Le carte biostoriche e la geografia del pensiero complesso
... Uno degli elementi di crisi della Conoscenza odierna è la frantumazione che è nata dagli stessi approfondimenti sui saperi; via, via che le conoscenze sono divenute più raffinate e particolareggiate, hanno di fatto, geograficamente parlando, allontanato le acquisizioni di sapere, tanto da determinare la crisi d’identità della stessa scienza e l’incomunicabilità tra gli stessi ricercatori. Un esempio di tale frattura è la scienza medica, con i relativi campi specialistici.
Il sapere più è diventato settoriale e più si è frantumato in rigagnoli di linguaggi specifici, tanto da creare una miriade di esperti su campi, da un lato estremamente circoscritti, dall’altro complessi pur nel loro essere locali, in quanto la complessità si presenta sia nel micro che nel macro cosmo. Sembra esserci una proporzione costante che segue la ricerca: per ogni campo di conoscenza che si svela, se ne crea uno nuovo di ignoranza. Conoscenza/ignoranza, secondo Maturana e Varela si rincorrono, a tondo, per cui non c’è soluzione per l’umanità che più conosce e più si scopre limitata.
Per essere più espliciti, si pensi ad una struttura ad albero che si sdoppia all’infinito, in sottostrutture a rami e questi in rami sempre più piccoli e molteplici. Viaggiando all’interno di una sì fatta topografia, l’osservatore si muove secondo un ordine lineare-sequenziale che lo fa procedere lentamente nello spazio, aprendo passo dopo passo la via; ma in tale aprire la strada, egli percepisce una doppia sensazione di gioia/smarrimento che rende la sua azione di ricerca sicura/insicura, poiché più si incammina nel percorso di conoscenza e più si allontana dalla visione del tutto, cioè l’albero. Muoversi in una simile posizione di lettura, equivale ad essere in un labirinto, in cui l’osservatore se da un lato può elaborare dei percorsi esplorativi a breve raggio di ricco significato; dall’altro, egli non ha la possibilità di venire a capo dello stesso spazio, poiché dove finisce una via, con un vincolo, se ne mostra automaticamente una nuova: in tale stato di precarietà la Scienza perde lo stesso significato storico del perché del suo ricercare e si va ad impantanare in una molteplicità di sotto insiemi di insiemi che rendono fortemente circoscritte le letture.
La crisi in atto, come si può notare, non è dunque sul piano dei risultati scientifici, anzi, a rigor del vero, essi hanno raggiunto un altissimo livello di dimostrazione della realtà; ma su quello meta-scientifico, cioè, ritornando alla metafora dell’albero, manca alla ricerca contemporanea la visione a chioma, come uno sguardo allargato, che sappia da lontano vedere l’insieme dei rami, per disegnare, in un colpo d’occhio, tutte le trame.
La crisi di lettura è, a guardar bene, non in campo topico, bensì utopico. È venuta meno la visione generale che dà alla scienza e allo scienziato il senso storico, inteso questo come il campo universo. Se la crisi di lettura si pone a livello utopico, allora si è di fronte ad uno strappo epocale o ad un salto di paradigma.
In tale humus culturale ha preso corpo Biostoria a partire dalla metà degli anni ‘80. Con tale studio si è cercato di uscire dal vicolo cieco di un sapere organizzato a linee parallele di conoscenze8, per iniziare, con un differente approccio di lettura, a navigare liberamente da un campo disciplinare ad un altro. Ma tale salto organizzativo ha richiesto, a sua volta, un salto cognitivo, poiché una lettura a reticolo, implica una organizzazione del pensiero a costellazioni di nodi-reti concettuali:
- Se bisognava cambiare l’approccio, si dovevano obbligatoriamente rivedere le mappe carte di lettura, le visioni, i significati, i linguaggi, ecc.!
Secondo un processo a catena di ridefinizione, gli appunti e le considerazioni di biostoria hanno assunto la connotazione di una scienza-metodo, in quanto rincorrendo i significati e riscrivendo, in funzione dei nuovi sensi, le carte, si sono ritratteggiati i movimenti dello Spazio-Tempo. In tale operazione di rivisitazione dei concetti sono emersi gli aspetti comuni e transdisciplinari che nel tempo avevano svolto la funzione di nodi di biforcazione del processo di conoscenza. Conoscenza che si mostrava come una rete di intrecci o ricami a più strati polisemici di significati che nel loro aprirsi alle nuove direzioni semantiche, svolgevano il ruolo di collettori disciplinari, cioè i quanti informativi.
Il presupposto è stato che:
- tutto è Storia poiché tutto è Spazio, tutto è Tempo, tutto è Fatto (tS : tT = tT : tF = tF : tS)...