vita c'è
la spinta
auto-propulsiva,
data dalla ricerca
della verità,
quale
molla
storica che
spinge ad assumere la
posizione storica.
La
metafora del viaggio già letta nelle trame
montaliane crea
le “occasioni”
vitali
e ogni occasione è un'apertura di spazio, una piccola bolla
di
vita
che
affiora e dà concretezza. Certo non tutte le rotte
hanno
uguale significato, non tutte le verità
hanno
uguale valore e non tutte le risposte
si
possono
definire propedeutiche alla vita. Ma solo il salto logico nella 5a
dimensione
permette d'entrare in una organizzazione di conoscenza/coscienza
multipla in
grado di dare consapevolezza dell'essere un uno/tutto insieme, non
più scisso e frantumato, ma armonizzato, come il mantice
di una fisarmonica che
si fa polmone
del suono che
una volta liberato
assume
mille e mille melodie,
conservando la consapevolezza di essere un unicum/insieme.
L'ordinarietà
di Vitangelo Moscarda, scissa nella sua incoscienza
scomposta
in tante immagini di sé, come in uno specchio
rotto,
se avesse potuto effettuare il salto di spazio di lettura, certo non
si sarebbe dilaniato nello stato di spaesamento esistenziale che lo
fece approdare all'alienazione dal sé. Ma per poter sviluppare uno
sguardo nuovo, con cui incanalare tutte quelle forme di sé nella
plasticità
del divenire,
avrebbe dovuto misurarsi con la dimensione dell'infinito,
il luogo del “oltre
il visto”, il
campo della meta-storia,
in
cui è possibile attuare il volo
logico con
il cambio di prospettiva che allarga e dà maggiore profondità
all'occhio osservatore.
Il salto gnoseologico e il volo
Purtroppo
per lui, Pirandello non fece tale salto, si fermo all'orlo
dell'abisso,
forse spaventato dal buio,
forse sordo al fremito
del vuoto.
Egli chiuso nel suo pessimismo
assoluto, totale,
non fece posto né al valore della famiglia
o
della casa
come
nel pessimismo verghiano, né tanto meno alla fede
come
in quello manzoniano che affidò a quella “mano” invisibile
l'azione del raddrizzare le storie “storte”.
Pirandello
che aveva sperimentato
la pazzia della moglie, pare sposata per interesse, e che si era
iscritto al partito fascista, non
seppe dare al suo personaggio altra soluzione se non la follia.
In tale stato
di de-composizione dell'unità-identità
di Vitangelo si ritrovano tutti i risvolti di una nicchia culturale
che come per G. Carducci, aveva fatto:
- dell'evoluzionismo una forma d'idolatria materialista al fine di giustificare le politiche d'accaparramento delle energie e delle risorse;
- del nichilismo storico una forma di avanguardia, nei confronti di un sistema politico-culturale bigotto. di facciata e fortemente provinciale, che di fatto non apportò un cambiamento-rotta con il precedente paradigma, ma semplicemente un'accelerazione verso il baratro bellico.
Il
non
provare a riordinare
la coscienza oltre l'area della pazzia, rende
cieca la scena storica,
poiché solo quel salto
oltre il limite permette
il radicarsi in una visione
a unicum.
Volo fatto ad esempio da Dante
Alighieri che,
col suo sistema
a tre cantiche, seppe
sfidare le etiche delle gerarchie politiche ed ecclesiali in
nome della verità
storica,
veicolata sotto la chiave
poetica.
Solo
quel salto che Montale intravide, grazie agli occhi di sua moglie, fa
imprime il privato
talento
come
verso pieno e
non vuoto
di
storia. Pirandello negando spazio al campo del non
visto,
condannò il suo personaggio alla "morte
della coscienza",
negandogli il luogo
a quel imprevisto
che squarcia
all'improvviso
il velo
e
fa
emergere la
cosa
nuova a
dare un filo
di speranza
da
poter annodare
in
un'azione e in una cresta differente di futuro.
Osservando
a distanza i pieni
e
i vuoti
della
coscienza/conoscenza,
si comprende come ogni
scelta apra o al nulla o al tutto e
in ogni singolo momento si ponga con una doppia
possibilità di vita/morte.
È
importante il vincolo
soggetto/habitat per
rendere concrete le astrazioni mentali. Ogni
idea deve immergersi nella vitalità del campo,
come la prova del fuoco e
in tale bagno se ne scopre la vitalità o meno, con la funzionalità.
Solo da tale complementarietà nascono le fioriture
di parole radicate
nelle situazioni; le aperture
frattali degli avvistati che
rendono leggibili le trame
nascoste delle interferenze tra
gli stati dei pensieri e quelli del campo-contorno.
La relazione osservatore/osservazione rendere estesa la parola-nicchia di una novità storica
Ogni
significato storico parte da una scoperta
privata
che fa dare
il nome,
il quale circoscrive l'identità
di
quel compreso da
veicolare
e
da traslare
nei
complessi strati di acquisizioni; tali operazioni
rendono
estesa la parola,
facendole assumere un corpo,
una struttura profonda che si fa nicchia di tale identità.
Assumendo,
ad esempio,
la meta-posizione
per
fare emergere come
la
coscienza stessa di Antonia
abbia isolato l'epistemologia biostoria
si
può tranquillamente sostenere che:
- Ogni scrittore è fuso nella sua creatura e così ogni scienziato con la sua scoperta e ogni artigiano nella sua opera, il poter raccontare è un'emergenza che richiede un terreno-mente (campo di coltura) così particolare che solo da quella privata coscienza può scaturire un tale intricato modo di essere unicum, in tal senso si fa spendibile il talento dell'individuo, nella tale piega della vita. E ogni scrittura è una crespatura, un'inclinazione che chiede alloggiamento. In tale trovare dimora si fa eredità storica per le generazioni future.
Più
si procedeva nell'apertura degli spazi e nelle zoomate delle finestre
che allontanavano o avvicinavano i sistemi degli osservati e più la
materia storica si animava,
prendeva velocità, molteplicità, con l'ammodernamento,
di volta in volta, di forma e di significato.
Fu così che per distinguere quella ragnatela,
scelsi il nome:
- era nell'agosto 1992, quando isolando il quanto storico come promotore di vita, in un istante compresi che era nata Biostoria (bios-vita + storia-dinamica), la mia bambina, il nuovo sguardo a logica ad utero/fetoi.
Dare
il nome segna l'atto di nascita, il momento in cui l'embrione
si fa cosa a sé. In tale istante si acquista identità storica e
si apre, nel contempo, la nicchia-casa che pone quel nome in
relazione con il suo indirizzo semantico e con tutto quanto il
complesso gnoseologico.
L'attivazione
di un nome,
segna
un confine che
si fa contorno
di
un quid che inizia ad acquisire un verso
storico,
distinguendosi e districandosi. In tale operazione si applica il
doppio principio di
esclusione/inclusione,
come unico
sistema a doppio
effetto d'azione:
- l'esclusione da un tutto fa di quella forma un oggetto definito, collocato in una nicchia di significato e di tempo-spazio;
- l'inclusione permette di attribuire a quel nome una molteplicità di proprietà-valori funzionali all'organizzazione storica tutta.
Nel
capitolo precedente si è sottolineato come il dinamismo
del pensiero dialogante
sia
stato per Socrate una autentica forma
di cosa viva,
interna alla stessa operatività
del
cervello da cui prende forma-cornice la parola, pietra viva,
“particella
topologica”ii,
in grado di racchiudere in sé un verso
storico
da proiettare
nello
spazio della coscienza/mondo. E si fa timone
di
azioni, in virtù di un valore-verità che attribuisce il peso
storico,
con la proprietà di indirizzare i si
e
i no
nelle
decisioni fattuali.
Accettare
l'incarnazione
di parola,
implica vederla con uno spazio definitoiii
che si distingue nell'atto del suo stesso porgersi, conservando la
proprietà
di guanto che può
essere
rovesciato
e
assumere
una sfumatura nuova
di
direzione-senso.
L'essere
viva è nella possibilità di ribaltamento
che
apre con un salto di perimetro l'ampliamento di spazio. In tale
effetto si creano le “cordate”
dei
rispecchiamenti-analogie,
delle limature-complementarietà
con
tutte le operazioni di
affinamento che
fanno irraggiare le proiezioni di senso.
Tali
attività funzionali si strutturano nella stessa attività neuronale,
infatti, nel processo di appropriazione e definizione della realtà,
un'azione basilare la svolgono i neuroni a
specchio, che si pongono come “promotori”
di attivazioni visive atte
a identificare e a riconoscere immagini precedentemente memorizzate.
I
livelli di astrazione e gli approcci di lettura
Indagando
sull'azione del vedere,
oggi, si possono
identificare due differenti livelli di astrazione
teoretica:
- L'approccio biochimico-fisico, in senso stretto, che indaga i meccanismi funzionali del cervello, oggetto di studio delle neuroscienze, che dà le mappature delle variazioni fenomeniche dei movimenti, ad esempio di calore, nell'attività cerebrale. Importanti sono tali studi per una diagnostica precoce di alcune malattie (Fig. 1), in campo biomedico.
- L'approccio epistemologico-pedagogico, in senso ampio, che indaga non tanto i meccanismi neuronali, quanto le abilità elaborative del pensiero, in senso stretto, che si organizza attorno alle argomentazioni-narrazioni degli accadimenti che danno quello strato “sottile” isolato da H. Putnam della produzione cerebrale. Come è possibile mappare le dinamiche cerebrali, così con la geografia della mente si possono costruire le carte dei luoghi storici di pensiero (fig. 2) in campo biostorico.
- il primo è attratto dai movimenti interni della macchina cervello che attivano gli stati delle differenti fisiologie e patologie, per rilevare le casistiche di alterazioni delle capacità vitali, con i gradi di malessere/benessere fisico.
- Il secondo sguardo, invece, è catturato dalle dinamiche esterne di produzione di azioni con relative attribuzioni di valore. Tutti quegli stati legati alle risposte comunicative che generano le crisi, i take-off e gli stalli, intorno alle risposte storiche, in senso stretto.
Fig. 1
Amsterdam, maggio 2010: Studio presentato da Maddie Groom (Nottingham University) al Forum Europeo di Neuroscienza che evidenzia, la rilevazione di ‘marcatori’ per una tempestiva diagnosi di disturbi come la schizofrenia, la demenza, l'epilessia. “Se possiamo identificare le persone che hanno un elevato rischio di sviluppare la schizofrenia tramite marcatori neurocognitivi del cervello - ha detto Maddie Groom - allora potremmo essere in grado di ridurre il rischio”. Fonte: salute.agi.it
Fig. 2
Potenza,
ottobre 2007: Studio presentato da
Antonia Colamonico
(Il Filo S.l.r. Palestre della Mente, Acquaviva F. Bari) al 50° Convegno Nazionale Insegnanti
di Geografia,“Nella mappa si nota la
dinamica del pensiero come un tracciato di più spazi-tempi e più
quanti informativi. Considerare la mente
come un topos,
equivale a vedere le dinamiche di costruzione di
azioni-idee-emozioni… Il pensiero, oggi, può essere coltivato,
così come lo fu, la terra, nel Neolitico...”.
Fonte:
Le carte
biostoriche e la geografia del pensiero complesso
- ( pp 92-97) Atti 50° Convegno Nazionale dell’A.I.I.G. Ed.
Pagina, Bari 2008.
Le differenze dei due linguaggi e delle corrispondenti carte, rientrano sempre nell'esercizio del vedere, nell'arte dello svelare, del partorire dal vuoto uno schizzo informativo.
Ogni
nuova conoscenza si pone in relazione con le conoscenze
pregresse, con un doppio legame di
esclusione/inclusione, come altra cosa, ma nel contempo come sistema
soggetto ad essere modificato da ogni rilevazione altra, interna o
esterna al suo bacino di dominio.
Ogni nuova consapevolezza è un quanto informativo da
annodare in quel reticolo a multistrato di
significati e di indirizzi disciplinari con i relativi campi
d'approfondimento che differenziano i linguaggi specifici e le teorie
di tutto l'architettura gnoseologica che
si fa riferimento paradigmatico di una particolare epoca
storica. Ogni soggetto-individuo, inserito in tale campo
profondo come un feto nell'utero materno, ne
trae linfa, umore e lievito che filtrati dagli stati mentali,
trasformerà in azioni storiche.
La
mega-struttura
gnoseologica
assume a sua volta una forma porosa, a frattale, con nicchie
tematico-disciplinari che sono più propriamente la spugna
del pensiero collettivo
che
versa (travasa)
la dialogica dell'io-sé
nelle
dialogiche dei tanti
io/sé sociali,
quale comunicazione
silente che
rende visibile
il
"marchio
di qualità"
di una data Epoca:
- come è possibile rendere dialoganti i due emisferi di un singolare cervello, che con un sol colpo di bacchetta magica, come nell'entanglementv quantistico, scoprono la non-separabilità, così le menti-collettive scoprono di abitare un identico humus storico che si fa nicchia di appartenenza con l'implicazione di una serie di correlazioni a distanza.
In
tale orizzonte relazionale
si può iniziare a
parlare di
occhio eco-biostorico
che
si
fa sacca-utero, membrana,
del nuovo pluriverso
sistemico
che come nella ipotesi di una matriosca,
ha la
capacità di contenere e in ciò far armonizzare
su
una stessa frequenza d'onda
gli
avvistati e gli organizzati rendendo
simultanee le
conversazioni emisferiche private e sociali, che
saranno avvistate, da una postazione a punto infinito, come
tante esplosioni di rose pirotecniche fattuali.
Interessante
è capire come il mondo scientifico stia
oggi rileggendo, alla luce delle nuove teorie e dimostrazioni, la
capacità di lavorare sugli strati
sottili spaziotemporali che
aprono tipologie profonde, celate, di costruzioni naturali.
I
fisici quantistici, ad esempio, stanno tracciando una struttura di
universo a più versi che si posiziona su due differenti processi
generativi,
uno soggetto a una causalità
formale non-locale che
si fa sfondo (nicchia) a
tempo immaginario e
quello, a tempo reale,
osservabile con i radiotelescopi, causalità
classica:
“...
si
tratta … di considerare l'ordine
implicito dell'intero spazio tempo come variabile nascosta.
Questo ordine implicito richiede una nuova nozione di causalità, che
Bohm ha indicato come causalità
formale,
mentre la causalità indagata dalla fisica del livello esplicito è
una causalità
dinamica.
Mentre quest'ultima è descrivibile tramite processi evolutivi nello
spazio
e nel tempo, la causalità formale riguarda la struttura dello
spazio
e del tempo. Questa distinzione rende ben conto tra l'approccio
super-luminare,
essenzialmente dinamico, e quello genuinamente non-locale, legato
alla
causalità
formale. Bisogna distinguere dunque due aspetti en-folded
(avviluppati) del mondo fisico legati a livello nascosto, e quelli
un-folded, che si presentano come proiezioni del livello
fondamentale. Bohm... (per
comunicare la sua visione usa la metafora)
dell'ologramma...
Tentiamo qui una nuova metafora, facendo riferimento ad uno degli
oggetti più noti della matematica non-lineare, il frattale di
Mandelbrot... Un oggetto frattale è troppo complesso per poter
essere disegnato direttamente; è descritto attraverso una formula
che viene poi passata al computer in forma di algoritmo... scopriamo
che andando avanti con la procedura otteniamo forme sempre più nuove
e imprevedibili... se prendiamo un particolare e lo ingrandiamo,
ossia applichiamo la procedura a un dominio limitativo, vediamo che
questo riflette la struttura globale... in altre parole ogni punto
dell'insieme contiene l'informazione globale sull'insieme stesso... e
ogni dominio è connesso agli altri da filamenti sull'orlo critico
tra continuità e discreto... da una parte riflette l'ordine globale
della struttura implicita attraverso l'auto-somiglianza, mentre
l'ordine esplicito è espresso dai nuovi particolari emergenti e dal
pulviscolo che connette i domini. In più, questa metafora offre
anche alcuni suggerimenti matematici significativi, come la
non-linearità, la questione della dimensionalità e il rapporto
continuo-discreto...”vi
Le
nuove carte che si stanno iniziando a tessere,
sono la visione proiettiva
di una realtà
a multi-verso con
gradi sempre più complessi di spazi
ordinati,
in tanti confini di universi distinti e paralleli che dialogando tra
loro su una “interazione zero”
danno le sintropie
degli ordini multipli.