Egli
da principio creò l'uomo
e lo lasciò in balìa del suo proprio
volere. Sir. 15,14.
Così
la mente mia, tutta sospesa,
mirava fissa, immobile e attenta,
e
sempre di mirar faceasi accesa. Paradiso,
XXXIII. 97-99
La
Bios
racchiude, come un anello
prezioso in uno scrigno,
l'Osservatore
storico sommergendolo in una dimensione
di vuoto-cognitivo
che si fa il tessuto
connettivo
del suo permanere
nella storia:
- Come
sospeso
in un mare di alghe vibranti, egli capta
i segnali informativi
dei ritmi-afflati
dei movimenti quanticii
che prendono spazio-campo
nelle dinamiche dei fatti
a più livelli
soggiacenti di universi;
alla guisa di un feto
cullato
nella sacca
del liquido amniotico, che impara a riconoscere la voce della mamma,
percependone il respiro e scomponendone la parola-presenza.ii
Ogni
vibrazione-movimento è un fatto-quanto
storico che piano, piano incomincia a farsi strada, annodandosi come
nodo-evento
nella vita, perturbando lo spazio in cui affiora che resterà
segnato, per sempre, da quel passaggio:
- ogni minima variazione lascia un segno-eco
che si fa testimonianza di un cambiamento che ha inciso, come un
graffiare, ferire, lo spazio matriceiii
della vita, che così segnato può
aprirsi all'individuo nuovo, con il suo spazio nuovo.
L'occhio
umano ricostruisce nella sua coscienza i movimenti che riesce a
captare, dapprima sotto forma di rumore-schizo e poi suono-forma di
significato, e li racchiude,
così
come
egli è avvolto,
in una immagine-parola che dà la connotazione
similare, dello spazio isolato allo spazio dentro-sé (la coscienza):
In
tale ap-prendere
il
fuori mondo, l'osservatore com-prende
(prende dentro) quello spazio altro che in specularità,
amplifica la sua complessità immaginativa, ideativa, emozionaleiv.
Ogni
osservatore legge il mondo in stretta correlazione con la complessità del suo pensiero, in quanto insieme si vincolano e
si implementano, si fortificano, se così non fosse, l'organizzazione
degli spazi-mondi non troverebbero alcuna possibilità di significato
nella mente dell'uomo.
Come
si intrecciano le dimensioni del campo-habitat, così si complicano
gli spazi del pensiero, tanto da poter leggere una corrispondenza di
livelli di complessità:
- In
tale rispecchiamento il campo-mondo si fa contenitore
del campo-io e questo si fa il lettore-testimone
del campo-oltre, quale dicitore-mentore della vita che, dà ad
entrambi, il suo ritmo-respiro, come quello “sciabordare
delle lavandare al fiume del poeta”v.
In
chiave eco-biostorica
c'è uno scarto
spazio-temporalevi
tra
il sistema
cerebrale
come complesso sistema bio-fisico
in grado di captare
i segnali e di commutarli
in scariche elettriche e il sistema
immaginativo
come la forma
velata
della mente.
L'organizzazione del pensiero è uno dei molteplici
processi
di naturalizzazione,
così come
lo è quello di una gemma di fior
di pesco
che sboccia su di un ramo spoglio, grazie a quella ninfa
vitale
che lo partorisce al cambio di stagione:
- In tale prendere gemma,
in un momento attrezzato all'accoglienza (i fattori climatici, le
brezze dei venti e tutte quelle dinamiche di campo-habitat che
riportano le condizioni primaverili) il fiore (campo-individuo) si
allaccia
al suo campo-nicchia contenitore (ramo) e i due si fanno un
nodo-fattuale, all'occhio attento dell'osservatore, che da tale
“stato”
comprende che è ormai primavera.
Se
si entra in una dimensione
topologica
a dentro/fuori di
strutture che coabitano,
a pluri-spazio dimensionale,
ogni salto
di forma
apre
un universo completamente nuovo,
da quello precedente, di cui conserva solo qualche eco,
(la struttura del fiore ha poco e nulla, di quella del ramo) che si
può fare elemento di disturbo-rumore, reminiscenza, di un eco di
vita che non è più:
- Si
pensi, ad esempio, alla dislessia
che genera nella scrittura e, quindi nella costruzione dell'ordine
sequenziale delle lettere, un'alterazione di posizione, quale salto
di lettera (acqua → aqcua, bambino → abimbno) che rende
slabbrata
la stesura.
Il
pensiero
(nuovo
individuo)
ha poco a che fare con l'organizzazione dei neuroni e il dinamismo
del cervello (campo-nicchia che l'ha generato); il sistema di
nodi-sinapsi-trasmettitori incide marginalmente con il suo più o
meno coerente
flusso di scariche a rendere significativa
la qualità
dei pensati. Questi sono legati alle attività di produzione, di
scelta delle parole e di costruzione dei periodivii,
immersi nel tessuto spugnoso storico-emozionale dello stesso
uomo-pensante che si fa entroterra connettivo delle sue “crisalidi”,
essendo le produzioni ideative più
il frutto di maieutiche
(maieutiké, sottinteso téchne) ed euristiche
(εὑρίσκω, scopro o trovo), propedeutiche ai
fatti-discorsi, che
al semplice
dinamismo neurologico. In tale senso la biostoria della conoscenza
(Biohistory
of Knowledge),
esplicata in queste carte,
si pone su un livello differente nei confronti della biologia
del cervello
(campo delle neuroscienze) e delle tecniche
biologiche
applicate alla storiografia
(campo delle indagini sui resti archeologici per misurare le
mutazioni genetiche e tracciare le evoluzione dei DNA:
- Lo studio storiografico con strumenti biologici, ad esempio, ha lo sguardo rivolto
al passato
e muove l'indagine su quelli che sono i resti
organici
per mappare i mutamenti genetici in relazione ai cambi climatici,
alle differenti economie e alle introduzioni delle tecnologie. Certo
si muove con uno sguardo aperto alle società, ma non esce dai
limiti della storiografia tradizionale.
Con la scienza
& metodo biostoria
(Biohistory
of Knowledge),
invece, si è ridimensionato lo studio del solo passato, ponendo
l'attenzione sul cambiamento epocale, seguito alla nascita della
Società delle Informazioni, come più volte spiegato, per
monitorare
l'effetto di
ricaduta
sulla organizzazione del pensiero dell'uso degli elaboratori
elettronici.
In tal senso l'indagine ha assunto una fisionomia di scienza dello sguardo a occhio-mente complesso.
La mia Biostoria
più che una teoria dell'evoluzionismo della specie, di stampo
ottocentesco, è un metodo-strumento
di lettura,
una maieutica-bussola
cognitiva,
così come apostrofataviii,
poiché permette lo studio
delle correlazioni
tra
le
posizioni di lettura dell'osservatore
(opportunamente
monitorate ed organizzate in finestre di apprendimento) e
le geografie
degli scenari immaginativi,
per scoprire le possibili
amplificazioni degli echi informativi
nell'organizzazione del pensiero/mondo,
a topologia frattale.
La
conoscenza, in tale spazio epistemologico, scaturisce dalla
rilevazione di
un ordito di realtà
che per essere conosciuto, necessita
una molteplicità di azioni-funzioni
mentali, proiezioni,
angolazioni,
gradazioni
di lettura, ...
che rendono il gioco
del vedere-comprendere
un complesso
caleidoscopico
fatto di videate-osservative. Queste, tracciando il contorno-limite
sia semantico sia spazio-temporale, della medesima osservazione
generano una geometria
dello sguardo pluri-dimensionale,
in coerenza con le intuizioni di Bruno
de Finetti
quando scriveva:
- “La
... geometria si serve dell'intuizione spaziale, ma più che altro
come di un potere magico per dare corpo e rappresentazione a
concetti, situazioni, problemi di carattere generalmente non per se
stesso geometrico, ma statistico, economico ecc.; insomma, per così
dire, la dottrina dello schema mentale adatto per afferrare
intuitivamente tutti i problemi pratici ... la matematica non è un
meccanismo a sé da sostituire al ragionamento, ma è la ragionevole
base e prosecuzione dell'ordinario ragionamento...”ix
(di conseguenza) “La
mancanza della diretta intuizione visiva nell'andare oltre le tre
dimensioni non è da tale punto di vista un ostacolo meno esteriore
e contingente di quanto la mancanza di dita nell'estendere la
definizione di numero altre il dieci...”x.
Lo
scarto tra il cervello-macchina
e il pensiero-visione
passa per quella possibilità multi-proiettiva che apre al gioco
soggettivo di probabilità che fa elaborare gli spazi-mondi
pluridimensionali che si fanno carte cognitive di una realtà
anch'essa a multi-faccia e a multi-sfere, in cui è richiesta l'azione
di risposta dell'osservatore-vivente.
Le
finestre con il loro limite-contorno
creano dei
sistemi chiusi di lettura che
saranno
valicati
ogni qual volta se ne sfonda il
tetto-limitexi,
ovvero si genera un nuovo orizzonte immaginativo, quindi sono
proprio le aperture dei campi-finestre
a
moltiplicare le maglie-nodi dei fattuali-fatti-fattibili che:
- aprendo
gli scenari della mente,
ad ogni passaggio temporale, producono le gemmazioni
delle idee che si radicano (mettono
radici)
nel tessuto connettivo silente (spugna)
del pensiero, che si fa ninfa-memoria
di un verso
di probabilità
xiidi
futuro, schiudendo a quei paesaggi informativi che anticipano
gli indirizzi possibili delle dinamiche dei fatti.
In
tale dare un indirizzo-verso, il
passato e il futuro prendono collocazione spaziale
nella mente,
che così aumentata
si fa cassa
di risonanza moltiplicativa
di tutti quegli accadimenti
registrati
dall'occhio.
Dando
ordine alla realtà, si dà
ordine-coerenza
alla
stessa mente osservante che così potenziata,
può affermare di aver cum-preso e cercare di prevedere sempre più
ampie probabilità di eventixiii.
La
vita nel
suo manifestarsi
non
è,
né
ordinata, né disordinata:
Del resto come si potrebbe dire disordinato un cielo
stellato,
o una pioggia
o un canyon.
È in tale stato dell'essere
che si porge al divenire,
umilmente,
di gemmazione, in gemmazione, prendendo
storia, acquistando spazio negli spazi,
dei tempi 0, che
implementeranno le
fioriture dei fatti
che a loro volta attualizzandosi, perderanno forza, scaricando gli
echi dei mille e mille passaggi.
Saranno proprio gli echi ad offrirsi
all'occhio osservatore-uomo.
All'uomo
non è data la visualizzazione della grana fine della
vita, né quella del
fatto-evento 1,
che dà il la
alla dinamica; a lui sono date solo le organizzazioni di livelli
superiori, tanto che il gioco di potenziamento
di sguardo,
nei due sensi (+ o -) decrescente/crescente,
è stato possibile solo con l'uso di strumenti aggiuntivi di lettura,
basati su lenti a più gradi, che egli stesso ha realizzato con le
sempre nuove tecnologie, funzionali all'apertura dei nuovi orizzonti
osservativi:
- tuttavia
volendo provare a immaginare la dinamica in una rappresentazione di
movimenti quantici, si può andare con la mente ai cieli
di Van Gogh.
Osservando
i suoi quadri si ha la sensazione che, in ogni tela, si schiuda un sistema vibrante a punti-stelle, più o meno
coordinate, che fa assumere al tutto
la sembianza, fisica, di un campo
di forze
con dei giochi di attrazione e di repulsione, con addensamenti e
fughe, vortici e stalli. Tutto nel tempo 0, di uno sguardo.
La
sensazione che se ne riceve è di un movimento che rende la
superficie-immagine (spazio a cui accede l'occhio uomo) vibrante. Ma
volendo fare un esercizio ulteriore di lettura potenziata, in una
visualizzazione a spazio tridimensionale, in grado di dare
a quel cielo
notturno
a forma piana, il volume,
allora l'immagine assumerà profondità, svelando le cavità tra una
stella e l'altra che non si collocheranno più sul medesimo piano.
Con l'aggiunta della 3a
dimensione, la profondità, la stessa scena assumerà, nella mente,
una nuova topologia che permetterà di discernere rughe, increspature
e porosità nelle quali le stelle s'annideranno.
Se
poi l'osservatore, sempre immaginando, cominciasse ad entrare
in tale quadro
tridimensionale, allora noterebbe
di essere esso stesso nel paesaggio che ha assunto una conformazione
a nicchie, di poterlo ispezionare, nicchia per nicchia,
soffermandosi a studiare le coerenze
e le
correlazioni,
le similitudini
e le difformità.
Il
nuovo oggetto
visivo assumerebbe la forma a spugna con vuoti e creste, in cui ogni
apertura di spazio è il frutto di una biforcazione che ha creato un
sistema di trame in cui ogni nodo è un punto di rottura dello spazio
e ogni trama un ramo-braccio di rete evolutivaxiv:
- Chi
ha fatto esperienza di una proiezione di film tridimensionale
comprende bene questo cambiamento di visione, come pure chi ha
viaggiato in aereo e si è trovato avvolto in un sistema nuvoloso.xv.
Trasferendo
l'esperimento alla forma del pensiero che si esprime con lampi-quanti
informativi, anche questo in una visione di profondità assumerà
una forma a spugna e ogni nicchia è una piega che ha preso spazio da un
fatto storico che ha generato un mutamento con l' apertura dello
spazio cognitivo, includendo nuove nicchie in nicchie.
In ogni spazio, interno a sé, l'osservatore potrà rilevare tanti
margini di coerenze
con altrettanti ordini
informativi
da cui far emergere un grado
nuovo di significatoxvi.
In
questo gioco di visualizzazioni emerge
che l'ordine non è tanto nella
vita,
ma nel
modo più esperto di percepire,
una progressione di finitezza
e raffinatezza
nel mettere a fuoco la lente osservativa, interna, mentale:
- La
ricaduta sarà l'essere più attenti
a curvare
i giochi di proiezioni, virandone le traiettorie con il salto
di scala
da figura a due dimensioni, a spazio a tre dimensioni, a quattro o a
cinquexvii
(le dimensioni isolate in biostoria, mappando alcune geografie
mentalixviii,
ma che non preclude ad altre possibilità ulteriori di potenziamento).
A
conclusione di quanto, sin qui, esposto si evince che la
trasformazione delle mappe degli osservati, passa
per la corrispondente trasformazione delle mappe cognitive della
mente,
rendendo dipendenti le visioni dalle tipologie di costruzioni che il
cervello è in grado di saper fare al pensiero, infatti dagli ordini
dei punti si è passati a quello delle volumi, da una posizione a
occhio esterno ad una a occhio interno... per cui l'attribuzione
del significato storico-semantico rientra nella stessa azione di
lettura (neghentropia),
essendo questa la presa
di posizione storica che l'osservatore assume nei confronti degli
osservati,
che non hanno un significato in sé, ma lo acquistano nella carta di
osservazione, frutto della relazione osservato/lettore-mentore.
Tutta
l'azione dell'uomo nella compagine storica si può indirizzare in una
semplice forma evolutiva che si chiama, vivere.
Ma attuarla, momento
per momento, implica una conoscenza e una capacità di
discernimento che fa saper dire i si e i no
alle possibilità evolutive, che fanno accelerare una tendenza o
rallentarla, come dare il consenso o negarlo, esercitando la privata
libertà che la medesima vita, matrice-grembo di quel
soggetto, dona al suo “virgulto” a cui non chiede altro che
il semplice imparare ad essere un vivente.
Si
comprende come letta in una tale chiave logica a campo allargato di
uno/tutto, a rete Universoxix
ogni singola scelta, ogni singolo si/no, è un nodo
fattuale che rende viva tutta quanta la “matriosca” del divenire:
- Se
vivere è saper scegliere, allora è importante indagare
i piani delle scelte
e le logiche
che si celano dietro quelle scelte, con gli scenari
dei futuri possibili. Scoprire quell'arcano
di silenzio
che si cela in ogni coscienza. Solo in tale vuoto del mostrasi di
azione, nasce il lato (+ o -) benevolo che fa di ogni
azione una scelta prima di tutto etica
e solo dopo
arricchita
da riferimenti economici, sociali, estetici, pragmatici...
Esiste
un momento
intimissimo,
nella scelta, in cui si è nudi
di fronte alla nudità della vita
e
in quell'essere
allo specchio del sé/mondo
è data alla coscienza soggettiva di acquisire l'emozione
della scelta
che apre al pieno/vuoto di spugna.
Nella
scelta le possibilità si annullano e si fanno certezza di un dato
di fatto
che assume spazio nel tempo del divenire, per cui il piano delle
scelte è come un gioco di aperture e chiusura di porte che danno le
curvature
alla spugna della mente/storia, aprendo agli stati della coscienza e della storia,
con le (+ o -) possibilità di umanità.
Ogni
uomo, scegliendo, introduce un grado (+ o -) positivo nella spugna
storica con un'implementazione (+ o -) consapevole di vuoto/pieno, in
quanto egli, posto di fronte alla scelta, si fa arbitro-signore
di una situazione
e dà
l'impronta di sé
a tale inclinazione-curvatura della coscienza-storia, nel darla
incide-ferisce
la vita. Ogni ferita è un si/no di scelta che dà spessore/vuoto alla
vita stessa.
Il
vuoto e il pieno si implementano insieme, essendo la scelta unica di
fronte alle molteplici possibilità delle scelte scartate o evase,
per cui con la scelta prende storia l'indirizzo di tale scelta,
annullandosi tute le altre alternative, scarti storici:
- Se
Garibaldi
non fosse approdato a Marsala, certamente i piemontesi non avrebbero
potuto prelevare dal Banco di Napoli l'oro depositato, come
risarcimento di guerra e se quell'oro fosse rimasto nel Regno di
Napoli, forse non si sarebbe creata la migrazione contadina verso le
Americhe...
In una carta di creazione, creantesi, la vita si auto-rigenera
continuamente, ma per poterlo fare, come campo-utero ha bisogno di
ogni suo individuo che sappia imprimere la sua angolazione di
crescita e così facendo svolgere la sua funzione di co-auttore di
libertà partecipata/partecipante.
Si comprende allora il versetto riportato in alto dal Siracide:
- Egli da principio
creò l'uomo e lo lasciò in balìaxx
del suo proprio volere. Sir. 15,14.
Solo in un'indagine diversificata, aperta alle dialogiche del divenire, la
mente sboccia come un ramo di mandorlo, schiudendo le sue
corolle alla bellezza dell'afflato vitale;
esprimendo, così
facendo il suo profumo al mondo. E solo questo
di tutto quel groviglio di pensati e di immaginati il mondo
percepirà, solo il profumo-parvenza, impronta del passaggio che si è
impressa a testimonianza della sua presenza-univocità nella
compagine dei fatti:
- Ogni
mente ha la sua apertura e ogni apertura esprime una possibilità di
bellezza e ricchezza di forma.
Allora
non tutte le spugne mentali hanno la medesima ampiezza e corposità
immaginativa ed operazionale, nascono così le differenze di umanità
che, se lette con un'etica lineare, creano le difformità
con le gerarchie di valore della logica di Caino (da primi della
classe); se con un'etica frattale di un occhio-mente
eco-biostorico (posizionato a punto infinito - occhio di dio), la bellezza della complessità che si fa sintropia del Caos
o ordine delle
diversità, che è l'ordine
di tutto l'insieme, come può esserlo:
- un cielo
stellato, una foresta vergine, un campo
di grano in un giorno di giugno che si lascia cullare dal
vento o una nidiata di cuccioli appena partoriti
all'occhio della loro madre che veglia.
Sul
piano delle etiche (il
plurale è conseguenziale alla difformità di visione), prima
ancora che su quello delle economie, si giocano le scelte fattuali
che aprono alle dittature o alle democrazie,
agli accaparramenti e alle generosità, in virtù del modo
stesso con cui l'osservatore disegna la sua rappresentazione del
reale:
Se
egli sviluppa, ad esempio, una carta di creazione conclusa e
definitivamente espressa, ordine costituito chiuso all'eccezione, o
una creazione in perenne divenire, ordine in costruzione, aperto
alla novità della linea nuova d'evoluzione.
L'osservatore
nel silenzio
della coscienza
decide se aprire
ai si o ai no
delle molteplici possibilità di risposta. Non sempre l'operazione è
semplice, a volte c'è una zona d'ombra che si fa incertezza
decisionale, e, quando si creano le aree
di buio,
zone grige del non sapere come rispondere, solo allora, egli è
chiamato
a confrontarsi con la vita nel suo insieme tutto
e a saper compiere un salto
di lettura,
aprendo uno spaccato altro di trame di possibilità:
- Egli
affinando ulteriormente
il suo sguardo, sino a spingerlo a quella linea-siepe
che
“dell’ultimo
orizzonte il guardo esclude” apre lo spiraglio dell'invisibile per fa passare un guizzo di nuova possibilità.
In tale area-frontiera del limite
assoluto
l'io sperimenta il naufragio
e in tale dissolversi nel tutto della vita, apprende e comprendere
l'essere
un uno nel tutto di Dio.
In tale salto dimensionale acquisisce quell'abbaglio
informativo
che si fa tracciato storico di una nuova umanità in cammino.
Tra
il credere o il non credere non c'è un taglio netto, ogni
scoperta, dalla più elementare alla più elaborata, richiede un atto di fede
e ogni atto-fede è un flettere
il ginocchio alla grandezza della vita
(unica e sola realtà a cui si deve tale atto) che si fa matrice
della storia, lato silente
e nudo
dell'essere che diviene in uno stato
di eterno presente.
L'Essere
presente implica l'essere co-cosciente alle dinamiche di tutto
quell'insieme che diviene, e allora si può comprendere il
dolore nella mente di un Vincent Willem van
Gogh,
definito pazzo da “uomini grigi” che in quei quadri non videro la
bellezza degli aliti
vitali,
ma il pericolo
di uno sconvolgimento di ordini prestabili
e fissati come in una fotografia una volta per sempre. Solo così si
possono spiegare i perché della carneficine fatte, in nome
dell'autorità costituita o della divinità, assunta a schiava di una fazione:
- il
metter in discussione gli stati di potere è una forma di anarchia,
per le logiche comuni,
dai sensi comuni, che rendono stantia la conoscenza, radicandola in
uno sguardo al solo passato che blocca la vita, non tenendo conto
della impossibilità del feto, fattosi uomo, di poter rientrare nel
grembo materno; ogni individuo (dalla nuvola, al fiore; dal sorriso,
all'idea, dall'occhio, alla lacrima), una volta sbocciato, si fa altra cosa con un suo
tempo-nicchia, una sua storia altra che ne circoscrive la
cittadinanza.
Ogni
idea è un'apertura di spazio che fa gemmare l'immagine-parola nuova,
non importa l'impatto che essa avrà nella sua compagine epocale, ma
non potrà più tornare nel vuoto di conoscenza. Se contrastata, sarà
verità
dormiente
che saprà aspetterà, come un seme,
il nuovo osservatore che la riprenderà e la intesserà in una nuova
compagine più accogliente, donandole quella dignità negatagli dalle menti ingrigite
nelle ovvietà
dei
significati scontati. Si spiegano così le andate e i ritorni delle
tirannie e delle democrazie, delle crisi e delle esplosioni di
libertà che aprono alle molteplicità delle forme.
A
conclusione si può comprendere come la vita, vista da una
prospettiva di finestra ad apertura massima, richieda un
apprendistato
per prendere forza da un afflato-respiro che faccia
sentire co-presenti nei nodi-fatti delle dialogiche, a tempo o:
Ogni
risposta-evento prende
radice
in una nicchia storica che si fa campo
di incubazione
delle risposte,
per cui per una società tendenzialmente malavitosa, necessita una
logica a sottobosco malavitoso e viceversa per una società
rispettosa, necessita un campo-habitat attento all'altro. C'è,
essenzialmente un
fattore cognitivo nella scelta di onestà-falsità
che implica non solo le enunciazioni di parole e di diritti, ma
anche le mappature-visioni delle possibili proiezioni-traiettorie di
scelte che rendano chiare le
evoluzioni dei fatti.
Solo
quando le visioni si fanno chiare e il futuro si rende res nota, le
scelte possono
farsi ponti di
vita.
Ogni
scelta apre il frattale-spugna
dell'etica,
per cui si mostrano le possibilità di ampiezze di futuro, intorno
alle tre
coordinate:
- scelta
per sé, per gli
altri o per tutti
quanti insieme.
Ad
ogni scelta si lega un filo di utile e quell'utile è
un nodo di bene individuale, sociale e universale, le
differenze nascono dall'apertura della lente-finestra
cognitiva che può essere a breve, a medio o a tutto raggio, ogni
apertura dà una differente inclinazione al ragionamento sui:
- tempi
immediati (area degli egoismi),
- tempi
medi (area delle scelte di cerchia-casta),
- tempi
lunghi
(spazio delle scelte universali...”xxi
Ogni
uomo vivendo la sua storia, che è solo sua, decide momento per
momento in quale apertura temporale spendere la sua scelta che una
volta fattasi evento, resterà a testimonianza del suo passaggio
nella vita e del suo compreso.
_________________
Note:
iOggi
i fisici cominciano a parlare di una forma di suono del vuoto-pieno
quantistico, come un ritmo impercettibile che rende vitale
il campo virtuale sospeso alle possibilità di prendere una
forma-casa storica, nel mondo dei reali. Essendo la materia oscura
la quantità più abbondante dell'Universo, allora l'idea di essere
avvolti in un ritmo celato rafforza l'immagine di un dio-mamma
che si fa culla-grembo della vita. Un
dio che non ha volto e non ha nome, essendo la parte
celata del manifestarsi della realtà. In tale essere uno
spazio contenitore, a
tessuto connettivo-poroso, esso rende coesa la
vita con le multi-forme e i muti-spazi che coabitano
in ogni tempo 0 del presente. In tale essere t. 0, si fa l'altro
volto della della stessa umanità-mondo che apprende ad
essere un uno-tutto nella coscienza stessa della Vita. In tale
essere insieme si edifica la Rete storica a nodi-fatti
(A. Colamonico, Fatto tempo spazio. OPPI. 1993.) che
rendono manifesta la dinamica del divenire. Ogni uomo può
diventare l'osservatore, attrezzato da quello stesso
codice-traccia informativo che lo costituisce, il cultore-mentore
della vita.
iiQuello
che manca alle società maschiliste che aprono gli scenari di guerre
e razzie etniche è l'esperienza dell'essere “utero”
della vita. Aprirsi all'occhio al femminile della società
è un salto di Civiltà, poiché si intesse nelle trame
fattuali il lato accogliente e moltiplicativo della vita medesima.
Tale limite gnoseologico è in parte perpetuato dalle stesse chiese
e religioni che leggono il sacerdozio come prerogativa di
classe-ruolo sociale e non come una “dimensione cognitiva” di
attenzione alla sacralità del divenire, che emergendo da un
“vuoto di lettura” imprime i corsi nuovi alla vita stessa.
Leggendo in tale chiave: tutti sono chiamati ad essere
sacerdoti-custodi del divenire, come le mamme che nel grembo
apprendono il palpitare della nuova creatura.
iiiE.
Marconi. Spazio e Linguaggio. ed. PPL. Milano, 1990.
iv In
Biostoria (A. Colamonico, 1998.) la parola si colloca
come particella topologica che costruisce gli spazi
non solo dei significati, ma delle medesime capacità logiche,
immaginative e osservative del pensiero umano, permettendogli
l'azione d'esplorazione del mondo, per cui “... Il
segno-eco-parola è l'anello di congiunzione tra passato-futuro, in
quanto permette il generarsi di quel lampo di luce che diviene il
nodo-sinapsi di collisione-fusione tra l'esterno e l'interno, tra il
piano osservato e quello osservatore, tra il prima e il dopo, tra
l'apparire e l'essere... La parola assume in tale prospettiva un
ruolo biostorico determinante, sia sotto il profilo socio-culturale
e sia sotto il profilo etico-politico. Le società povere di
parole-verbi si presentano povere di risposte-azioni di futuro. Le
società che avranno sviluppato dei codici meno articolati e
complessi saranno le più soggette ad una morte culturale che potrà,
alla lunga, a tradursi in una morte anche biologica...” (p. 66
- A. Colamonico, Biostoria., op. cit. 1998.). Si può
comprendere come sia funzionale alla vita di un Paese, investire
nella formazione culturale delle nuove generazioni.
viDa
A. Colamonico. Ordini complessi. Carte biostoriche di
approccio ad una conoscenza dinamica a 5 dimensioni. ©
Il filo, 2002.
vii Aver
scoperto la dislessia come una forma di diversità
delle funzioni cerebrali, ha aperto una nuova interpretazione
dell'errore di scrittura, che non è un fatto di negligenza (poca
applicazione del soggetto-alunno), ma un fatto di “strabismo”
cognitivo che ha in sé un fascino, rendendo i soggetti più
predisposti ai salti logici che aprono gli scenari
nuovi di conoscenza; tanto da essere definito un fattore di qualità,
del genio. Uno tra tanti A. Einstein. Si coglie come possa cambiare
la valutazione e quindi la rappresentazione mentale del
significato, se si è al MIT di Boston dire che si è
dislessici è un pregio; ma dirlo alla maestra di vecchio stampo è
un difetto-malattia. Sulla tolleranza della diversità si tasta il
polso della democrazia di una società. Nelle società
antiche addirittura tali bambini erano derisi e messi in castigo (ce
n'era tutto un catalogo) perché “pecore nere” del buon nome
delle docenti. In nome del “buon nome” o meglio della
rispettabilità del nome, quante guerre e quante
barbarie sono state fatte, tutto perché non si era sviluppato quel
lato materno della storia che accoglie tutti e tutto,
senza costruire gerarchie di valore.
viiiA.
Colamonico. Edgar Morin and Biohistory: the
story of a paternity. Op. Cit. In
World Futures. 2005
ixB.
de Finetti. Matematica
logico intuitiva,
p. 256. Cremonese. 1959.
xB.
de Finetti, Matematica
logico intuitiva,
p. 261. op. cit. 1959.
xiA.
Colamonico. Biostoria, op. cit. 1998.
xiiIl
Matematico italiano Brune de Finitti ha introdotto l'aspetto
soggettivistico nel calcolo delle probabilità, per un
approfondimento: B. de Finetti. Problemi determinati e
indeterminati nel calcolo delle probabilità, in Rendiconti
dell'Accademia Italiana dei Lincei novembre, 1930 - Fondamenti
logici del ragionamento probabilistico, in Bollettino
dell'Unione Matematica Italiana, anno IX, dicembre, 1930.
xiiiA.
Colamonico Alla
palestra della mente:
Costellazioni
di significati per una
topologia del
Pensiero Complesso, op.
cit., 2006.
xivA.
Colamonico. Edgar Morin and Biohistory: the
story of a paternity. Op. Cit. In
World Futures. 2005
xvA.
Colamonico. Tatto Tempo Spazio, op. cit.
(introduzione). 1998.
xviiA.
Colamonico. Ordini Complessi, op. cit. 2002.
xviiiA.
Colamonico Alla
palestra della mente:
Costellazioni
di significati per una
topologia del
Pensiero Complesso, op.
cit., 2006.
xixA.
Colamonico, Fatto tempo spazio. op. cit. OPPI, 1993.
xxNel
testo biblico si precisa che” In principio”, cioè subito Dio
creò l'uomo, principe di se stesso. In tale signoria di sé, sin
dal primo impianto-presa di realtà l'uomo è libero di costruire la
particolare angolatura del suo divenire. Interessante come alla
parola “balìa” nel tempo, si sia data una connotazione
negativa, oggi il termine viene inteso con una forma di
scelleratezza, come un essere banderuola che gira in balia, appunto,
del primo soffio di vento, senza alcuna forma di controllo. Il
termine (francese antico) era usato nel tardo medioevo, per indicare
alcune forme di libertà-autorità di cui godevano alcuni Comuni,
nei confronti del Signore del territorio. L'evoluzione delle
Signorie in Monarchie, deteriorò i rapporti tra il potere
centrale, sempre più autoritario, e le autonomie locali,
per cui alla signoria-libertà del singolo, si diede una sfumatura
di negatività, di scelleratezza, ancora presente, come una pretesa
insana, destabilizzante dell'ordine costituito. Non è difficile
comprendere come nel corso della storia via, via che si creano gli
assolutismi con le connivenze di potere, si generi una crescente
forma di intolleranza e nel contempo di sudditanza, per cui le
libertà dei singoli sono immolate sugli altari delle patrie, in
nome di un controllo voluto da Dio-padrone”. Si pensi ai
tribunali di inquisizione e alle epurazioni etniche, in nome
dell'ordine. L'ambiguità delle parole è intrinseca alla
stessa costruzione del significato, effetto
guanto (A. Colamonico, biostoria, 1998) che assume
forma mutevole in relazione ai contesti storico-politici. La
mutevolezza rientra nella stessa plasticità del significato
che in sé non possiede un valore negativo o positivo, ma è
la costruzione del periodo-contesto che dà la connotazione di
senso. Essere consapevoli di questo, porta a sviluppare una capacità
riflessiva sulla stessa topologia della parola per epurarla dalle
incrostazione che ne inquinano il senso originario. Nel caso di
balìa, non
si dimentichi il termine balia,
che indica una donna-nutrice addetta ad allattare.
Ritorna così il significato celato di “mammana” che si è
ritrovato nella maieutica Socratica. Nella parola “balìa” si
rivela una venatura di dolcezza, nascosta nel testo biblico; Dio,
da subito creò l'uomo libero, principe di sé, per cui ne
consegue che, in nome di tale verità, nessun potere può
ridurlo a schiavitù. La libertà è intrinseca allo
stesso processo vitale che si fa madre della vita.
Interessante è “liberare” le società, le economie, le
religioni, i credi... dai sensi
comuni che risentono delle
manipolazioni epocali, per riportarli al primitivo
afflato che ha preso casa nella
coscienza del primo uomo, in tale caso il profeta, che isolandone il
significato originario, ne ha colto l'abbaglio di verità:
“Per
comprendere una si fatta organizzazione necessita ritornare a
quell'azione
del partorire dal vuoto un pieno.
Socrate ha introdotto accanto alla facoltà
del ragionare,
un elemento femminile,
l'ostetrica,
come l'abilità a saper
come fare
più spazio nel pensiero, per dare un luogo, un nome, un'identità
ad una novità che all'improvviso appare: All'atto
di nascita concorre
una consapevolezza, valore
aggiunto,
il saper
far nascere, come l'abilità
di regia, di coordinamento e orchestrazione
che
si fa maestra-levatrice
(mammana)
del veder bene e dell'elaborare bene. In
tale metafora viene velato
lo
scopo
profondo
dell'atto
conoscitivo che dà alla virtù un indirizzo
di amorevolezza,
affidato alla figura femminile di una
meta-mamma
che
sa come trattare il neonato nell'atto in cui prende vita. Platone
giustificò la metafora dell'ostetrica riportandola all'attività
della madre di Socrate, ma approfondendo meglio in tale sfumatura
di significato
si
cela il lato
gentile dell'etica.
La ricerca della verità non deve essere un'imposizione, calata
dall'alto della mente calcolante,
facile ad irrigidisce in un senso
chiuso
di
parola, ma un'inclinazione
gentile
di
mente/cuore,
che riesca a creare
accordo tra le parti, senza ferire.
Chi meglio di un
“animo
femminile”
può
compiere questa delicata
azione di accoglienza e allargamento dell'orizzonte di significato!
Spetta alla parte gentile del cervello,
quella predisposta alla visione svolgere l'azione di concertazione
tra i piani delle conoscenze, delle teorie, delle economie, delle
politiche per rendere più umane quelle verità che con il processo
dialogico vitale, sono emerse da quel buio cognitivo. ...”. (Da
A. Colamonico. Lo sguardo biostorico tra
echi di realtà e tempi 0, ©
2011
https://sites.google.com/site/biostoria/home/campi/3---il-buio/3-p-2
).
xxi
A. Colamonico. Lo sguardo biostorico tra
echi di realtà e tempi 0 -
L'accoglienza
della novità. Il processo creativo e il dispiegamento degli
spazi-tempi frattali.
3°
Campo - I
vestiti storici e le differenze di funzione negli orizzonti di
letture. ©
2012 - Il filo, Bari.