La difficoltà nella dialogica uomo/donna, nasce da un differente modo di ordinare e di interpretare la realtà che, nella sua ricchezza e tessitura di forme, si mostra come CAOS...
Massimo Pregnolato
Per chi ha già compiuto il "salto quantico" l'eterno conflitto tra uomo e donna è superato. Una logica di base comune permette la condivisione di una nuova realtà comune, da cui ne deriva affinità e amore. Per chi non avesse ancora compiuto il "salto quantico" suggerisco di non indugiare oltre :-) un abbraccio Massimo
Antonia Colamonico
Grazie Massimo per la tua chiarezza! *_*
Mariagrazia Di Bello
in una struttura semplice spettinata libera disordinata sta la flessibilità dote vincente nel dialogo, nella capacita di accoglienza nella selezione naturale ... le donne sono in numero maggiore degli uomini per questo
Valeria Spinelli
Il CAOS.....Dovrei definire prima quella che sono per dire poi quello che ho intorno...Stasera sono naufraga, Antonia. Né uomo né donna. Semplicemente naufraga.
Francesco Izzo
Nessuno dei due. Entrambi credono reale ciò che non esiste: ciò che è stato, ciò che sarà, la potenzialità dell'essere. La realtà sta sempre un passo dietro o un passo avanti a ciò che siamo, sempre più nostra, sempre più estranea a noi.
Claudio Cannella
ho il sospetto che più di una persona qui intorno soffra della neccesit133 tipica delle culture posthegeliane di un nemico o di un diverso a cui contrapporsi
Claudio Cannella
cio138 tenda più alla dialettica che alla dialogica
Pileria Vaccaro
Io ho compiuto il "salto quantico" e finalmente mi ritrovo nella struttura semplice...meno complicata.....e vi assicuro che c'è ne voluto tanto!!!!!
Angela Graziano
Credo che tutti, uomo o donna, dovremmo alternativamente passare da una struttura semplice ad una complessa, senza preavviso. l'incontro fortuito genera l'amore...
Marizia Mandara
Con il grande passo di qualità che ha fatto la donna ... in linea di massima... i due generi si sono uniformati… condividendo entrambi una nuova visione di realtà .
Maria Albano
Antonia....ho la presunzione di sentirmi un frammento dell'uno e come tale non riesco a identificare me e nessun altro in delle categorie rigide.....mi piace pensare di poter essere tutto .....mi piace poter contraddire qualsiasi teoria .....credo sia il bello dell'essere umano....
ho rispetto per tutti gli studiosi che passano una vita a cercare di catalogare......ma quando si tratta dell'uomo amo pensare che ci sia sempre una variabile che rende ciò impossibile....
Antonella Loffredo
Sarebbe carino non ordinare o interpretare nessuna delle strutture...e diaoLOGICAmente farne una propria in base a quello che MENTalmente prova. Forse una questione di Costituzione Biologica...codizionata da un UNICA legge Universale.
Grazie Antonia !
Antonia Colamonico
Carissimi tutti i contributi hanno in sé una pillola di verità! non esiste un punto di vista definitivo, né dentro, né fuori di noi, siamo tanti "frammenti" "quantici" che tendono ad un equilibrio che se è raggiunto si fa semplicità se no, complessità! Il sentirsi semplici o complessi è in funzione del grado di chiarezza con cui si vive quel attimo di realtà che come fa notare Francesco nella sua essenza ci sfugge!!!
Siamo dei funamboli in eterno bilico tra la vita e la morte, tra il disordine e l'ordine... lo stesso vale per il rapporto di coppia.
Importante è la di-a-logica stessa che si pone come un dialogo tra due parti, di pari dignità... a differenza della dialettica, in cui c'è un rapporto di sopraffazione.
Ringraziandovi per aver partecipato... a domani. Buona notte! :-)))
Angela Graziano
grazie di tutto. buonanotte
Tony Kospan
Maschi e femmine... differenze ma non diversità...
Ma è dal caos...che nasce tutto...
Nell'ordine nasce la noia...
Ciaooooooooo
Antonia Colamonico
Si sentiva la mancanza del POETA!!!
Rita Benigno
@ Antonia, arrivo soltanto ora ma ti ringrazio per aver posto un problema che personalmente, però, trovo oltremodo complesso.
Mi sembra di capire che tu riporti, in qualche modo, la difficoltà della dialogica uomo/donna ad una differenza identitaria di “genere”.
Ripensando ad Hegel, mi viene da dire che l’identità è sempre “l’identità dell’identità e della differenza”: l’identità, cioè, include sempre in sé l’alterità. Ma proprio il modo in cui identità ed alterità vengono interpretati nell’unicità dell’ego è ciò che poi definisce una cultura sociale.
In questo senso, il genere è una costruzione sociale, in quanto individui che nascono di sesso maschile o femminile entrano, attraverso questo processo, nelle categorie di uomini e donne. Riconosciuto ciò, hai allora certamente ragione quando affermi che le difficoltà di rapporti nascono da un’incapacità di valorizzazione dell’identità dialogica della persona attraverso la differenza di genere.
Proprio la “filosofia dialogica” potrebbe allora soccorrerci, fornendoci gli strumenti per “ri-cominciare” la conoscenza dell’altro. Cogliere l’altro come “epifania” e come mistero sarebbe ciò che potrebbe spingerci a conoscerlo e a non imprigionarlo in definizioni stereotipate e chiuse. Un lieto fine?...
La realtà è che di “lieti fini”, nella storia degli uomini e delle donne, non ce ne sono poi tantissimi.
Il punto è che nei rapporti fra i generi è sempre presente l’elemento sessuale: più o meno manifesto o latente oppure represso, ma sempre presente. E’ inutile disconoscere che, ancora oggi, anche la società occidentale è marcata da un’ atavica conversione culturale e storico-sociale della differenza in asimmetria, cioè dal riconoscin1ento dell' alterità femminile esclusivamente attraverso un esercizio di riduzione all’unità maschile. Le relazioni sessuali fungono quindi da regolatori sociali, sia sul piano dei comportamenti visibili che su quello della rappresentazione collettiva.
Se questo è vero (come penso sia), l’urgenza è allora quella di una riflessione in grado di portare alla rivisitazione radicale della fondazione dominante (maschile) della sessualità. Fino a quando non sapremo fare questo, la scena dei rapporti sarà sempre quella del conflitto: in molti casi mascherato; in tanti altri (troppi) violento, come la cronaca purtroppo ci insegna.
Antonia Colamonico
Rita, grazie per il tuo approfondimento.
Si, il problema è nella difficoltà a sentire in modo di-a-logico la relazione io/tu... che implica il riconoscimento di uguale valore-dignità. E' nella diversità-complementarietà che si costruisce la coppia: e i due saranno una cosa sola!
Se l'altro non ha un valore paritario, automaticamente scattano i rapporti di potere che investono anche la sfera sessuale... l'altro come l'oggetto di sottomissione... per affermare il personale dominio; questo è un livello + basso di organizzazione del pensiero!
Necessita quindi quel "salto quantico" di cui parla Massimo, nel suo intervento.
Rita Benigno
@ Antonia, grazie a te per il problema posto. Vorrei soltanto sottolineare e ribadire che i rapporti di poteri scattano originariamente ed in primo luogo proprio a partire dalla sfera sessuale (e non "anche"). Come ho già scritto sopra, questi rapporti di potere originari fungono proprio da regolatori sociali.
Antonia Colamonico
Non credo che si possa fare una gerarchia, Rita, sono un tutto interdipendente che poi si manifesti + sotto la sfera sessuale, ok!
La conclusione è che c'è molta strada ancora da fare per costruire una vera democrazia!
Rita Benigno
Non è una questione di gerarchia, Antonia. Ma il discorso è troppo lungo ... :-)
Comunque la strada da fare è ancora davvero tanto, hai ragione.
Antonia Colamonico
Si, ^_^
Cristina Dondi
oggi in tempi di ciarpame la donna ha sentito il bisogno di dimostrare che conta solo se si omologa o si sottomette alla visione che di lei hanno i maschi perdendo ciò che era considerato il suo principale vantaggio competitivo: l'intelligenza emozionale. La difficoltà di questo modo di procedere sarà sempre più problematica, ..
Antonia Colamonico
Cara Cristina, siamo in un'epoca in cui si è sostenuta la sola dimensione corporea della vita, se l'aspetto spirituale è una bufala, il sesso è la dimensione + importante, come espressione della privata e collettiva umanità!
I giovani e non solo si sono di conseguenza adeguati all'inganno della seduzione del corpo, che dietro di sé ha un giro di miliardi, gestito dalle mafie!
Oggi vive male chi crede nella doppia dimensione e pensa che l'uomo non si dissolva in un segmento di tempo entropico!
Accettare una dimensione spirituale impone l'iniziare a parlare di coscienza, di libero arbitrio, di assunzione di responsabilità nei confronti della vita e della storia, di saper ammettere l'errore e di avere voglia di cambiare!
Implica il salto di paradigma dal mondo dell'apparire a quello dell'essere: dall'io ho, all'io sono!!!...
Ma personalmente ho fiducia, lo schifo è troppo, per cui da tale perdita di senso nascerà il senso-direzione nuovo!
... la verità è sul lungo periodo che si misura!!! ^_^
Mario Esposito
Eccomi qua Antonia :-)
Non finisce mai di stupirmi come le domande di fondo del genere umano - "fatalmente" - restino quasi sempre inevase e si prestino a continue re-interpretazioni, negazioni, riscoperte.
Il rapporto Uomo-Donna è uno di questi "eterni" sottoposto a continua verifica in base allo sviluppo delle discipline sia umanistiche che scientifiche e, soprattutto, al "vissuto sociale quotidiano".
Questo processo in qualche modo "hegeliano" (dialettico) deve poter trasformarsi come dici tu in una dialogica dove possa ricomporsi in maniera "naturale" quella separazione che al livello biologico e socio-culturale indubbiamente esiste.
Concordo moltissimo con quello che ha detto Rita riguardo al sesso....
Non dimentichiamoci mai che l'evoluzione è un processo che procede per mutazioni ed adattamento continuo all'ambiente ed ai suoi stimoli - grazie alla selezione naturale - e che per arrivare allo stadio attuale il percorso è stato lungo ed articolato.
Nella nostra psiche c'è ancora il rettile ed il mammifero, poi si è "aggiunta" la neo corteccia sede/apportatrice delle funzioni cognitive superiori.
Le nostre emozioni ed i comportamenti associati sono molto spesso non vagliati dalla coscienza e quindi riproducono in qualche modo il nostro "essere animali" con gli istinti ed impulsi primari necessari alla sopravvivenza, che però sono sublimati, repressi e trasformati dalla mutata realtà socio-culturale e tecnologica.
In sintesi, la ragione razionalizza i nostri istinti e quindi ciò implica ancora un bassissimo livello di coscienza e di consapevolezza sia dell'Uomo che della Donna. Una strada da percorrere, senza fine direi, è quella di Conoscersi, poi di Com-prendersi e ancora conoscersi, comprendersi ...per cambiarsi e migliorarsi assieme.
Il bello è proprio che siamo diversi, ma occorre trasformare la Cultura entro cui questa differenza può diventare vera ricchezza e non invece "assurda" incomprensione reciproca.
Alla fine il "mistero" resterà sempre, ma saremo più consapevoli e avremo cominciato, come dici tu e altri che hanno commentato, a fare dei "salti quantici relazionali e cognitivi".
Antonia Colamonico
Grazie, Mario, bella la tua analisi... il processo evolutivo è sia mutamento che permanenza, insieme; per cui in noi c'è l'animale/l'umano /il divino... ma anche il minerale... il vegetale... solo una cultura della Conoscenza può permetterci di dialogare con le + parti di noi!
Da una buona dialogica con noi, poi nasce una buona dialogica con gli altri, siano affetti o semplici conoscenze o come dico io tutto il sistema vitale.
Credo molto nella forza creatrice della parola che scava/edifica le nicchie/creste mentali... per cui alla fine a base di tutta la relazione uomo/donna c'è il parlarsi, evitando i mutismi e le ripicche.
Spesso si scorda che i silenzi allontanano l'altro che essendo un diverso non può comprendere fino in fondo quello che si agita dentro di noi, per cui basta semplicemente raccontarsi gli stati d'animo, per chiarirsi... Essere sentinelle nella notte!
Rita Benigno
Lodi, lodi, lodi a Mario Esposito, soprattutto all'uomo. Sono ammirata ;-)
Antonia Colamonico
Il bello della dialogica è proprio in questo mettersi in discussione e aprirsi all'ascolto... credo che la rete potrà essere un ottimo veicolo di ampliamento degli orizzonti cognitive ed emotivi... necessita attivare tante "bolle di conversazione" per generare riflessione e condivisione...
Ringrazio tutti e se permettete vorrei recuperare il tutto per salvarlo sul mio blog: occhio biostorico, per evitare che vada cancellato.
Grazie a tutti voi cari amici! *_*
Clary Dionisio
Antoniaaa!!!! Tu sei innovativa e creativa.. le tue provocazioni le adoro.. sono grrr con me e questo periodo pienissimo di impegni, ma sei nella mia priorità di studio, perché è così!!!!!!!!!!!
Mario Esposito
@ Antonia
"Spesso si scorda che i silenzi allontanano l'altro che essendo un diverso non può comprendere fino in fondo quello che si agita dentro di noi, per cui basta semplicemente raccontarsi gli stati d'animo, per chiarirsi... Essere sentinelle nella notte!"
CONDIVIDO!!!!!
@ Rita
Lode alle Donne e alla Donna! ;-)
Antonia Colamonico
Si, l'idea della sentinella nella notte è stupenda... è biblica!
Ivonne Citarella
Ciao Antonia scusa il ritardo e grazie per il tag e della nota che ha generato commenti molto interessanti. Secondo me il Caos è quello che meglio rappresenta quella difficoltà dialogica tra uomo e donna, non riuscirei appresentarmi in nessun'altra struttura. Il Caos, per quanto tale, è secondo me lo specchio di quello che noi siamo, in quanto in esso ritroviamo la differenza biologica e sociale di genere, non solo , ma anche la complementarietà di genere che è fondamentale e che ancora muove il Mondo spingendolo al dialogo e alla dimensione relazionale seppure con "eterne"difficoltà. Il Caos prevarrà sempre lì dove ci sarà tra i generi la volontà di "dissentire in sintonia".Il Caos è, secondo me, ricchezza sempre e comunque !!!Un abbraccio!!
Daniela Biganzoli
Condivido la visione di Tony.
Il mondo è caos,l'arte nasce dal caos col desiderio di riordinare la realtà. Francis Bacon ci insegna proprio questo:"Mi sento a casa nel caos, perchè il disordine suscita delle immagini, ad ogni buon conto mi piace, potrebbe essere lo specchio di quello che avviene nella mia mente".
Un abbraccio Daniela
Tony Kospan
Concordo con Daniela... La vita è Caos.... Caos che cerchiamo di ordinare... ma bisogna esser consapevoli che non vi riusciremo mai.
Ma è proprio durante questo moto/tentativo continuo di sistemare il caos che si svolge la nostra vita.
D'altronde per la mitologia classica
"All’inizio vi era il Caos.
Poi Urano creò l’universo. Si unì con la madre Gea, la Terra, ed ebbe molti figli che uccise. Si salvò Cronos, il Tempo. Cronos si accoppiò con la sorella Rea, ma come suo padre, uccise i figli. Rea riuscì però a salvare Zeus… Questo mito antichissimo segna già l’angoscia umana sulle ragioni della vita e della morte."...
Ciao...
Antonia Colamonico
Biostoricamente: Il Caos è la vita... l'ordine la conoscenza!
Erroneamente crediamo che l'ordine sia vita!
Se si legge la dinamica vitale come una dialogica comunicativa io/tu, in ogni azione/risposta si invertono i ruoli di destinatario/emittente per cui si è, per sempre, obbligati a misurarsi con il disordine che l'altro fa dentro di noi e con ... il bisogno di ordine che è la capacità a comprendere, per poter rispondere... nella risposta io genero il caos nell'altro che è obbligato a darsi ordine-pace per la nuova risposta... questo è in biostoria: il gioco vitale.. la favola bella!!! :-))))
In questo prenderci e lasciarci, la vita, come in una danza d'amore, si apre alla SINTROPIA DEL CAOS o + semplicemente all'ORDINE DELLE DIVERSITA'!!! ****___****